Home Curiosità Il film Doc non può avere complessi di inferiorità ma attenzione alla tv

Il film Doc non può avere complessi di inferiorità ma attenzione alla tv

Vado a San Benedetto del Tronto, città dove è rinato il documentassimo italiano, per presentare il mio “1200 km di bellezza” realizzato per Istituto Luce Cinecittà…il significato di questa proiezione…

pubblicato 15 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:40

Sarà un’intera giornata di cinema, quella organizzata dalla Fondazione Libero Bizzarri che lavora a trecentosessanta gradi nel cinema del documentario e dintorni. Il direttore Fabrizio Pesiri ha percorso un lungo cammino all’interno della Fondazione e del Festival Libero Bizzarri, vent’anni di attività, e ora lo guida con calma e perizia. L’ho visto crescere nel tempo e so quanto, lui e gli altri della Fondazione , abbiano sperimentato, e adesso colgono pienamente stima e visione del documentassimo italiano, da sempre figlio di un dio minore.

Torno volentieri a San Benedetto per una intera giornata di cinema: il 29 febbraio prossimo, dal mattino alla notte. Al mattino la proiezione di Una giornata particolare, il bellissimo film di Ettore Scola, davanti e con gli studenti della città e regione, per ricordare il regista, amico del Festival e poi riflettere sulla sua opera complessiva; nel pomeriggio tardi e in serata la presentazione del mio libro Pier Paolo Pasolini vivere e sopravvivere, (ed. Lindau), quindi la proiezione del film 1200 km di bellezza che ho realizzato per l’Istituto Luce Cinecittà, presieduto e diretto da Roberto Cicutto.

Sarà una giornata bellissima, m’impegnerò al massimo non per guidarla (San Benedetto mi conosce) ma per rientrare in seno a una ricerca nel campo dl cinema che non deve finire, anzi va rilanciata e potenziata. Quando cominciò il Festival a SBT c’era aria di pionierismo che a poco a poco, grazie anche al fatto che il doc fu assunto nel mare grande del cinema senza complessi di inferiorità, fu assorbito e proposto in una linea nuova. Non più noiosi documentari che menavano spesso il can per l’aia e sopravvivevano con magre sovvenzioni dello stato, depredate quasi sempre da produttori raccomandati e dediti alla persecuzione dell’autore, tagliando sostegni e tempi di lavorazione.

SBT si è sempre battuta dalla parte degli autori e dei produttori intelligenti, non sfruttatori; dal Festival sono passati tutti i grandi registi italiani e molti stranieri, da Wieseman e a Greeneway. Sono passati innumerevoli giovani documentaristi italiani che sono andati a mietere riconoscimenti in Italia e fuori Italia.

Non si è costruito sulla sabbia, benché SBT sia sempre stata una bellissima spiaggia (paragonata persino a quelle della California) e una città di pescatori in tutto il mediterraneo e nell’Oceano Atlantico. Si è costruito e la terra è solida. Ci rimetto volentieri piede e ho proposto di intitolare la giornata “In che paese siamo”. Scola, Pasolini, la Bellezza sono capitoli di questo racconto, tra luci e ombre, comunque con le speranze che le attività di successo di SBT impongono.

Rosi ha vinto a Venezia ed è stato invitato a Berlino. E’ un segnale importante. Ma un pericolo c’è: il nuovo documentassimo non può e non deve avere niente in comune con la tv. La tv mente quasi sempre per volontà di gran parte dei suoi dirigenti che manipolano e impongono agli autori di manipolata le realtà. In tv non c’è più la realtà. Il lavoro da fare è andare oltre la manipolazione. La Bellezza di questa lotta è la Bellezza della possibilità di vincerla ora che qualcosa e qualcuno esiste, e lo dimostra.