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Stasera in tv su Italia 1: “La cosa” con Mary Elizabeth Winstead e Joel Edgerton

Italia 1 stasera propone “La cosa” (The Thing), horror fantascientifico del 2011 diretto da Matthijs van Heijningen Jr. e interpretato da Mary Elizabeth Winstead e Joel Edgerton.

pubblicato 3 Agosto 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 23:25

Cast e personaggi

Mary Elizabeth Winstead: Kate Lloyd
Joel Edgerton: Sam Carter
Ulrich Thomsen: Dr. Sander Halvorson
Eric Christian Olsen: Adam Finch
Adewale Akinnuoye-Agbaje: Derek Jameson
Paul Braunstein: Griggs
Trond Espen Seim: Edvard Wolner
Kim Bubbs: Juliette
Jørgen Langhelle: Lars
Jan Gunnar Røise: Olav
Stig Henrik Hoff: Peder
Kristofer Hivju: Jonas
Jo Adrian Haavind: Henrik
Carsten Bjørnlund: Karl
Jonathan Lloyd Walker: Colin
Ole Martin Aune Nilsen: Matias

Doppiatori italiani

Myriam Catania: Kate Lloyd
Fabio Boccanera: Sam Carter
Massimo Rossi: Dr. Sander Halvorson
Stefano Crescentini: Adam Finch
Stefano Mondini: Derek Jameson
Massimo Corvo: Edvard Wolner
Alessia Amendola: Juliette
Roberto Draghetti: Peder

La trama

Antartide: un continente straordinario e di incredibile bellezza. E’ anche la sede di un avamposto isolato, Thule Station, ove l’euforia di una grande scoperta scientifica da parte di un gruppo di scienziati internazionali, si trasforma in spaventosa esperienza a causa di una creatura aliena che ha la capacità di trasformarsi in un’ esatta copia di qualsiasi essere vivente, pur rimanendo disumana all’interno.

La paleontologa della Columbia University Dr. Kate Lloyd (Mary Elizabeth Winstead) ha lasciato la quotidianità del suo laboratorio per prendere parte alla spedizione della sua vita, verso questa regione desolata. Partecipa quindi ad un team scientifico norvegese condotto da Edvard Wolner (Trond Espen Seim) che si imbatte con una creatura sepolta nel ghiaccio, e Kate, insieme agli altri due esploratori Dr. Sander Halvorson (Ulrich Thomsen) insieme ad Adam (Eric Christian Olsen) si trovano di fronte ad un organismo che sembra essere morto congelato secoli fa.

Quando un banale esperimento nei pressi di questo avamposto, libera l’alieno dalla sua prigione di ghiaccio, Kate dovrà proteggersi insieme al pilota dell’equipaggio, Carter (Joel Edgerton), ed al suo assistente Jameson (Adewale Akinnuoye- Agbaje), per impedirgli di ucciderli e distruggere tutto ciò che incontra.

In questa terra estesa, l’alieno, il cui vero aspetto non si vedrà mai, essendo un parassita che assorbe i corpi nemici, cambia continuamente forma, imitando qualsiasi cosa con cui viene a contatto, mettendo gli umani l’uno contro l’altro, cercando di resistere per sopravvivere e prosperare.

Il nostro commento

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Compito per nulla semplice quello affidato al regista olandese Matthijs van Heijningen Jr., confrontarsi con un ansiogeno classico del maestro John Carpenter optando, come fece prima di lui Rob Zombie con lo slasher Halloween, per un diplomatico “ibrido” così invece di un prequel ci si trova di fronte ad un remake che è più un tributo/omaggio all’originale che una rivisitazione.

Il regista mette in scena un sentito omaggio piuttosto blando, del classico di Carpenter manca gran parte dell’elemento ansiogeno e dell’escamotage narrativo alla “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie che Carpenter all’epoca amplificò aggiungendovi l’elemento “estraneo”, un terrificante e silenzioso contagio alieno, un principio d’invasione che striscia e si insinua nei meandri delle nostre cellule per annetterci geneticamente, un po’ come accadeva nel classico L’invasione degli ultracorpi e in una forma più viscerale e disturbante nell’Alien di Ridley Scott.

Anche se la sensazione di “già visto” regna sovrana, bisogna sottolineare il rispetto mostrato per il materiale di origine, una serie di effetti speciali di buona fattura che mixano CG, make-up tradizionale e animatronica e il lodevole anche se fallito tentativo di inserire nel cast l’elemento femminile in cerca dell’effetto Ripley, amplificato con l’incursione finale nell’astronave in cui si cita apertamente la saga Alien.

La cosa si rivela un divertissement confezionato da quello che appare come un fan del film originale, che però serba in sé tutto il timore reverenziale per un titolo ed un filmmaker di culto, legacci che sembrano costringere il regista a sfornarne una sbiadita copia, che comunque inutile negarlo non è priva di momenti riusciti e di un comparto tecnico notevole, senza contare omaggi e citazioni a iosa.

Curiosità

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– Questo film è un prequel di un remake di un adattamento del racconto “Who Goes There?” di John W. Campbell Jr. pubblicato nel 1938.

– I produttori del film Marc Abraham ed Eric Newman sono gli stessi del remake L’alba dei morti viventi.

