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Roma 2015 – Freeheld: Recensione in Anteprima

Julianne Moore ed Ellen Page protagoniste di una commovente storia di eguaglianza e diritti negati

pubblicato 18 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:44

Non solo Io e Lei di Maria Sole Tognazzi e Carol di Todd Haynes. Il 2015 cinematografico potremmo quasi definirlo quello della ‘svolta’ per la cinematografia ‘lesbica’, finalmente sdoganata dopo il boom de La vita di Adele, Palma d’Oro nel 2013 al Festival di Cannes. Il prossimo 5 novembre uscirà infatti nelle sale nostrane Freeheld, titolo di Peter Sollett presentato alla Festa del Cinema di Roma e quanto mai attuale nell’incivile Italia di oggi, che ci vede dopo anni di infinite e sterili discussioni politiche ancora lontani da un minimo di giustizia. Perché gay, lesbiche e transgender, nel Bel Paese, non hanno alcun tipo di diritto.

Ed è proprio di diritti, amore ed uguaglianza che parla la pellicola prodotta dalla protagonista Ellen Page, ex Juno da poco più di un anno dichiaratamente omosessuale. Una storia drammaticamente vera già diventata cortometraggio documentario nel 2008, con tanto di premio Oscar portato a casa, ed ora tramutata in lungometraggio da Ron Nyswaner, autore dello script. Protagoniste Laurel Hester e Stacie Andree, due donne ‘banalmente’ innamorate che nel 2005 diedero il via ad un’epocale battaglia contro la contea di Ocean. Pluridecorata detective del New Jersey, Laurel scoprì di avere un cancro allo stato terminale e pretese che la propria pensione finisse alla compagna Stacie, se non fosse che i repubblicani funzionari della Contea, detti “freeholders” (proprietari), non le vollero riconoscere quel sacrosanto diritto. Prese così vita una corsa contro il tempo per far cambiare idea ai funzionari, messi alle strette da un’opinione pubblica scandalizzata dal loro comportamento, da decine di attivisti guidati da Steven Goldstein e dagli stessi ex colleghi della Hester, inizialmente diffidenti ma alla fine pronti a sostenere questa donna che per oltre 20 anni aveva lottato per la giustizia altrui, chiedendo ora uguale trattamento in cambio.

Una storia d’amore in tutto e per tutto, quella portata sul grande schermo da Peter Sollett, precedentemente visto all’opera con Nick & Norah – Tutto accadde in una notte. La storia di due donne, di un tragico destino segnato e di un’evidente ingiustizia a cui voler porre rimedio. Costi quel che costi. Nella lunga e accidentata strada che ha visto gli Stati Uniti d’America sposare in tutti i propri Stati il matrimonio tra persone dello stesso sesso, evento diventato realtà ad inizio 2015, la vicenda Hester/Andree ebbe un’importanza quasi decisiva, perché fece finire sulle prime pagine nazionali un caso quanto mai surreale. Perché se Laurel avesse sposato un qualsiasi sconosciuto maschio la sua pensione sarebbe finita direttamente nelle sue tasche, una volta morta, ma mai e poi mai in quelle dell’amata compagna con cui aveva stretto una ‘unione civile’. Una profonda ed evidente ingiustizia qui ‘soffocata’ da una regia inspiegabilmente piatta e con pochi guizzi. Perché Freeheld, dal punto di vista prettamente cinematografico, non sfonda.

Procedendo a piccoli passi, ovvero dall’iniziale poco esaltante primo incontro di coppia all’esplosione dell’amore, passando per l’acquisto della casa di una vita, il coming out con i colleghi, l’accettazione professionale, la scoperta della malattia e l’inizio della battaglia legale, Sollett semina sentimenti in modo meccanico e tutt’altro che ispirato, affidandosi all’ennesima trasformazione fisica di Julianne Moore e ai lineamenti da ‘attivista’ dura e pura ormai indossati a tempo pieno dalla Page. Peccato che a stupire, incredibilmente, sia alla fine Steve Carell in quelli ‘rainbow’ di Steven Goldstein. Inopinatalente paragonato al monolite Philadelphia, ma evidentemente solo e soltanto per l’aspetto ‘legal’ che si cela dietro la vicenda, Freeheld non ha nemmeno la solidità e l’irruenza emotiva di Dallas Buyers Club, anche se in grado di suscitare commozione soprattutto nel liberatorio e drammatico finale. Se non fosse che l’avvicinamento all’evento sia claudicante, giocando inevitabilmente con l’immancabile ‘ricatto’ emotivo ai danni dello spettatore.

Sollett, che guardacaso ha in questi ultimi anni lavorato soprattutto in tv, non è proprio riuscito a far ‘Cinema’ nel pieno senso del termine, limitandosi ad un compitino a lungo asettico e piatto, tanto da frenare una toccante e importante storia di civiltà che meritava di esser raccontata in tutta la sua completezza. Ma in altro modo.

[rating title=”Voto di Federico ” value=”5″ layout=”left”]

Freeheld: Amore, Giustizia, Uguaglianza (Usa, drammatico, 2015) di Peter Sollett; con Julianne Moore, Ellen Page, Michael Shannon, Steve Carell

Festa del Cinema di Roma