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Grand Budapest Hotel: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Leggiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “Grand Budapest Hotel” diretto e scritto da Wes Anderson

di carla
pubblicato 15 Aprile 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 02:43

E’ uscito il 10 aprile scorso il nuovo film di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel, con un cast a dir poco stellare: Saoirse Ronan, Tilda Swinton, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Bill Murray, Edward Norton, Jude Law, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Harvey Keitel, Jason Schwartzman, Tom Wilkinson. Non ho ancora visto il film ma la nostra recensione è entusiastica (avete visto i voti?!); e quindi oggi leggo (con piacere e curiosità) i commenti dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 92%. Wow. Voi avete visto il film? Vi è piaciuto?

Rene Rodriguez – Miami Herald: il piacere arriccia le dita dei piedi. Voto: 3.5 / 4

Tom Long – Detroit News: è praticamente una vecchia screwball comedy vistosamente vestita. Voto: B-

Joe Williams – St. Louis Post-Dispatch: Dopo questo dolce buffet, i cinefili vorranno chiamare la reception per prolungare il loro soggiorno. Voto: 4/4

Liam Lacey – Globe and Mail: Fin dall’inizio, è chiaro che Anderson sta lavorando con una nuova raffinatezza sia nel vocabolario sia nella struttura. Voto: 3.5 / 4

Steven Rea – Philadelphia Inquirer: “Grand Budapest Hotel” è il film più comico di Anderson. E’ praticamente un Marx Brothers. E Fiennes, chi lo pensava così spiritoso? Voto: 4/4

Bruce Ingram – Chicago Sun-Times: È un Anderson ma è anche un divertimento sfrenato. Ed è qualcosa da vedere. Voto: 4/4

Chris Vognar – Dallas Morning News: Fiennes è in sincronia con l’universo inconfondibile del regista. Voto: A-

Peter Howell – Toronto Star: L’intero film è come una gigantesca torta riccamente decorata, creata dai più esigenti artigiani del cinema. E com’è gustosa! Voto: 4/4

Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: Non sono sicuro di quale sia la definizione di un capolavoro, ma “The Grand Budapest Hotel” ci va molto vicino. Voto: 4/4

James Berardinelli – ReelViews: una coinvolgente e non convenzionale commedia con sfumature che fanno riferimento a numerosi film classici, sviluppando uno stile e un approccio narrativo tutto suo. Voto: 3/4

Randy Myers – San Jose Mercury News: un Wes Anderson in tutto e per tutto. Voto: 3.5 / 4

Claudia Puig – USA Today: Si tratta di un maturo e finemente stratificato piacere visivo. Voto: 3.5 / 4

Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Bella confezione, si sorride, e talvolta ai ride ad alta voce. Eppure, l’acido si annida negli strati più bassi della torta.

Joe Neumaier – New York Daily News: Come in tutti i film di Anderson, la magia è nel cast. Ralph Fiennes è divertente. Voto: 3/5

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Roberto Escobar – L’espresso: Dedicato all’opera di Stefan Zweig, e ambientato in un immaginario staterello alpino, il film racconta la storia di un raffinatissimo Grand Hotel durante gli anni Trenta, e poi fino al 1968. In forma di commedia, e con un’intelligenza pari alla leggerezza, Anderson ripercorre le vicende dell’Europa d’allora, con il suo doloroso passaggio attraverso i totalitarismi. Ironia elegante, qua e là venata di sarcasmo. Splendida recitazione.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: In un incrocio ideale non solo di storia e geografia, ma anche di cultura, colore e grafica, con mutazioni di formato nello schermo, ironia e senso favolistico ma sempre con la finzione superstar, Anderson brucia a fiamma altissima la sua idea di cinema fulcro di periodi e sentimenti, sogni e incubi.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Per anni i film di Wes Anderson ci sono apparsi espressione di un sicuro talento e però di gusto troppo intellettuale e divagatorio. Ma con Moonlight Kindom il cineasta ha raggiunto una perfetta misura poetica che ora trova conferma in Grand Budapest Hotel: incantevole commedia ambientata in un’immaginaria repubblica di Zubrowka, in un’Europa primi ’900 che non c’è più (…) Ne viene fuori un pastiche che svaria dalla farsa al melò all’avventura rocambolesca, intinto fra nostalgia e ironia di colori pastello e giocato su una stilizzazione da cartone animato cui, in un cast pieno di prestigiosi cammei, si conformano tutti gli interpreti. A partire da un fantastico Ralph Fiennes.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero: (…) questa favola tutta azione e humour parla di memoria, di trasmissione del sapere, insomma di eredità. Con un candore quasi infantile ma chiazzato di sesso e morte (…) un trionfo di invenzioni e divertimento, dunque, sospeso come l’immaginaria repubblica di Zubrowska nel regno della fantasia, ma bagnato di realtà (…) Frivolo, malinconico, irresistibile.

Dario Zonta – l’Unità: The Grand Budapest Hotel, film d’apertura dell’ultimo Festival di Berlino, ripropone ancora una volta una fuga e un viaggio, questa volta in un Europa immaginaria (…) Quello di Anderson è un cinema di modellini; anche quando veri e con dimensioni di uno a uno, i suoi luoghi sembrano sempre “in scala”, spazi e personaggi come figurine sottoposti alle regole e all’immaginario ricchissimo, e devoto, di questo americano transfuga verso le rotte europee del cinema

Massimo Bertarelli – il Giornale: Ah, che bel film. Una commedia tra favola e operetta, scritta e diretta da un Wes Anderson in gran forma, che viaggia a ritroso nel tempo, inventando cinema a ogni cambio di scena (…) la storia non ha importanza di fronte al fascino di colori, costumi e di un raffinatissimo umorismo.

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