– L’ascia rossa che usa Joel Edgerton la si può vedere sul muro nella versione originale di John Carpenter quando gli americani visitano il campo norvegese.

– I produttori hanno convinto gli Universal Studios a permettere loro di creare un prequel invece di un remake, in quanto sentivano che il film di Carpenter era già perfetto, così facendone un remake sarebbe stato come “dipingere i baffi alla Gioconda“. Tuttavia il prequel ha ancora il titolo del film originale, perché all’epoca non si riuscì a pensare ad un sottotitolo (ad esempio, “The Thing: Begins”) che suonasse bene.

– Una quantità enorme di schermate del primo film sono state tenute sul set durante le riprese in ogni momento, al fine di garantire che la stazione norvegese fosse ricostruita nei minimi dettagli.

I realizzatori hanno utilizzato l’altezza di Kurt Russell come stima approssimativa di quanto grande il set dovesse essere, visto che per ricreare fedelmente il campo norvegese non esistevano modelli dal film originale.

– John Carpenter era entusiasta di fare un cameo nel film, ma i troppi impegni lo hanno impedito.

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– La prima bozza della sceneggiatura è stata scritta da Ronald D. Moore nel 2009, anche se Universal ha opzionato quella riscritta da Eric Heisserer. Nel 2013 Moore è diventato co-produttore e sceneggiatore della serie tv Helix (2014) che dispone di una premessa molto simile (un team di scienziati in una remota base di ricerca artica lottano contro un organismo simile ad letale virus alieno che muta orribilmente gli esseri umani e potrebbe spazzare via l’umanità se si diffondesse).

– Al fine di non cercare di competere con il ritratto di Kurt Russell del protagonista del film del 1982, RJ MacReady, il personaggio di Kate Lloyd è stato progettato per avere tratti in comune con il personaggio di Ellen Ripley di Alien.

– Gli effetti della creatura sono stati realizzati principalmente con l’ausilio di animatronica su insistenza del regista, in quanto avrebbe migliorato le performance del cast se potevano vedere quello a cui avrebbero dovuto reagire. Immagini in CG sono state usate per aggiungere elementi agli animatronics (come tentacoli) o in alcuni casi per sostituire l’intero animatronic stesso se non si fosse rivelato abbastanza convincente.

– Quando incontriamo per la prima volta Kate Lloyd sta studiando un orso ibernato rinvenuto in una grotta (ursus spelaeus).

– L’elicottero presente nella scena finale (intercut con titoli di coda) è un modello “Bell 206 Jet Ranger”.

– Questo film può risolvere un mistero di lunga data che riguarda il finale del film del 1982. Questo film rivela che la “cosa” non può replicare oggetti abiotici quali otturazioni, orecchini, vestiti, ecc e in un momento cruciale verso la fine, Kate si rende conto che l’orecchino di Carter è mancante così come il foro per il piercing rivelando che lui è la “cosa”. Alla fine del film del 1982 il personaggio Childs ha ancora il suo orecchino all’orecchio destro, lo si può scorgere poco prima che beva un sorso dalla bottiglia di J & B.

– La “cosa” bruciata con le due teste / volti fusi insieme che MacReady e l’equipaggio trovano presso il sito norvegese nel film di Carpenter, è lo stesso organismo che nasce in questo prequel quando Wolner aggredisce Finch e lo “assimila” unendo i loro volti.

– Il film costato 38 milioni di dollari ne ha incassati worldwide 27, di questi 16 milioni arrivano dal box office americano.

La colonna sonora

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– Le musiche originali del film sono di Marco Beltrami (Scream, Mimic, Resident Evil, World War Z).

– La canzone che Kate sta ascoltando con le cuffie è “Who Can It Be Now?”, Una canzone della band australiana dei “Men at Work” dal loro album di debutto del 1981 “Business as Usual”. Il testo racconta di un uomo paranoico che sente bussare alla sua porta di casa e vuole essere lasciato in pace. Questo prefigura la paranoia sviluppata in seguito dagli scienziati nel film.

– Le canzoni cantate dell’equipaggio sono “Sámiid Ædnan” brano norvegese del 1980 originariamente cantata da Sverre Kjelsberg e Mattis Hætta, mentre l’altra si intitola “Jeg gikk en tur på Stien” (tradotto: ho camminato lungo il sentiero nel bosco), nota canzone per bambini che racconta di qualcuno che cammina nei boschi e incontra un cuculo (l’origine di questa canzone è sconosciuta).

Stasera in tv su Italia 1 La cosa con Mary Elizabeth Winstead e Joel Edgerton (1)

1. God’s Country Music
2. Road to Antartica
3. Into the Cave
4. Eye of the Survivor
5. Meet and Greet
6. Autopsy
7. Cellular Activity
8. Finding Filling
9. Well Done
10. Female Persuasion
11. Survivors
12. Open Your Mouth
13. Antarctic Standoff
14. Meating of the Minds
15. Sander Sucks at Hiding
16. Can’t Stand the Heat
17. Following Sander’s Lead
18. In the Ship
19. Sander Bucks
20. The End
21. How Did You Know?

Selezione di brani dalla colonna sonora di Marco Beltrami:

Tema musicale principale di Marco Beltrami:

Who Can It Be Now? – Men at Work:

Sámiid Ædnan – Sverre Kjelsberg e Mattis Hætta:

Clip e video

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