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Acrid – Storie di donne: e relazioni, dall’Iran di oggi al cinema

Al cinema con il legame che unisce quattro storie di donne alle prese con gli uomini di un Iran che non vuole cambiare

di cuttv
pubblicato 1 Giugno 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 15:25

A quindici anni anni dal Leone d’Oro vinto da Il Cerchio di Jafar Panahi, l’universo femminile iraniano torna al cinema con la trama ‘circolare’ dell’opera prima scritta e diretta da Kiarash Asadizadeh, per portare sul grande schermo il destino che lega le esistenze di quattro donne alle prese con gli uomini di un paese che non vuole cambiare.

Acrid, letteralmente “aspro” già dal titolo, fa il giro di vite e sofferenze per il tradimento (della fiducia, in tutte le sue forme e sfumature) di Soheila, Azar, Simin e Mahsa, legate da un destino comune e il tentativo di cambiarlo, resistendo, troncando, rilanciando, fuggendo lontano, da relazioni giovani o logorate dal tempo, con mariti, amanti e fidanzati.

Soheila è un medico che lavora in una clinica per bambini malati, e ogni sera torna a casa da un marito (Jalal – ginecologo) che ha il vizio del tradimento e l’abitudine di assumere nel suo studio solo segretarie nubili. L’ultima impiegata che assume è Azar che, pur di ottenere quel lavoro, nasconde al medico di essere sposata con Koshro. Tra Azar e Koshro a casa è un inferno e non si attende altro che il divorzio, ma mentre Azar continua a lamentarsi e a provare astio, Koshro frequenta Simin, donna già divorziata che insegna chimica all’università e ha una sorella in crisi con il marito. Tra gli studenti di Simin infine, c’è Masha, una esile e giovane studentessa fin troppo presa dalla relazione con il suo ragazzo, che si scopre poi essere la figlia di Soheila e Jalal, in una sorta di chiusura del cerchio della storia.

Acrid – Storie di donne (Gass), inquadra i cambiamenti della società iraniana, colpevole di aver reso precari i rapporti interpersonali alla base dell’istituzione familiare del paese di oggi, attraverso le interpretazioni di Sber Abar, Pantea Panahiha, Shabnam Moghadami, Mahsa Alafar, Roya Javidnia, Ehsan Amani, Mahana Noormohammadi, Sadaf Ahmadi, Nawal Sharifi e Mohammadreza Ghaffari.

Il film circolare e ipertestuale dell’iraniano Asadizadeh, prodotto da Wide, è distribuito al cinema da Imagica Original, a partire da giovedì 11 giugno 2015, dopo aver vinto il Premio Miglior Cast di attori emergenti in concorso all’ottavo Festival di Roma.

Note di regia: Kiarash Asadizadeh

«Molti anni fa, per la mia gente la famiglia era tutto: famiglia e sposo/a erano parole piene di rispetto e amore. Adesso, a distanza di tempo, le fondamenta dei nuclei familiari sono diventate sempre più traballanti a causa sia della società circostante sia dei componenti stessi della famiglia. Tutto ciò mi ha spinto a realizzare Acrid, il mio primo lungometraggio. In parte, la mia opera rappresenta le famiglie iraniane ma non vuole diagnosticare o risolvere eventuali mali. Il suo solo scopo è quello di mettere in guardia le famiglie, non sempre consapevoli di essere in pericolo, e quelle persone innocenti, che rischiano di rimanere vittime delle circostanze. Senza pregiudizi, ho voluto solo rappresentare il mondo così com’è con la speranza di penetrare nei cuori e far capire ciò che stiamo facendo e dove stiamo andando».

Acrid - Storie di donne, poster

Via | Eye on Films

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