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Il caso Spotlight: le recensioni Straniere e Italiane

I pareri dei critici sul bellissimo film “Il caso Spotlight” di Thomas McCarthy

di carla
pubblicato 22 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:35

Ho visto Il caso Spotlight proprio l’altro giorno e ne sono rimasta davvero colpita. Perché, come aveva dichiarato Mark Ruffalo al Giffoni, è un film Necessario. E ben realizzato e interpretato. Spotlight è diretto da Thomas McCarthy e vede nel cast Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Stanley Tucci, Liev Schreiber, Brian d’Arcy James, John Slattery, Billy Crudup, Len Cariou, Paul Guilfoyle, Jamey Sheridan, Billy Crudup. Dopo la nostra recensione, ecco i pareri dei critici Stranieri e Italiani. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, il film ha raccolto il 96% di voti positivi. Voi l’avete visto? Vi è piaciuto?

Calvin Wilson – St. Louis Post-Dispatch: non è abbastanza buono come “Tutti gli uomini del presidente”, il gold standard dei film sul giornalismo. Ma ci è vicino. Voto: 3.5 / 4

James Berardinelli – ReelViews: Se agli Oscar 2016 ci fosse una categoria Best Cast, vincerebbe Spotlight. Voto: 3.5 / 4

Christy Lemire – ChristyLemire.com: Spotlight è un pezzo esplosivo necessario nel giornalismo. Ed è uno dei migliori film dell’anno. Voto: 4/4

Liz Braun – Toronto Sun: Spotlight è un mistero, un thriller e un dramma umano, ma soprattutto è una lettera d’amore verso il giornalismo investigativo. Voto: 5/5

Ann Hornaday – Washington Post: “Spotlight” è il più bel film di giornalismo della sua epoca, unendo “Quarto Potere” e “Tutti gli uomini del presidente” nel pantheon dei classici del genere. Voto: 4/4

Richard Roeper – Chicago Sun-Times: E’ uno dei migliori film che abbia mai visto sull’arte e la scienza del giornalismo. Voto: 3.5 / 4

Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: Non è necessario essere un drogato di notizie per ammirare questo film. Voto: 4/4

Rene Rodriguez – Miami Herald: Spotlight non sguazza nella gloria dell’etica dei vecchi media o lamenta la morte dei giornali, ma il film celebra i rigorosi standard del giornalismo in questa epoca di click e Twitter. Voto: 4/4

Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Andiamo al sodo: “Spotlight” è un grande film. Voto: 5/5

Randy Myers – San Jose Mercury News: Una delle rappresentazioni più accurate del giornalismo messo su pellicola, forse anche l’esempio migliore che abbiamo mai visto. E’ facilmente uno dei migliori film del 2015. Voto: 4/4

Brian Truitt – USA Today: Spotlight è un capolavoro. Voto: 4/4

Joe Morgenstern – Wall Street Journal: è il miglior film dell’anno, e una rarità tra le innumerevoli drammatizzazioni che pretendono di essere basati su eventi reali.

Elisabeth Donnelly – The New Republic: Il film è corale, costruendo i suoi personaggi lentamente e con attenzione, dando a ciascun attore la possibilità di brillare.

John Anderson – TIME Magazine: Un tour de force emozionale.

AA Dowd – AV Club: Come “Tutti gli uomini del presidente”, è un film che celebra il potere della stampa e mostra i giornalisti fare il loro lavoro, penna e taccuino in mano. Voto: B +

AO Scott – New York Times: “Spotlight” è una detective story avvincente e un dramma superlativo, un solido film procedurale che cerca di affrontare il male, senza sensazionalismi.

Peter Travers – Rolling Stone: un punto di riferimento sul giornalismo investigativo e la detective story più emozionante dell’anno. Michael Keaton e Mark Ruffalo guidano un cast di attori eccezionali che non poteva essere migliore o più pienamente impegnato. Voto: 4/4

Ty Burr – Boston Globe: Il film di Tom McCarthy non trasforma i suoi giornalisti in eroi. Gli fa fare il loro lavoro, con un realismo che attanaglia un pubblico quasi a dispetto di se stesso. Voto: 4/4

Lindsey Bahr – Associated Press: non solo è uno dei migliori film dell’anno, ma uno dei migliori film di giornalismo di tutti i tempi. Voto: 3.5 / 4

Stephanie Zacharek – Village Voice: Spotlight sembra senza tempo e moderno, un film abilmente realizzato che avrebbero potuto essere girato in qualsiasi momento, ma in qualche modo perfetto in questo momento.

JR Jones – Chicago Reader: offre un potente promemoria sul fatto che il giornalismo investigativo è fondamentale per una giusta società, e ne abbiamo bisogno ora più che mai.

Dave Calhoun – Time Out: un film importante e coinvolgente. Voto: 5/5

Alonso Duralde – TheWrap: Se Spotlight avesse soltanto messo insieme i pezzi per dare una grande notizia, sarebbe stato abbastanza interessante, ma il film approfondisce molte idee provocatorie e sottotrame.

Todd McCarthy – Hollywood Reporter: Gli attori principali non hanno molto da fare se non intervistare coloro che sono disposti a parlare. Non c’è profondità in questi giornalisti.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Bel film d’impatto morale: ricalca i fatti, fa tifare le coscienze, senza generalizzare né i meriti né le colpe, ma danno la giusta parte di vergogna alla casta degli avvocati speculatori.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Niente cadenze da thriller (…) ma una ricostruzione rigorosa dei fatti; niente toni epici, ma grande risalto al tenace lavoro e al coraggio morale di un pugno di reporter, ben consapevoli che rompere la barriera di omertà nella metropoli più cattolica degli Usa poteva comportare una messa al bando sociale e professionale (…) E gli spettatori, scrivendo su Internet giudizi del tipo «Meraviglioso dramma sull’importanza del giornalismo investigativo», hanno dimostrato di averne afferrato in pieno la sostanza.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero: (…) gran bel film (…) La forza della sceneggiatura e la bravura fenomenale degli attori fa il resto. Con l’aria (e il cinema) che tira, un formidabile antidoto al nichilismo e al populismo dilaganti. E scusate se è poco.

Maurizio Acerbi – il Giornale: La pellicola diretta da Thomas McCarthy riesce, in maniera efficace, a far rivivere allo spettatore quei momenti, grazie ad un cast dove ogni attore e attrice è perfettamente nella parte. (…) Una pellicola che volutamente non ha guizzi, ma che racconta un modo di fare giornalismo spazzato via, come tante altre cose, l’11 settembre di quel 2001.

Roberto Nepoti – la Repubblica: è un film che andrebbe mostrato nelle scuole di giornalismo. Di regola, il cinema ha fatto dei reporter o degli eroi, oppure dei bastardi da prendere con le molle; mai, o quasi (con la parziale eccezione di Tutti gli uomini del Presidente), ci ha mostrato come debba svolgersi un’inchiesta giornalistica. Lo fa qui.

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