Home Curiosità Sylvester Stallone racconta come Dolph Lundgren l’ha quasi ucciso in Rocky IV

Sylvester Stallone racconta come Dolph Lundgren l’ha quasi ucciso in Rocky IV

Sylvester Stallone racconta l’incidente sul set di Rocky 4 in cui ha quasi perso la vita.

pubblicato 27 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 10:45

Quanto il lavoro fisico di Sylvester Stallone nella saga di Rocky sia stato immane lo abbiamo potuto constatare attraverso l’evoluzione fisica del suo personaggio e gli incontri che ad ogni film erano sempre più coinvolgenti e coreograficamente curati nel dettaglio. Ora Stallone in una recente intervista ha raccontato un incidente che sul set di Rocky 4 gli è quasi costato la vita e che ha visto coinvolta una scena sul ring con l’Ivan Drago di Dolph Lundgren.

In una recente intervista con il sito Is not It Cool, a Stallone è stato chiesto quale è stato il suo peggior infortunio sul set, con l’attore che ha risposto che era stato un colpo infertogli da Dolph Lundgren sul set di Rocky 4.

…dopo il terzo ciak e l’ennessima raffica di colpi al corpo, ho sentito un bruciore nel petto, ma l’ho ignorato…Più tardi, quella notte non riuscivo a respirare molto bene e mi hanno portato al pronto soccorso. La prossima cosa di cui ho ricordo e che ero su un volo a bassa quota dal Canada all’ospedale St. John di Santa Monica e lì sono stato in terapia intensiva per otto giorni…Mi ha colpito così forte nel petto che il mio cuore ha sbattuto contro il mio sterno e ha cominciato a gonfiarsi, così il battito è diventato affannoso e senza cure mediche il cuore avrebbe continuato a gonfiarsi fino a fermarsi. Molte persone che hanno incidenti stradali muoiono in questo modo, quando il loro petto sbatte sul volante. Quindi, in un certo senso, sono stato colpito da “un tram chiamato Drago”.

Nonostante questo grave infortunio, che ricordiamo risale al 1985, Stallone ha proseguito la sua carriera con altri film della saga di Rocky (vedi il pessimo Rocky 5) e interpretando altri film d’azione come Rambo II, Rambo III, Cobra, Over the Top e Tango & Cash consolidando il suo status di icona action fino ai recenti Rocky Balboa, John Rambo e la trilogia I Mercenari che ne hanno mostrato una indiscutibile vitalità.

Sylvester Stallone è diventato un nome familiare grazie al primo Rocky targato 1976 in cui interpretava Rocky Balboa, un mediocre pugile di Philadelphia a cui viene data l’occasione di una vita che trasformerà la sua vita da pugile di mezza tacca dei bassifondi a campione dei pesi massimi idolatrato dal mondo intero.

Il franchise Rocky ha fruito anche di uno spin-off, Creed – Nato per combattere che ha debuttato negli States proprio in questi giorni e che vedremo nele sale italiane dal 14 gennaio 2016. Creed si svolge subito dopo il sesto film della saga “Rocky Balboa”, ma fa riferimento ai primi 4 film che vedevano Apollo Creed evolvere da avversario ad amico fraterno di Balboa. Rocky inizia a istruire il figlio di Apollo Creed, Adonis Johnson (Michael B. Jordan), aiutandolo a concentrarsi sulla sua strada e lottando per adattarsi alle regole e alla regolamentazione del mondo della boxe. Creed è il primo film con il personaggio di Rocky Balboa che Stallone non ha scritto.

Dopo affrontato avversari tecnicamente (Apollo Creed) e fisicamente (Clubber Lang e Ivan Drago) superiori, in Creed Balboa prende idealmente il ruolo di Mickey (Burgess Meredith) dopo il tentativo fallito del pessimo Rocky 5. Creed sarà anche l’occasione di passare il testimone ad un giovane pugile con la consapevolezza però che di Rocky Balboa ce n’è sarà sempre e solo uno nel cuore degli spettatori, quel bambinone un po’ goffo che dai bassifondi di Philadelphia ha raggiunto la vetta, cadendo e rialzandosi ad ogni round, ritrovando gli “occhi della tigre” perduti, combattendo per vendicare un amico e salutando il ring con un grintoso canto del cigno a dimostrare che lo Stallone italiano è parte della storia del cinema e soprattutto dell’immaginario cinematografico.
 

 

Fonte: Is not It Cool