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Il figlio di Saul: le recensioni Straniere e Italiane

I pareri dei critici sul dramma candidato agli Oscar 2016

di carla
pubblicato 26 Gennaio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 09:17

E’ nelle nostre sale dal 21 gennaio il film drammatico Il figlio di Saul (Saul fia), candidato al Premio Oscar come miglior film straniero per l’Ungheria. La pellicola è diretta da László Nemes e interpretata da Géza Röhrig, Levente Molnar, Urs Rechn, Todd Charmont, Kamil Dobrowolski, Björn Freiberg, Attila Fritz, Christian Harting, Uwe Lauer, Sandor Zsoter.

Saul Ausländer fa parte dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul scopre il cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo figlio.

Dopo la nostra recensione positiva, ecco i pareri dei critici Stranieri e Italiani. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, il film ha raccolto il 93% di voti positivi.

Christopher Orr – The Atlantic: Il film è clinico nel suo accumulo di piccoli dettagli e onirico nella sua esecuzione, un incubo a occhi aperti.

Ann Hornaday – Washington Post: un genere cinematografico impantanato nel melodramma pietistico è stato praticamente reinventato con senso ed onestà: Voto: 4/4

Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Un dramma dell’Olocausto come non avete mai visto prima. Voto: 4.5 / 5

Peter Howell – Toronto Star: il regista porta a casa la realtà dell’orrore nazista, mentre lascia il gran terrore all’immaginazione. Voto: 4/4

Inkoo Kang – TheWrap: un dramma teso, duro, e superlativo con una sceneggiatura irresistibilmente ambigua. Voto: 100/100

Christy Lemire – RogerEbert.com: siamo nelle mani di un regista che vuole raccontare la storia della Shoah da una prospettiva diversa da quella che abbiamo visto prima nei film: una più personale ed intima. Voto: 3.5 / 4

Peter Travers – Rolling Stone: Un capolavoro. Non si limita a testimoniare l’orrore, lo senti nelle ossa. Voto: 3.5 / 4

A.O. Scott – New York Times: Si tratta di un thriller avvolto intorno ad un’allegoria.

Joe Morgenstern – Wall Street Journal: un grande film.

Kenneth Turan – Los Angeles Times: Non importa quanti film sull’Olocausto hai visto, non ne hai mai visto uno come questo.

Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: László Nemes racconta la storia in un nuovo e rivoluzionario modo, ed è devastante. Voto: A

Anthony Lane – The New Yorker: La cosa straordinaria è che “Il figlio di Saul” è un debutto: Nemes non ha mai diretto un lungometraggio prima.

Kate Taylor – Globe and Mail: Un unico onesto dramma dell’Olocausto. Voto: 4/4

Justin Chang – Variety: un potente, truce ed inflessibile dramma dell’Olocausto.

Fulvia Caprara – La Stampa: “Gaza non è un attore, ma un poeta e scrittore ungherese che vive a New York – spiega il regista Laszlo Nemes – l’ho scelto perché è una persona in costante movimento: a volte sembra bello e altre brutto, è sagace e lento, emotivo e imperturbabile”. L’interprete necessario di un esordio eccezionale, in cui la forma si fa contenuto e viceversa. Una performance miracolosa, di quelle che il cinema regala di rado.

Maurizio Acerbi – il Giornale: Il figlio di Saul è una vera meraviglia come, purtroppo, capita , ormai, sempre più di rado di vedere. Un film di una bellezza maledetta, diretto da un regista esordiente, l’ungherese Laszlo Nemes, un nome da tenere bene in mente per il futuro (…) Questo è grande cinema. Perdere questo film, sarebbe un delitto.

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