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Il Cinema ricorda il centenario del genocidio armeno

La settima arte riflette sul centenario del genocidio armeno con film in sala e approfondimenti dedicati alle origini della cinematografia armena durante il Festival del Cinema Ritrovato 2015

di cuttv
pubblicato 14 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 16:39

Cento anni di rimozione delle stracce del massacro del popolo armeno, compiuto dall’impero ottomano nel 1915, non sono bastati a placare critiche e riflessioni su un crimine esecrabile troppo a lungo rimosso, del quale si fa ancora fatica a stimare l’esatto numero di perdite (stimate tra ottocentomila e un milione e mezzo), mentre l’uso del termine genocidio non manca mai di riportare a galla la questione irrisolta su colpe e ammissioni.

Definendolo il primo genocidio del XX secolo, Papa Francesco ha appena riacceso una conflagrazione di animi, con Ankara che rivendica la mancanza di sentenze dei tribunali internazionali a legittimare l’uso del termine, mentre un gruppo nutrito di membri di una comunità deportati ed eliminati in poco tempo a causa degli uomini armati di una comunità diversa, non lascia dubbi sulla sua applicabilità.

Nella foto i Civili armeni in marcia forzata verso il campo di prigionia di Mezireh, sorvegliati da soldati turchi armati.

Tra chi continua a riflettere sulle dinamiche controverse di un conflitto, ricorrendo alla testimonianza delle immagini c’è anche la settima arte, distribuita in sala da BIM con l’avventura epica sul genocidio del popolo armeno e de Il Padre (The Cut) di Fatih Akin già recensito a Venezia 2014 (seguite il link); pronta ad arricchire la XXIX edizione del festival Il Cinema Ritrovato, in programma a Bologna dal 27 giugno al 4 luglio 2015.

Nel centenario del genocidio armeno la Cineteca di Bologna dedica infatti un approfondimento alle origini del ?cinema armeno?, frutto di un lungo percorso di studio e relazioni internazionali con gli archivi di Erevan.

Un viaggio di scoperta inaugurato dal restauro del director’s cut, quindi dalla versione armena di un film-simbolo di Sergei Parajanov come Sayat Nova (1969), noto anche come Il colore del melograno.

screenshot Sayat Nova, Il colore del melograno

Per intenderci la visionaria e surreale incursione nella vita del trovatore armeno Sayat Nova, protagonista del video a seguire, restaurata e presentata a Cannes Classics nel 2014.

Un approfondimento che si inserisce nel contesto dell’emblematica sezione ‘Cento anni fa‘ del Festival, scavando nella storia del Novecento con un testimone implacabile come il cinema, attraverso Armenia, il Genocidio e dopo, a cura di Jay Weissberg, Mariann Lewinsky e Cecilia Cenciarelli.

screeshot cinema armeno cinema Ritrovato

Tutto questo ad arricchire le numerose sezioni del Festival, in viaggio dal cinema muto a quello contemporaneo, con il progetto Buster Keaton che abbiamo già iniziato a sbirciare, i film seriamente divertenti di Leo McCarey e gli esordi svedesi di Ingrid Bergman, il cinema italiano del dopoguerra e quello di un pioniere del cinema africano come Albert Samama-Chikli, una vivace jam session tra realtà e invenzione per esplorare il cinema a ritmo di jazz, e quella che si dedica all’armoniosa ricchezza del colore del cinema giapponese, tra incontri, lezioni di cinema mostre mercato e proiezioni all’aperto con musica dal vivo e al carbone.

Foto | Wikimedia – screenshot video YouTube e Facebook (non funziona l’incorporo), con link sulle immagini