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Benvenuto a bordo: clip, foto e curiosità

Quando Schettino comandava una nave per un film.

di carla
pubblicato 12 Giugno 2012 aggiornato 28 Agosto 2020 13:02

Arriverà nelle sale il 15 giugno (ecco la nostra recensione) la commedia Francese Benvenuto a bordo diretta da Eric Lavaine con Franck Dubosc, Valérie Lemercier, Gérard Darmon, Luisa Ranieri, Lionnel Astier, Elisa Servier, Philippe Lellouche, Jean-Michel Lahmi, Guilaine Londez, Shirley Bousquet. Vediamo prima la trama ufficiale:

Isabelle, la responsabile delle risorse umane di una compagnia di crociere ha commesso il grave errore di avere una relazione con il suo capo. Ma prima di intraprendere la crociera inaugurale della nave ammiraglia della compagnia, il suo capo decide di rompere con lei e di licenziarla. Per vendicarsi, alcune donne scelgono il veleno, altre le armi o lo scandalo. Ma Isabelle sceglie Rémy, un vero disastro di uomo, un disoccupato esuberante che, avendo sbagliato tutto sulla terra ferma, pensa di avere più possibilità in mare aperto. Lei lo assume come animatore. Su quel magnifico palazzo galleggiante, Rémy si rivela subito come il peggior incubo dell’amministratore delegato, ma anche di Richard, il direttore della crociera…

Dopo aver visto il trailer italiano, oggi vi proponiamo alcune foto, una clip e qualche domanda-risposta al regista e agli attori (direttamente dal pressbook).

Due domande a Eric Lavaine (regista e sceneggiatore).
Come è nata l’idea di Benvenuto a Bordo?
Guardando dei documentari sulle crociere. Nove volte su dieci sono presentate con un aspetto datato, con vecchi cantanti e passeggeri infermi. Ho pensato che non poteva essere tutto lì, e che in quell’universo si poteva sviluppare una sceneggiatura. Una nave è un’isola galleggiante, un luogo chiuso dove le persone si incontrano inevitabilmente nel corso della giornata. In quel contesto, potevo raccontare molte storie, umane, d’amore. Insieme a Hector Cabello Reyes, il mio sceneggiatore, abbiamo fatto una crociera di una settimana per immergerci nell’ambiente, e ci siamo accorti che la gente si diverte, si traveste, balla, è felice.


Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese

Benvenuto a bordo: foto della commedia francese

Avete girato per sei settimane su una vera nave da crociera. Quali sono stati i limiti?
Sul piano della messa in scena, minimi. Giravamo durante le soste, mentre i passeggeri erano a terra, e per il resto del tempo, abbiamo recintato delle aree piuttosto ampie. Alcune scene divertenti, come quella in cui l’amministratore delegato cerca di sorprendere la moglie a letto con l’allenatore, sono state realizzate in studio. Le cabine, troppo piccole, limitavano l’asse della macchina da presa. Abbiamo dovuto anche stabilizzare alcune sequenze in postproduzione a causa delle onde. Ma il problema vero era il suono. In esterno, era tremendo, tra il vento, i gabbiani, le caldaie, l’elica, c’era sempre rumore. Sono stato costretto alla post-sincronizzazione. Per il resto, non ho avuto grosse difficoltà, la troupe e i produttori si sono organizzati in modo tale che io potessi dedicarmi completamente alla scrittura, ai miei attori e alla regia. Era tutto ciò che volevo. Sul set non sono un isterico, in quel caso ero veramente zen.

Due domande a Franck Dubosc (Remy Pasquier).
Chi è Rémy?
È un bravo ragazzo, più intelligente di quanto non sembri. Direi che è un falso ingenuo. Come quelle persone che riteniamo stupide e che sanno di esserlo. C’è un momento in cui lo dice alla direttrice: «Lei mi ha scelto perché pensa che sia cretino». È la prova che lo sa e che, un momento dopo, torna ad esserlo. È la sua condizione e non la subisce, la accetta completamente. Invece, la fa subire agli altri. È qui che diventa comico. È un falso ingenuo, ma un autentico buono, fa del bene intorno a sé, provoca incontri, restituisce il sorriso a un bambino e a sua madre. È il filo conduttore del film, senza essere il personaggio principale.

Avete girato in condizioni particolari. Come avete vissuto quelle sei settimane in mare?
Molto bene. Alcuni avevano paura di dover stare in un ambiente chiuso, ma una nave è immensa. Mi è capitato più di una volta di cercare gli altri attori o i membri della troupe. Ma siccome i telefoni non hanno segnale, non riuscivo a trovarli. L’ambiente non era poi tanto chiuso, alla fine. E con i Caraibi intorno, non era davvero così tremendo. Mi piace girare fuori, lontano da Parigi, perché si sta insieme e si creano delle complicità. Si impara a conoscersi, a ridere delle stesse cose. Il trucco è stato duro. Le cabine del trucco non avevano finestre e la mia truccatrice aveva spesso il mal di mare… Ciò che stanca, su una nave, è il fatto che alla fine di una giornata di riprese, si ha l’impressione di continuare a lavorare, perché il movimento della nave, quello, non si ferma. Non c’è uno stacco reale. Ma è un dettaglio marginale, rispetto ai bei momenti che abbiamo vissuto. E se poi il film piace anche al pubblico, è davvero la ciliegina sulla torta.

