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The Judge: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Leggiamo insieme le recensioni Italiane e Americane del film “The Judge” con Robert Downey Jr. e Robert Duvall

di carla
pubblicato 29 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:08

E’ uscito il 23 ottobre scorso il film “The Judge” diretto da David Dobkin e interpretato da Robert Downey Jr., Leighton Meester, Robert Duvall, Vera Farmiga, Billy Bob Thornton, Vincent D’Onofrio, Dax Shepard, David Krumholtz, Sarah Lancaster, Ian Nelson, Balthazar Getty, Grace Zabriskie, Emma Tremblay, Ken Howard, Jeremy Strong. Dopo aver letto la nostra recensione, oggi guardiamo insieme i commenti dei critici Americani e Italiani. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto? Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale dei pareri positivi è del 48%.

Lisa Kennedy – Denver Post: c’è una serie di motivi per vedere “The Judge”. Come si potrebbe sospettare, due spiccano: Robert Duvall e Robert Downey Jr. Voto: 3/4

Dave Calhoun – Time Out: Una performance carismatica di Robert Downey Jr. Voto: 3/5

Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: Non mi aspetto che “The Judge” inauguri una nuova era di legal thriller, ma sono felice di vedere Downey lasciare l’universo Marvel. Voto: B

Wesley Morris – Grantland: Vuole essere molti film, e non riesce ad esserne neanche uno.

Liam Lacey – Globe and Mail: il cast lotta contro uno script ingombrante: una commedia ibrida, una storia di famiglia, la riconciliazione e il dramma legale. Voto: 2/4

Steven Rea – Philadelphia Inquirer: “The Judge” è un racconto di disfunzioni familiari, di peccati del padre e di tutto il resto. Voto: 2.5 / 4

Cary Darling – Fort Worth Star-Telegram / ??DFW.com: Duvall e Downey potrebbero non essere sufficienti per controbilanciare la pesantezza del film, ma non lo fanno affondare sotto il peso del fradicio sentimentalismo. Voto: 3/5

Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: Più di due ore di dialoghi taglienti e di grande recitazione. Voto: 3/4

Rafer Guzman – Newsday: “The Judge” avrebbe potuto funzionare meglio come una miniserie televisiva. Voto: 2.5 / 4

Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: La cosa migliore di “The Judge” è guardar interagire Downey e Duvall. Voto: 3/4

Claudia Puig – USA Today: è ben recitato, con alcuni momenti di dialogo intelligente, ma la storia è faticosa, prevedibile e priva di tensioni. Voto: 2/4

Rex Reed – New York Observer: in parti uguali abbiamo un dramma giudiziario, un legal thriller e una saga familiare, ma è anche un duetto sincronizzato per due attori formidabili. Voto: 4/4

Stephanie Zacharek – Village Voice: Abbiamo davvero bisogno di vedere Robert Duvall recitare la parte di un brontolone appassito per la milionesima volta?

Ignatiy Vishnevetsky – AV Club: non è particolarmente interessante. Voto: C +

Jordan Hoffman – Film.com: “I mercenari 3” ha meno cliché nauseanti di “The Judge”. Voto: 2.5 / 10

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Downey mira all’Oscar con classe e misura, ma Duvall è un leone, istrione silenzioso che uccide e viviseziona con lo sguardo esprimendo disagi esistenziali. E poi un altro avvocato eccezionale, Billy Bob Thornton, che fa grande un piccolo ruolo.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: The Judge rappresenta il ritorno di Robert Downey Jr. a un cinema realistico in un ruolo «serio». Ed è incontestabile che il valore del film è assicurato dalla sua presenza e dal suo duetto a schiaffo con Robert Duvall: anni 83, granitico, grave, integerrimo quanto l’altro Robert è fatuo, brillante, amorale (…) Sono a confronto due Americhe, quella della metropoli e quella della provincia, due generazioni e due grandi interpreti che è un piacere veder giocare a contrasto. Peccato la prevedibilità della pur diligente regia di David Dobkin. E peccato che il copione firmato (con Bill Dubuque) dal Nick Schenk di Gran Torino si attardi in sotto trame sentimentali che restano meri diversivi (come l’incontro di Downey con l‘antica fiamma Vera Farmiga) invece di concentrarsi con maggior finezza sulla relazione padre-figlio. Ma quel duro giudice Duvall infragilito dall’incalzare della malattia e della vecchiaia e quel rampante avvocato Downey emozionalmente sopraffatto dal riaffiorare del passato sono figure che restano.

Maurizio Acerbi – il Giornale: Drammone famigliare con sguardo sulle aule di giustizia. Eccessivamente prolisso, ma con dialoghi azzeccati, un paio di scene cult e due attori perfetti.

Roberto Nepoti – la Repubblica: Vero è che il “courtroom movie” è sempre stato un veicolo di scene-madri: però nel caso il dramma famigliare prende il sopravvento e la parte giudiziaria si riduce a un artificio, un dispositivo con parecchi dettagli incoerenti e poco probabili; a cominciare dal fatto che Joseph debba ricorrere proprio all’aiuto del figliol prodigo. Senza contare che il film, nella sua lunghezza spropositata (2 ore e 20’), non si nega neppure una sottotrama sentimentale inessenziale. In ogni caso Downey Jr. sembra prendere molto sul serio la faccenda: al punto da cadere per dritto nell’istrionismo.