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Nosferatu il vampiro: la sinfonia dell’orrore di Murnau torna al cinema

Il vampiro più inquietante della storia della settima arte, torna in sala con Il Cinema Ritrovato e la nostra recensione centenaria arricchita da curiosità

di cuttv
pubblicato 31 Gennaio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 09:25

Muto e visionario, eversivo e perturbante. Da quasi un secolo il Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il vampiro, Eine Symphonie des Grauens, Germania, 1921) spaventa l’immaginario cinematografico con la sinistra incarnazione delle paure ataviche dell’uomo, con il male puro e onnipresente, palesato dalla profonda e inquietante riflessione sulla società moderna di questo capolavoro senza tempo. Minacciosa come l’ombra del suo vampiro, pronta a tornare sul grande schermo.

L’ombra del poema metafisico che trascende i cardini dell’espressionismo tedesco, con una sinfonia horror di luci e ombre che lasciano in studio le tipiche scenografie sghembe, per distillare angoscia e sinistre presenze negli esterni delle brulle montagne dei Carpazi e nell’infinito delle dune di sabbia, sul desolato castello (di Oravsky Podzamok) e nelle vie della Brema che accoglie le passeggiate del vampiro con la bara sotto il braccio e i topi che diffondono la peste.

Nel buio che incombe sul giorno e inganna le leggi della natura “toccando le vette della settima arte”, con una valenza espressiva che ricorre ad espedienti tecnici ed effetti speciali ancora stupefacenti, come la stampa in negativo della pellicola, per regala l’immagine spettrale della nave sulle onde, dei boschi dei Carpazi o l’arrivo della carrozza del vampiro, mentre sequenze accelerate rendono angosciante la corsa del carro funebre del non-morto, insieme ai primi piani ottenuti facendo avanzare gli attori verso la macchina da presa, numerose immagini evocative, simboliche e ovviamente, l’inquietante presenza nera del suo protagonista.

Il leggendario e spettrale Conte Orlok, non-morto e senza storia, con la testa calva e il profilo affilato, occhi sbarrati anche quando emergono dalle assi della bara, lunghe dita e corpo adunco che incombono con l’ombra sull’interpretazione a dir poco stanislavskijana del caratterista Max Schrek, sempre pronto a replicare i movimenti furtivi degli animali e assecondare l’atmosfera terrificante, agevolata sul set da suggestioni e deliri del regista.

Il non-essere più simile ad un roditore e il Nosferatu slavo “nosufur-atu” che deriva dal greco “nosophoros” o “portatore di calamità”.

La sagoma spettrale che si leva dal sepolcro, sorge dal nulla e incombe con le ombre ”fuori sincrono” sulle vittime inermi e tutti gli altri personaggi. Il servile commerciante di terreni Knock (Alexander Granach), il giovane e sicuro Hutter (Gustav von Wangenheim) spedito in Transilvania per curare la transizione immobiliare con il conte, la povera Ellen (Greta Schroeder), sacrificata per far sorgere sulla città liberata dalla minaccia del mostro.

Personaggi e trama liberamente ispirati al Dracula romanzesco di Bram Stoker e un’idea di Albin Grau, nell’adattamento non autorizzato di Henrik Galeen che cambiare titolo, nomi dei personaggi e località (da Londra a Wisborg), non bastarono a salvare dalla causa per violazione del diritto d’autore vinta dagli eredi e la condanna che ordinò la distruzione di tutte le copie della pellicola, tranne quella salvata dal disobbediente Murnau e giunta sino a noi.

Nosferatu resta lo spettrale simbolo dei peggiori incubi degli uomini e dei tedeschi, dell’irruzione violenta di un elemento irrazionale nel tessuto della realtà borghese ottocentesca, rafforzato dalla fotografia di Fritz Arno Wagner, la musica di Hans Erdmann eseguita dal vivo durante la proiezione, le didascalie che accompagnano le immagini (“e quando attraversò il ponte i fantasmi gli andarono incontro!”)

