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Kingsman – Secret Service: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Leggiamo insieme le recensioni Americane e Italiane di “Kingsman – Secret Service” diretto da Matthew Vaughn

di carla
pubblicato 2 Marzo 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 17:46

Avete visto Kingsman – Secret Service? Dopo la nostra positiva recensione e alcune curiosità sul film, oggi leggiamo insieme i pareri dei critici Americani e Italiani. Il film è diretto da Matthew Vaughn e interpretato da Mark Strong, Samuel L. Jackson, Colin Firth, Mark Strong, Michael Caine, Jack Davenport, Corey Johnson, Taron Egerton, Sofia Boutella, Neve Gachev, Sophie Cookson, Tom Prior. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, il film ha ricevuto il 74% di giudizi positivi. Ma vediamo nel dettaglio.

Peter Rainer – Christian Science Monitor: Samuel L. Jackson è esilarante. Voto: B-

James Berardinelli – ReelViews: Basato su un fumetto, Kingsman tradisce a volte le sue radici, ma Vaughn lo ha adattato per soddisfare il suo approccio. Voto: 3/4

Brad Wheeler – Globe and Mail: un film vivace, focoso e divertente che falsifica elegantemente e celebra i film di James Bond. Voto: 3/4

Manohla Dargis – New York Times: Il problema è che il signor Vaughn non ha interesse a, o forse non la comprensione della violenza come strumento cinematografico. Non usa la violenza; la sperpera.

Cary Darling – Fort Worth Star-Telegram / ??DFW.com: un film di spionaggio che è tutto vestito ma non ha nessun posto dove andare. Voto: 2/5

Bruce Demara – Toronto Star: inaspettatamente piacevole. Voto: 3/4

Michael O’Sullivan – Washington Post: il film scrolla di dosso i suoi passi falsi con una strizzatina d’occhio e un sorriso che li rende facili da perdonare. Voto: 3/4

Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: sembra circa 50 anni indietro rispetto ai tempi. Voto: 2/4

Soren Anderson – Seattle Times: Un omaggio abilmente costruito ai film Bond, in particolare quelli con Sean Connery. Voto: 3/4

Peter Travers – Rolling Stone: azione e commedia surreale, dove Bond incontra Jason Bourne e Jack Bauer. Voto: 3/4

Elizabeth Weitzman – New York Daily News: La violenza vola repellente sopra le righe, con il finale follemente sessista. Voto: 2/5

Rex Reed – New York Observer: Costoso, derivato e noioso. Voto: 1/4

Tom Huddleston – Time Out: vale il prezzo del biglietto. Basta cercare di non pensare troppo… Voto: 3/5

James Rocchi – TheWrap: Un film d’azione sorprendentemente piacevole e con umorismo, realizzato da e per persone che hanno visto troppi film di James Bond. Voto: 4/5

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Molto divertente la nuova spy story di Vaughn (…) un giocattolone d’evasione ispirato da una graphic novel, un po’ troppo lungo (129’) ma molto spiritoso.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Si sorride 2 minuti, poi basta. Ci sono dialoghi cinefili sui vecchi cari film di spionaggio, battutacce erotiche imprevedibili, curiosi effetti speciali (teste che esplodono con nuvole psichedeliche). Se il buon cinema può ricordare la box questo non è nemmeno wrestilng.

Maurizio Acerbi – il Giornale: Il leitmotiv del film sviluppa situazioni simpatiche, con l’apice in una scena tarantiniana dentro una chiesa. Film godibile che, forse, pecca nel voler fr divertire a tutti i costi.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) Kingsman risulta al di sotto delle aspettative. Sarà che copione e personaggi sono stati creati da Vaughan (in collaborazione con Mark Millar) ispirandosi a troppi modelli, da James Bond a Jack Bauer, da Harry Palmer a Jason Bourne; fatto sta che si ha la sensazione di una pellicola pasticciata sia dal punto di vista dello stile che del racconto.

Roberto Nepoti – la Repubblica: Rispetto alle scene d’azione di cui era protagonista il vecchio Bond, però, c’è una proliferazione di violenza: i morti ammazzati sono legioni; anche se la violenza è piuttosto coreografata ed estetizzata. Il problema di Vaughn è la tendenza a esagerare. Indubbiamente il cineasta conosce i gusti del suo pubblico e non vuole correre il rischio di annoiarlo, ma ottiene l’effetto contrario: il film è troppo lungo e la sazietà, alla fine, sfiora l’indigestione. Colin Firth è in una parte che gli sta a pennello: quella dal gentleman british, però insaporita da un’inedita dose di cinismo e crudeltà.