Due domande a Valerie Lemercier (Isabelle).
Cosa l’ha spinta a interpretare il ruolo di Isabelle, la direttrice delle risorse umane?
Éric Lavaine. Mi aveva inviato la sceneggiatura insieme a un messaggio, ma io non ho letto né l’una, né l’altro. Forse non avevo molta voglia di girare in quel momento, non so. Poco tempo dopo, lo ho incontrato alla festa di compleanno di Jonathan Lambert. Ridendo mi ha detto: «Allora, non leggi le sceneggiature?» e poi ne abbiamo parlato. Lo ho trovato divertente, molto simpatico, ho pensato che ci saremmo divertiti durante le riprese. Non è il fattore trainante sul set, ma è importante. Gli ho promesso che se mi avesse rispedito la sceneggiatura, l’avrei letta. La storia mi ha fatto ridere molto.

Nonostante la sua fobia dell’acqua, delle barche e della gente?
È vero che all’inizio avevo paura. Soffro di claustrofobia, non sono mai stata in barca per più di due ore e non mi piace la folla. Ma su una nave con 4000 persone ci si può isolare senza problemi. La prima settimana non sono mai uscita dalla cabina. Avevo bisogno di stare da sola. Poi a un certo punto gli altri si sono preoccupati, mi chiamavano perché andassi a cena con loro, e una sera, mi sono decisa. Da quel momento è andato tutto bene. Trovavo bellissimo svegliarmi ogni mattina in un posto diverso, vivere seguendo il ritmo di una nave. Non avrei mai pensato che potesse piacermi. Stavamo sempre insieme, facevamo delle feste, delle serate. Per Hannukkah, da brava cattolica, ho fatto delle kippa per tutti, con il panno che si usa per avvolgere i microfoni. Era divertente vedere Enrico Macias, Gérard Darmon o Jean-Michel Lahmi che portavano le kippa fatte a mano da me. Non mi era mai successo prima. Credo che questo film ci abbia legati per la vita.

Due domande a Gerard Darmon (Richard Morena).
Come ha affrontato il suo personaggio?

Allora, non sono andato in crociera prima delle riprese! (ride) L’unico materiale dell’attore è il suo vissuto, lo spirito d’osservazione e il suo immaginario. Il mio personaggio si chiama Richard Morena, un nome dal suono mediterraneo intorno al quale potevo già inventare una parte della sua personalità. Ho pensato anche che dovesse avere una vita un po’ bizzarra. Non ha famiglia, dice di avere uno chalet ma non ci sta quasi mai: per tre quarti dell’anno è in mare aperto insieme a 4000 persone. Nel suo lavoro, deve essere molto disponibile con gli altri, è al loro servizio, dunque deve essere presente qualunque cosa accada. Me lo sono immaginato come un uomo che ha molte responsabilità, un po’ indaffarato e ambizioso, dato che è il direttore della crociera, ma che forse ha voglia di fare altro. Forse ha dei sogni? Forse pensa solo al suo chalet di montagna, perché solo lì si sente felice e in pace? Ho provato a immaginare questo. E poi ci sono cose che non si trovano da soli. Ho parlato molto di Morena con Éric Lavaine. Anche tra attori, parliamo delle nostre scene, definiamo la direzione che non vogliamo prendere e il risultato che vogliamo ottenere. È un lavoro continuo, in definitiva.

Come è riuscito a renderlo allo stesso tempo sornione e brontolone?
È semplice: Morena si trova in una situazione impossibile: ha un amministratore delegato sopra di sé, dunque un capo a cui deve rendere conto. E un altro sotto di lui, l’animatore di bordo, che vorrebbe eliminare perché lo mette in ridicolo. Ma non può fare nulla perché Rémy è protetto dall’amministratore. Da una parte, si trova in una situazione dominatore/dominato, dall’altra, si sforza di sorridere a un subalterno che vorrebbe strangolare. Dovevo trovare le dosi giuste, lasciar vedere la rabbia repressa e dargli una servilità un po’ vigliacca. Non dovevo fare una caricatura, ma essere, semplicemente, cercando di rendere il personaggio attraente, malgrado tutto. È un piacere per un attore di commedie.

Un ulteriore curiosità. Il film è stato girato su una nave ammiraglia della compagnia Costa Crociere, comandata allora da Francesco Schettino, il capitano della Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio scorso con 30 vittime.

Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese
Benvenuto a bordo: foto della commedia francese