“L’ombra di Nosferatu presenta allo stato più puro l’effetto della minaccia. L’ombra si prolunga all’infinito…”

Il vampiro (“Nosferatu” in lingua romena) assetato di sangue, apparteneva sin dal tardo medioevo all’immaginario tedesco (applicata al signore feudale, all’usuraio ebreo, come al contagio della peste) che ha dato vita a miti e fate, insieme alle incursioni nel mondo dell’occultismo.

Anche per questa ragione, l’ombra del vampiro di Murnau striscia da quasi un secolo su analisi nutrite da chiavi di lettura psicoanalitica e psico-sociologica, metafisico-esistenziale o romantico-dostoevskiana, senza trascurare le visioni profetiche del tiranno che Siegfried Kracauer (in From Caligari to Hitler, A psicological history of the German film, Princeton University Press, 1947) rinviene in pellicole come Nosferatu, Caligari, Der Golem, Homunculus, Lo studente di Praga, insieme ai silenti e primigeni incubi della Repubblica di Weimar, nel paese ben presto in balia dell’ideologia del nazismo.

Un sublime capolavoro dei primi del novecento, ancora in grado di turbare con il sinistro spaesamento che affiora dall’ombra spettrale, inquietante e indimenticabile del “mostro”, presagio del male puro.

[rating title=”Voto di cut-tv’s” value=”10″ layout=”left”]

Nosferatu il vampiro (Eine Symphonie des Grauens, Germania/1921, 106′) di Friedrich Wilhelm Murnau, con Max Schreck (conte Orlok/Nosferatu), Greta Schröder (Ellen Hutter), Ruth Landshoff (Ruth), Gustav von Wangenheim (Hutter), Alexander Granach (Knock), Georg Heinrich Schnell (Harding), John Gottowt (professor Bulwer), Gustav Botz (professor Sievers), Max Nemetz (capitano). Di nuovo al cinema con Il Cinema Ritrovato da lunedì 8 febbraio 2016.

Nosveratu: curiosità e leggende

Pur avendo apertamente tratto il film dal romanzo di Bram Stoker, realizzandolo senza autorizzazione degli eredi, ricorrendo all’escamotage di cambiare i nomi dei protagonisti, Murnau mise il suo vampiro al centro di una causa intentata dalla vedova Stoker contro la casa produttrice.

Florence Stoker, con l’aiuto della British Incorporated Society of Authors, riuscì a far distruggere i negativi originali e molte delle copie di Nosferatu; ma dopo la morte della vedova, qualche copia del film ricomparve, una a quanto pare nascosta dallo stesso Murnau. Alcune furono trasferite alla Universal, che dal 1928 aveva acquistato i diritti del libro, per poi comparire, in una versione inglese e una francese, con i nomi dei personaggi cambiati secondo la versione di Stoker.

A quanto pare l’unica copia completa ed originale del film è posseduta dal collezionista tedesco Jens Geutebrück.

Girano differenti versioni di questo film: una da 97 minuti, una da 87 e un’altra da 72. In esse cambiano anche i nomi: Ellen può diventare Mina e Wisborg diventa Brema.

Il film fu girato tra l’agosto e l’ottobre 1921, in Germania, Slovacchia e Svezia, prodotto dalla “Prana” di Albin Grau.

Location del film:

Mar Baltico
Helgoland (Germania)
Lauenburg (Germania)
Lubecca (Germania)
Pomerania (Germania)
Rostock (Germania)
Wismar (Germania)
Dolný Kubín (Slovacchia)
Monti Tatra (Slovacchia)
Castello di Orava (Slovacchia)
Oravský Podzámok (Slovacchia)
Váh (Slovacchia)

La dimora del conte Orlok in Transilvania è il famoso castello Oravsky in Slovacchia.

Il castello distrutto del conte Orlok che di vede nell’immagine dopo la distruzione finale non è invece Stary hrad in Slovacchia, nelle vicinanze del castello di Strecno utilizzato da Herzog nel suo remake del film.

