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Mózes, il pesce e la colomba: al cinema con i fantasmi di famiglia

Il surreale percorso di liberazione dai fantasmi di famiglia e dal disagio, arriva al cinema con ironia, leggerezza e il realismo magico di Mózes, il pesce e la colomba

di cuttv
pubblicato 6 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 09:07

Mózes ha un problema scomodo e ingombrante …

I rapporti di famiglia sono sempre complicati e districarsi dalle piccole e grandi ossessioni/perversioni alle quali ci sottopongono, può richiedere percorsi a dir poco bizzarri, quanto quello che Virág Zomborácz ha scelto per il racconto di formazione del giovane protagonista di Mózes, il pesce e la colomba (Utóélet).

Mózes (Márton Kristóf) è un ventenne insicuro che vorrebbe solo una vita normale, ma dopo gli studi di teologia e un breve periodo passato in una struttura psichiatrica, torna a vivere con la famiglia ultra-tradizionale in un villaggio nella pianura ungherese.

Torna al rapporto ossessionante con il padre (László Gálffi), autoritario pastore protestante che tiene in soggezione la madre sottomessa Teréz (Krisztina Kinczli), la figlia adottiva timida e schiva Ramóna (Lili Rozina Hang), l’invadente Zia Janka (Eszter Csákányi), lui anche quando muore e l’amletico fantasma paterno inizia a pedinare Mózes che è l’unico in grado di vederlo.

Una presenza scomoda e ingombrante dalla quale Mózes prova a liberarsi, ricorrendo anche all’aiuto e le strane pratiche suggerite dall’amico meccanico József Gyabronka (Zsolt Anger) appassionato di spiritismo, fino a quando capisce di dover portare a termine le opere lasciate in sospeso dal padre-Pastore, sostenuto dalla perplessa Angéla (Andrea Petrik Teréz), giovane ex tossicodipendente che lavora per la Parrocchia in un progetto di recupero sociale.

Un percorso di liberazione dal disagio e di elaborazione del lutto intrapreso da “Mózes, il pesce e la colomba”, attraverso un riscrittura della realtà attenta al bisogno umano di entrare in sintonia con gli aspetti più irrazionali ed ‘esoterici’ dell’esistenza, con la giusta dose di leggerezza ed ironia.

L’opera di esordio alla regia di Virág Zomborácz, con la sceneggiatura vincitrice del Media European Talent prize a Cannes 2011 e la produzione di Ferenc Pusztai, dopo aver vinto la 33esima edizione di Bergamo Film Meeting e ottenuto riconoscimenti ai festival di Cannes, Valladolid, Vilnius e Timisoara, arriva nelle sale italiane da giovedì 11 febbraio 2016, distribuito da Lab 80 film con la collaborazione di Bergamo Film Meeting.


Mózes, il pesce e la colomba: note di regia

Mózes, il pesce e la colomba (Utóélet) è una commedia di formazione che, invece di affrontare i conflitti sociali, guarda principalmente all’individuo e alle istanze della psiche umana. I temi centrali sono il rapporto padre-figlio e la famiglia, la mutazione dei valori tradizionali e la possibilità di comunicazione. Il protagonista è Mózes, un giovane ventenne che non desidera altro che una vita normale. Ma le persone intorno a lui e il (quasi letteralmente) ossessionante padre lo spingono di continuo in situazioni in cui non può far altro che reagire. Sebbene le sue azioni terminino in fiaschi, queste servono a forgiare Mózes in un eroe adulto, attivo e indipendente. Il fantasma del padre, che è reale agli occhi del ragazzo, può anche essere visto come un’allucinazione, una reazione al suo disagio o magari, più precisamente, come una proiezione del processo di elaborazione del lutto. E così il fantasma, all’inizio completamente disorientato, a poco a poco diventa sempre più a fuoco, fino ad arrivare ad accettare il figlio per quello che è.
Virág Zomborácz

Intervista a Virág Zomborácz

È vero che l’idea per il soggetto di Mózes ti è venuta dopo aver sognato tuo padre in veste di fantasma?
Sì, è vero. Dopo che mio padre è morto l’ho sognato diverse volte e nei miei sogni ero consapevole del fatto che il fantasma era lui, ma non mi riconosceva e mi diceva cose senza senso. Non si ricordava di chi io fossi. Ne parlai a mio fratello e lui mi disse di aver fatto sogni molto simili. Nei suoi sogni nostro padre sembrava ingenuo, come un bambino, faceva domande infantili. E questa è l’origine di Mózes.

