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INLAND EMPIRE… l’impero di Lynch

INLAND EMPIRE (INLAND EMPIRE, USA/Polonia/Francia, 2006) di David Lynch; con Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Julia Ormond, Diane Ledd.Metafisico, onirico, surreale, grottesco, psichedelico, conturbante, straniante, affascinante, angosciante, ironico, visionario, folle, geniale, anti convenzionale, lucido, inspiegabile, emozionante, ipnotico, irrazionale, intuitivo, semplicemente un Capolavoro, semplicemente David Lynch! Non è possibile “spiegare” un film

13 Febbraio 2007 18:19

INLAND EMPIRE (INLAND EMPIRE, USA/Polonia/Francia, 2006) di David Lynch; con Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Julia Ormond, Diane Ledd.

Metafisico, onirico, surreale, grottesco, psichedelico, conturbante, straniante, affascinante, angosciante, ironico, visionario, folle, geniale, anti convenzionale, lucido, inspiegabile, emozionante, ipnotico, irrazionale, intuitivo, semplicemente un Capolavoro, semplicemente David Lynch!

Non è possibile “spiegare” un film simile, così come non è possibile spiegare le emozioni, sensazioni, che una pellicola del genere riesce a dare agli spettatori, consci di vivere una vera e propria “esperienza sensoriale”.
Lynch realizza il suo film manifesto, qualcosa di inimagginabile, bombardando gli spettatori di suoni, immagini, personaggi surreali, che non possono lasciare indifferenti, affascinando sin dal primo minuto della pellicola.
Attraverso sdoppiamenti di personalità, incastri temporali, realtà e finzione, cinema e televisione, storie che si intersecano l’une dentro le altre, apparentemente senza un filo logico, accompagnati da una ripresa tutta in digitale, Lynch ci porta in giro, nella sua macchina dei sogni, per 180 minuti, certamente non scorrevolissimi, di pura follia visionaria, dove a troneggiare è Laura Dern, musa lynchiana, semplicemente fenomenale nell’interpretare un numero imprecisato di donne, s-legate tra loro come in una scatola cinese, nella sua migliore interpretazione della carriera.
La cinepresa digitale è attaccata agli attori, ai minimi particolari, non ha una mobilità isterica come quella di Von Trier, segue un percorso ben definito, lucido nella sua irrazionalità.
Potrà piacere o essere odiato, sbeggiato o acclamato, capito o non, certo è che rimarrà negli anni avvenire come qualcosa di unico, di mai fatto prima, di indimenticabile, un vero orgasmo per gli occhi e per la mente.
Inland Empire, semplicemente eccezionale.

Voto Gabriele: 10
Voto Federico: 9