La via della città baltica di Wisborg, dove Hutter diretto al lavoro incontra il dott. Bulwer e si vede nelle scene della peste, è in un cortile interno della Glockengiesserstasse di Lubecca, in Germania.

La nuova dimora del conte Orlok a Wisborg, è nei magazzini del sale (Salzspeicher) di Lubecca (Germania), utilizzati anche nel remake di Herzog.

Il porto di Wisborg dove arriva la nave con il carico di morte è in realtà il porto di Wismar in Germania.

Max Schreck era considerato da F.W. Murnanu, tanto ‘in parte’, da limitarsi ad aggiungere pochi particolari al suo personaggio, come denti finti (incisivi da topo), orecchie a punta e unghie affilate.

Max Schreck si intravede sullo schermo prima della presentazione del suo personaggio, apparendo velocemente opposto a Hutter nell’ufficio di Knock.

Nosferatu si vede per un totale di 9 minuti nell’intero film.

Nel film non si vede mai Orlock battere le palpebre.

Non mancano le leggende che aleggiano intorno al film, come quella che sostiene che Murnau si sia recato nei Carpazi per cercare un vero vampiro, o che lo stesso Murnau si celerebbe sotto il trucco mostruoso del conte Orlok, al posto dell’attore Maximilian Schreck, traducibile in italiano come “massimo spavento”, in tedesco come “massimo orrore (o terrore)”, in slavo come “portatore di piaghe”, coincidenza comunque sfruttate dal regista.

Indipendentemente dalle sinistre coincidenze alimentate durante e dopo la realizzazione di Nosferatu, con tanto di troupe terrorizzata da questa figura mai vista senza trucco, Max Shreck era un attore nato a Berlino l’11 giugno del 1879, che arrivava dal mondo del Teatro e la compagnia del celebre Max Reinhardt, si vocifera avesse lavorato anche con Stanislavski in persona, ma aveva comunque già recitato in “Der Richter Von Zalamea” diretto da Ludwig Berger per la Decla Bioscop, prima di venire scritturato dalla Prana Film per la loro prima e unica produzione, dopo la quale continuò a recitare in più di 20 film, compreso “Die Straße” di Karl Grune per la Stern Film, dove interpreta un cieco che usa gli occhi di una bambina per orientarsi nel mondo.

Alla storia della lavorazione del film e i suoi metodi di ripresa cinematografica, è dedicato il film “L’ombra del vampiro” diretto da E. Elias Merhige nel 2000, con John Malkovich nei panni di Murnau e Willem Dafoe in quelli sinistri di Max Schreck, cavalcando la fantasiosa ipotesi leggendaria che fosse un vero e proprio vampiro e non un attore teatrale.

[quote layout=”big” cite=”Werner Herzog]”Non ho voluto rifare Nosferatu il vampiro di Murnau. Il mio film basta a se stesso. Si tratta di una versione assolutamente nuova.
Il Nosferatu di Murnau, realizzato nel 1922, è il più visionario di tutti i film tedeschi. Un film premonitore, che profetizza l’ascesa del nazismo mostrando l’invasione della Germania a opera di Dracula e dei suoi ratti portatori di peste. Ha dato al cinema tedesco una legittimità che si era perduta nell’epoca di Hitler. A mio giudizio è sotto questo aspetto che il film riveste una certa importanza….
D’altro canto, il genere cinematografico dei film sui vampiri non è più trattato con rispetto dai cineasti da quasi mezzo secolo, probabilmente da Vampyr. Da allora non ha fatto altro che proseguire nel suo declino, con i film inglesi della Hammer e altri ancora peggiori. Al limite potremmo citare Per favore… non mordermi sul collo, ma si tratta di una semplice parodia, un’opera realizzata con un palese intento derisorio da Polanski.” [/quote]

Nel Nosferatu di Murnau la Transilvania è rappresentata come un luogo selvaggio, una landa oscura e misteriosa piena di vampiri e animali spaventosi, ai quali il regista aggiunge anche una iena.