Il film comprende diversi argomenti difficili e delicati, ad esempio la morte e il disagio psichico, ma non mancano ironia e leggerezza: qual è l’importanza di questi ingredienti?
Ironia e leggerezza sono molto importanti, sono diventati la mia corazza nelle battaglie di ogni giorno. Questo l’ho imparato dalla mia famiglia: contrariamente al padre di Mózes nel film, mio padre era un uomo che sapeva essere leggero, divertente e sensibile.

In Mózes si trovano temi intimi e legati alla sfera affettiva e psicologica. Perché hai scelto questa prospettiva? Ed esiste secondo te una prospettiva femminile nel cinema?
Senza dubbio sono convinta che esiste una prospettiva femminile, perché uomini e donne crescono in modi diversi, con regole diverse, anche se a volte non ne siamo consapevoli, e tutto questo forma il nostro modo di vivere e di vedere il mondo. Ma ci sono anche differenze tra le persone che non c’entrano con il genere, che sono legate ai luoghi in cui si cresce e ai vissuti personali. In questo film non mi sono concentrata sulla mia visione “al femminile”, volevo piuttosto mostrare relazioni e ruoli che ognuno può comprendere, a prescindere dal suo genere di appartenenza.

Quali sono le condizioni in cui lavorano oggi i giovani registi in Ungheria?
Ad eccezione di pochi apprezzati registi, la maggior parte di noi per vivere fa qualcos’altro oltre ai film. Teatro, lavori commerciali, videoclip musicali e via dicendo. Mentre lavoro al mio prossimo film, ad esempio, io per vivere scrivo sceneggiature per le serie tv di HBO Europe.

Bergamo Film Meeting, di cui con Mózes hai vinto la 33esima edizione, nel 2002 ha ospitato una retrospettiva dedicata a Béla Tarr e quest’anno ne dedica una a Miklós Jancsó: quanto hanno contato gli autori ungheresi nella tua formazione?
Nutro molto affetto verso il cinema e i film della mia infanzia. Ho iniziato a scrivere sceneggiature quando avevo sei anni. Beh, non ero certo una bambina diversa dagli altri, queste composizioni precoci erano esattamente quello che si può immaginare possa scrivere un bambino di sei anni. Credo che mia madre le conservi ancora oggi. Io sono cresciuta in periferia, in un quartiere operaio, gli stimoli mi arrivavano più dalla televisione che dal cinema e dall’arte. Sono stata influenzata più dai film di Bud Spencer e Terence Hill che dal cinema ungherese. Béla Tarr e Miklós Jancsó li ho conosciuti studiando, ho cominciato ad apprezzarli dopo i vent’anni.

Mózes, il pesce e la colomba: Festival e premi

Bergamo Film Meeting 2015 – Primo Premio
Minneapolis St. Pauls International Film Festival 2015
Palm Springs International Film Festival 2015
Portland International Film Festival 2015
Pune International Film Festival 2015
San Jose Cinequest 2015
Taipei Golden Horse Fantastic Film Festival 2015
Timisoara Ceau, Cinema! European Film Festival 2015 – Audience Award Tromso International Film Festival 2015
Vilnius International Film Festival 2015 – Best Actor Márton Kristóf Athens PANORAMA 2014
Braunschweig International Film Festival 2014
Calcutta International Film Festival 2014
Canberra International Film Festival 2014
Istanbul Rendez-Vous 2014
Karlovy Vary International Film Festival (East of the West) 2014 Katowice Ars Independent Festival 2014
Valladolid International Film Festival 2014 – Best Feature Film
MEDIA European Talent Prize Cannes 2011 (premio per la sceneggiatura)

Via | Lab 80 film