Home Notizie Jason Blum a Roma: ha solo 45 anni il ‘Re’ dell’horror low budget

Jason Blum a Roma: ha solo 45 anni il ‘Re’ dell’horror low budget

I suoi film hanno incassato oltre 1 miliardo e mezzo di dollari in tutto il mondo nel giro di 6 anni. Costando complessivamente meno di 20 milioni. Miracolo Jason Blum

pubblicato 27 Giugno 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 00:29

Fino al 2007 il suo nome era praticamente quasi sconosciuto. Poi tutto è cambiato grazie a Paranormal Activity, film costato 15.000 dollari e in grado di incassarne 193,355,800 in tutto il mondo. Fu in quel momento che Jason Blum divenne un nome, un marchio, una garanzia, una ‘rarità’ nel sempre più dispendioso mondo produttivo hollywoodiano, che da anni vede major scontrarsi a suon di budget mastodontici. Eppure c’è chi come Blum riesce a far soldi, tanti soldi, spendendo pochissimo.

Fondata nel 2000 la Blumhouse Productions, Blum ha ingranato la marcia nell’ultimo lustro. Dopo l’horror di Oren Peli sono arrivati Paranormal Activity 2, 3 e 4 (13 milioni di dollari il budget complessivo, 177,512,032 + 207,039,844 + 207,039,844 + 142,838,957 i dollari incassati in tutto il mondo), Insidious (1 milione e mezzo di dollari di budget, 97 di incasso), Insidious Chapter 2 (5 milioni di budget, 162 di incasso), The Purge (3 milioni di budget e 99 milioni di incasso), lo spin-off Paranormal Activity: The Marked Ones (5 milioni di costo, 91 di incasso) e Sinister (3 milioni di budget, 78 di incasso). Horror girati con poco denaro e tantissime idee, in grado di conquistare pubblico, critica e lanciare delle vere e proprie saghe. Ed è proprio per l’ultima arrivata, quella firmata The Purge, che Blum è sbarcato a Roma.

Una master class voluta dalla Universal ha infatti preceduto l’uscita al cinema del sequel La notte del Giudizio – Anarchia, in arrivo a metà luglio nei cinema del Bel Paese. Per l’occasione Blum si è soffermato proprio sugli aspetti produttivi del suo lavoro. Sul modo in cui riesca a tramutare in oro tutto quel che tocca, tanto dall’avere in cantiere 3 serie tv e un titolo decisamente ‘spiazzante’ come Jem e le Holograms, voluto fortemente da Jon M. Chu, inspiegabilmente ‘ossessionato‘ dalle celebri bambole Hasbro. Trasposizione cinematografica (senza le Misfits, storiche rivali di Jem) che non tradirà l’impronta ormai riconoscibile della Blumhouse, ovvero il microbudget. Mai superare i 5 milioni di dollari a meno che tu non stia realizzando un sequel. Questo l’abc del produttore. Come riuscirci? Con le idee. Più semplice a dirsi che a farsi, eppure Blum ha fino ad oggi raramente mancato l’obiettivo. Il segreto del suo successo? Tutto sta nella pianificazione, ha sottolineato il produttore, nel coraggio e nell’assoluta libertà che vede i registi da lui scelti liberi di far quel che vogliono.

Nessuna pressione esterna alla Weinstein, in conclusione, ma una fiducia incondizionata nel progetto da portare avanti. Fondamentale, poi, trovare registi che abbiano già fatto qualcosa. Niente ‘pivelli’, esordienti, bensì persone che sappiano trattare la macchina da presa e che si siano già affacciate sul mondo del grande schermo. Ed è qui che arrivano James Wan, padre di Saw nonché regista di Insidious; Scott Derrickson, regista di Sinister ma già autore dell’Esorcismo di Emily Rose; Scott Stewart, regista di Dark Skies già visto all’opera con Legion e Priest; ed infine James DeMonaco, regista di The Purge nel 2009 in sala con Staten Island. Unica fortunata eccezione proprio Oren Peli, nel 2007 assolutamente debuttante con Paranormal Activity. Ma in quel caso l’investimento fu talmente ridotto da poter ‘rischiare’. E andò bene.

Identico discorso Blum lo va ad intraprendere con gli attori. Come fare per riuscire a convincere un divo alla Ethan Hawke a girare un film come The Purge, costato una manciata di milioni? Facile. Cedendo lui quote sugli incassi. Se la pellicola guadagna, in poche parole, l’attore avrà uno straordinario rientro economico. Nel caso contrario avrà lavorato quasi gratuitamente. Ma il gioco vale la candela. Scommettere su se stessi e sull’idea che si ha tra le mani. Questo il mantra del produttore più ‘in’ del momento, che ha definitivamente sposato questo produttivo modo di fare cinema. Non vedremo quindi mai la Blumhouse investire 100 milioni di dollari per girare un blockbuster. Perché non è questo quello in cui crede. Non è questo quel che vuole fare il suo padre fondatore.

Un Blum che ha confessato l’arrivo di altri capitoli legati a The Purge, prevedendo un più che probabile boom di incassi de La notte del Giudizio – Anarchia, da affiancare a progetti come Ouija, in uscita a fine ottobre; Incarnate, altro horror low budget diretto da Brad Peyton ed interpretato da Aaron Eckhart; The Boy Next Door, thriller firmato Rob Cohen con protagonisti Jennifer Lopez, Ryan Guzman, John Corbett e Kristin Chenoweth; Sinister 2, Paranormal Activity 5 ed ovviamente Insidious: Chapter 3, che vedrà Leigh Whannell al posto di James Wan. Anche se è con l’apparentemente ‘assurdo’ Jem e le Holograms che Blum ha riso di gusto e si e’ divertito. Perché solo in Italia c’è così tanta attenzione nei confronti di questa curiosa trasposizione cinematografica, evidentemente lontana dal mondo dell’horror e di fatto completamente immersa in quello del pop. Altro genere, altro rischio, altri ricchi incassi. Altro scontato successo. E qui capisci il perché delle risate. Jason Blum, la nuova frontiera della produzione a stelle e strisce. Ricordatevi questo nome perché ha già fatto scuola, tanto da poter immaginare un copia/incolla produttivo da parte di quella Hollywood che lo ammira e al tempo stesso lo detesta. Ma che finirà per seguirne le orme. Perché fare buoni film con pochi soldi è possibile, e la Blumhouse Productions ne è sempre piu’ la dimostrazione vivente.