Tra i primati del film si annoverano: una sequenza stampata in negativo (l’arrivo di Hutter in carrozza al castello di Orlok); la prima ripresa cinematografica di una Hydra, piccolo animale acquatico di forma polipoide appartenente al phylum Cnidaria; la prima ripresa cinematografica di una pianta carnivora realmente esistente in natura, la Dionaea muscipula, specie presente negli USA, che per l’epoca doveva essere una rarità senza precedenti.

Il film, considerato troppo pauroso, venne bandito in Svezia fino al 1972.

Nel 1930, all’insaputa di Murnau, Waldemar Roger realizzò, a partire da un negativo originale, una versione sonora intitolata Die Zwölfte Stunde (o anche Eine Nacht des Grauens). All’originale furono aggiunte scene girate per l’occasione in cui Hans Behal interpretava il ruolo di un prete e altre di tipo folkloristico-descrittivo. La musica fu composta da Georg Fliebiger.

Il lavoro scientifico di Luciano Berriatúa effettuato sui film diretti da Friedrich Wilhelm Murnau ha consentito di poter vedere in copie complete e filologicamente corrette i film del grande maestro tedesco. Fino a pochi anni fa si credeva che Nosferatu – Eine Symphonie des Grauens (1922; Nosferatu il vampiro) fosse un film in bianco e nero; le ricerche svolte presso le cineteche dei vari Paesi hanno permesso di scoprire che il film era in realtà colorato per imbibizione e viraggi. I restauri condotti (1981, 1984 e 2006) hanno così potuto ripristinare le corrette colorazioni e il corretto montaggio (dimostrando tra l’altro che non tutte le volte la ‘versione più lunga’ è quella più corretta).

Il trailer che segue è del restauro in HD disponibile dal 18 novembre 2013, rilasciato come parte della serie Masters of Cinema di Eureka Entertainment.

La versione proiettata il 26 giugno 2011 nella Piazza Maggiore di Bologna in occasione della XXV edizione della rassegna Il Cinema Ritrovato, (dopo la versione restaurata di Voyage dans la lune di Méliès), era del restauro promosso da Friedrich-Wilhelm MurnauStiftung, con la nuova partitura musicale composta da Timothy Brock ed eseguite dall’Orchestra del Teatro Comunale. Per l’esattezza adattamento e riorchestrazione dell’opera Der Vampyr (1826) di Heinrich Marschner, scelta da F.W. Murnau come concerto d’apertura della prima di Nosferatu il 4 settembre 1922 a Berlino.

Del film fu realizzato il remake “Nosferatu, il principe della notte” di Werner Herzog nel 1979, con Klaus Kinski nel ruolo del vampiro e Isabelle Adjani in quelli di Lucy Harker. Nove anni dopo, “Nosferatu a Venezia“, che vedeva Kinski ancora una volta nel ruolo del protagonista fu diretto da Mario Caiano, sostituito (a causa dei forti contrasti con Kinski) dal produttore Augusto Caminito, ma di fatto si deve allo stesso Kinski e a Luigi Cozzi.

Tim Burton in “Batman – Il Ritorno” (Batman Returns, 1992) gli ha reso omaggio battezzando “Max Schreck” il sinistro uomo d’affari interpretato da Christopher Walken.

Ispirato alla cavalcata selvaggia del carro funebre di Nosferatu, in “Arancia meccanica”, Stanley Kubrick ha girato interamente in retroproiezione le scorribande notturne di Alex e dei suoi drughi.

Alcuni fotogrammi del film, appaiono anche nel montato ufficiale del video realizzato per “Under Pressure” dei Queen con David Bowie.

Infondendo un tocco rock e modernità al fascino sublime delle scene, il gruppo dei ‘Belladonna’ ne ha composto una colonna sonora originale, suonata dal vivo al Palazzo delle Esposizioni di Roma (il 20 e il 21 novembre 2008) e al Dubai International Film Festival (il 13 dicembre 2008).

Anche il gruppo polacco nu-jazz degli Skalpel sembra essersi lasciato ispirare dal film di Murnau.

Via | Il Cinema Ritrovato – Kinopoisk – Wikipedia – Il Davidotti