Home Torino Film Festival DUST – La vita che vorrei: recensione di un viaggio sperimentale nel pulviscolo dell’esistenza

DUST – La vita che vorrei: recensione di un viaggio sperimentale nel pulviscolo dell’esistenza

Il viaggio sperimentale di Gabriele Falsetta, spinto oltre il teatro e il cinema con l’inebriante messa in scena delle esistenze mai vissute di 8 pazienti del Cottolengo

di cuttv
pubblicato 9 Dicembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 10:36

Sul palcoscenico della vita non tutti abbiamo il talento e l’occasione di interpretare la storia o la favola che vorremmo, ma la poetica teatrale soffiata sul grande schermo da Gabriele Falsetta, sembra capace di far emergere perle dalla polvere dell’esistenza più disagiata, quanto potrebbe far fare capriole al genio visionario di Antonin Artaud.

In poco più di venti minuti di percorso sperimentale, in viaggio dal teatro al cinema, “DUST – La vita che vorrei” (DUST – The wanted life) da voce, vitalità e poesia alle esistenze mai vissute e profondamente desiderate da otto ospiti dell’Istituto Cottolengo di Torino.

Sette uomini e una donna che da oltre cinquant’anni vivono i loro disagi di natura psichica e fisica con vite interrotte, nascoste o dimenticate all’interno di una struttura chiusa al mondo.


La messa in scena dei se stessi più desiderabili, per la candida Biancaneve e i suoi sette compagni di avventura, passati dalla trilogia teatrale di Barbara Altissimo che inizia a soffiare via la “polvere” che ricopre le loro vite, risvegliando il pulviscolo del desiderio, al percorso teatrale compiuto dalla macchina da presa di Gabriele Falsetta.

21 minuti di giochi, danze, sorrisi, voci incomprensibili e vite desiderabili, messe in scena in location reali, dalla sala prove nello scantinato alle sedie usate da Cavour prima e dal sindaco di Torino oggi.

Interpretazioni spontanee e travolgenti, riprese dal giovane attore e regista, passato dal teatro danza al corto cinematografico, da una dimensione di disabilità ad un piccolo viaggio che profuma di rinascita.

Un cortometraggio sperimentale e vibrante, realizzato con la complicità di Giulio Baraldi della giovane casa di produzione Kess Film, arrivato in competizione nella sezione Spazio del 33esimo Torino Film Festival e disponibile in Video on demand.

Le ragioni per vederlo sono inebrianti come quello che rischia di risvegliare la visione.

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DUST – La vita che vorrei (DUST – The wanted life, Germania/Italia, 2015, HD, 21’, col.) regia di Gabriele Falsetta.

Torino Film Festival