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Il Ring – Gore Vidal VS William Buckley: la recensione

Un dibattito televisivo che ha fatto epoca quello tra Gore Vidal e William Buckley, personaggi per certi versi agli antipodi, sebbene accomunati da un risentimento reciproco mai sopito. La storia di questa pagina di storia della televisione americana in Il Ring – Gore Vidal VS William Buckley

pubblicato 22 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:39

Guardi un documentario come Il Ring – Gore Vidal VS William Buckley e ti sembra trascorsa una vita. O forse no. Direttamente dall’ultima edizione del Sundance grazie a Unipol Biografilm, UCI Cinemas ed I Wonder Pictures, approda anche nelle nostre sale il lavoro di Morgan Neville e Robert Gordon. Iniziativa peraltro incentivata dalla possibilità di acquistare il biglietto a metà prezzo previa compilazione di un modulo presso il sito di I Wonder Pictures, opportunità che chi scrive non si è lasciato sfuggire e sulla cui genuinità può dunque confermare (nel mio caso si è trattato dell’UCI Cinemas Milanofiori, ad Assago).

Nel 1968 l’emittente televisiva americana ABC decide di proporre uno scontro destinato a segnare un’epoca, ovvero quello tra il repubblicano Buckley e Gore Vidal. Due personalità agli antipodi, non soltanto politicamente, entrambi però dotati di una dialettica notevolissima, tagliente nel caso dello scrittore, forbita e dai toni pedanti per quanto concerne il repubblicano.

Il punto è che un documentario come questo non si limita all’agone politico, riuscendo a condensare in poco meno di 90 minuti parte della storia recente di un Paese tutto però, descrivendo dunque anche a il suo presente. Nell’era del post-2.0 fa quasi specie assistere a quale e quanta influenza la piazza televisiva avesse sulla vita della nazione, fin proprio nelle menti dei singoli abitanti, tanto da far dire a Vidal che due sole cose non si rifiutano mai: il sesso ed un’apparizione televisiva. Lo evidenzia anche uno degli intervistati, avvertendo che all’epoca la televisione era ciò che più di ogni altro mezzo “univa” il Paese, contribuendo in maniera decisiva alla formazione di una coscienza comune.

D’altra parte un provocatore naturale qual era Gore Vidal non poteva che fungere da traghettatore verso un ritratto che critico lo è spontaneamente, senza bisogno che gli autori ci mettessero del loro. Grazie a Best of Enemies (questo il titolo originale) si ha modo di approfondire ulteriormente il perché della naturale diffidenza che certa cultura americana ha da sempre coltivato nei confronti degli intellettuali, categoria alla quale Vidal apparteneva di diritto, mentre più controversa ma ugualmente plausibile la militanza, di segno diverso e magari inconsapevole, di Buckley.

Filtrare attraverso l’odio viscerale tra questi due personaggi, mascherato dal formalismo, l’eloquenza e le “buone maniere”, suscita peraltro un senso di oppressione, non dico di disgusto, abbastanza forte. Perché quella serie di dibattiti non si conclusero lì, lasciando strascichi nelle vite dei due protagonisti, in particolare dell’esponente repubblicano, che rimpianse fino alla fine dei suoi giorni quella caduta di stile in cui si scagliò contro il suo rivale apostrofandolo in un modo che non ci si sarebbe aspettato dal gentiluomo molto controllato che, almeno alla luce del documentario, Buckley sembrava essere.

Immagini di repertorio c’informano infatti anche di quanto questo scontro incise sul palinsesto stesso, con i comici che non persero occasione per ricamarci sopra, dando forse adito questo storico botta e risposta a ciò che buona parte dei programmi televisivi sarebbero diventati di lì a poco, sguaiati e sin troppo interessati ad una non meglio precisata “sincerità”, se non schiettezza.

«Non ti fidare», ripeterono i “suoi” a Buckley, mentre a Vidal tocca incassare l’appunto di un radioascoltatore secondo cui la sua performance apparve molto più costruita, artificiosa rispetto a quella del suo opponente. Affermazione non del tutto campata in aria, anzi, perché, come abbiamo modo di apprendere nel corso del documentario, Vidal era letteralmente solito provare certe battute prima della diretta.

Insomma, è il contenuto di Best of Enemies a lasciare un’appiccicosa sensazione sulla pelle più che l’argomentare in sé dei registi Morgan Neville e Robert Gordon, che hanno confezionato un prodotto molto classico, consapevoli che la bomba che avevano tra le mani fosse sufficientemente deflagrante. E quando in conclusione si leggono ed ascoltano le parole di Vidal successivamente alla dipartita di Buckley, ci si rende conto che politica e costume fossero nulla in confronto a ciò che l’uomo è in grado di covare. Una cattiveria, da entrambe le parti, che non fa onore a nessuno, non soltanto a chi ha portato avanti questo dibattito. Ma che agisce come un pugno nello stomaco, ricordandoci che nessun merito, intellettuale o di altra natura, è in grado di compensare un’umanità abbrutita.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7.5″ layout=”left”]

Il Ring – Gore Vidal VS William Buckley (USA, 2015) di Robert Gordon e Morgan Neville. Con Kelsey Grammer, John Lithgow, Dick Cavett, Gore Vidal, Christopher Hitchens, Noam Chomsky, Matt Tyrnauer, Ginia Bellafante, Brooke Gladstone e Sam Tanenhaus.