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The Water Diviner: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Leggiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “The Water Diviner”, debutto alla regia di Russell Crowe

di carla
pubblicato 13 Gennaio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 19:01

E’ uscito l’8 gennaio scorso The Water Diviner diretto e interpretato da Russell Crowe e che vede nel cast anche Olga Kurylenko, Jai Courtney, Isabel Lucas, Jacqueline McKenzie, Damon Herriman, Ryan Corr, Cem Yilmaz, Deniz Akdeniz, Megan Gale, Dan Wyllie. L’avete visto? Vi è piaciuto? Dopo aver letto la nostra recensione, oggi vi propongo i commenti dei criti Americani e Italiani. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, la percentuale dei commenti positivi è del 78%.

Tim Martain – The Mercury: il debutto alla regia di Crowe è un invito per la tolleranza e la comprensione, il pacifismo e la ragione, e, soprattutto, per la compassione… per tutti coloro colpiti da ogni guerra. Voto: 5/5

Stephen Romei – The Australian: una bellissima pellicola intelligente. Voto: 4/5

Tom Glasson – Playground Concrete: La forza del debutto alla regia di Russell Crowe è la sua rappresentazione del tutto ingloriosa dell’esperienza ANZAC (Corpi dell’Esercito Australiano e Neozelandese). Voto: 3/5

Matthew Toomey – ABC Radio Brisbane: Nonostante il mio interesse, ci sono diversi elementi che mi ha lasciato perplesso. Per tutto il film c’è uno strato di “spiritualità” che confina con la fantascienza. Voto: B-

Colin Fraser – FILMINK (Australia): il film è un bestia scomoda, è troppo grande e ingombrante per il dramma intimo, ma troppo piccolo per l’enorme struttura che spera di colmare.

Paul Byrnes – Sydney Morning Herald: Il romanticismo e il sentimento prendono in mano il film; ripetizioni e flashback lo affollano, insieme ad uno slow-motion di cui nessuno ha realmente ha bisogno. Voto: 3/5

Damien Straker – Impulse Gamer: non è il capolavoro che speravamo, o quello di cui l’industria cinematografica australiana ha bisogno, ma il debutto alla regia di Russell Crowe mostra una promessa. Voto: 3/5

Andrew L. Urban – Urban Cinefile: ben gestito nella sceneggiatura e nella regia e nella performance di Crowe, che funge da spina dorsale emotiva e morale del film.

Louise Keller – Urban Cinefile: La forza del film è la sua natura personale e Crowe che incarna in modo convincente un uomo la cui decenza e l’amore per la famiglia lo spingono in un viaggio-ricerca interiore.

Megan Lehmann – Hollywood Reporter: un profondo simbolismo, empatia culturale e una buona narrazione vecchio stile.

Eddie Cockrell – Variety: “The Diviner Water” segna un ambizioso debutto alla regia emotivamente manipolatorio per Russell Crowe.

Frank Hatherley – Screen International: È un’avventura solida e coinvolgente con un certo umorismo, con un tocco di Indiana Jones e un pizzico di Lawrence d’Arabia.

Francesco Alò – Il Messaggero: Crowe cerca la quiete dopo la tempesta dimostrando generosità nell’esaltare la recitazione di due geniali attori turchi come Erdogan (il commissario di C’era una volta in Anatolia) e Ylmaz. Emozionante film sulla conciliazione post-bellica.

Massimo Bertarelli – il Giornale: Crowe se la cava in entrambi i ruoli. Spalleggiato anche dai magnifici paesaggi e solo sfiorato dal ridicolo involontario.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Conferma l’onestà artistica di Russell Crowe il fatto che per la sua prima regia abbia scelto un soggetto legato a un episodio tanto profondamente radicato nella memoria storica del suo Paese, e già affrontato in modo magistrale in Gli anni spezzati dal connazionale Peter Weir. Ovvero quella sanguinosa battaglia di Gallipoli, in cui nell’aprile 1915 persero la vita molti dei 35 mila soldati neozelandesi e australiani accorsi in appoggio all’esercito alleato durante la Grande Guerra. Laggiù, nelle isole degli Antipodi, Gallipoli rappresenta quello che per i texani è Alamo: una disfatta sublimatasi negli anni in vittoria morale (…) Crowe regista tiene perfettamente sotto controllo il Crowe interprete, cui d’altronde Connor calza a pennello.

Paolo D’Agostini – la Repubblica: un romanzone alla maniera del feuilleton ottocentesco che mescola parecchie sottotrame tra epica e romanticismo. Abbastanza pesante e bolso, la storia disinvoltamente piegata a esigenze di fiction, è anche una non spiacevole polpetta di avventura e di amore debitamente corredata di dorati e suggestivi tramonti sul Bosforo e di eroiche e virili imprese. Carne al fuoco tanta, finezza poca. Ma due orette di discreto spettacolo.