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Peggy Guggenheim: Art Addict al cinema

La voce inedita di Peggy Guggenheim racconta se stessa con la vita selvaggia e iconoclasta di una delle donne più potenti della storia dell’arte

di cuttv
pubblicato 28 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:19

Ci sono donne destinate a cambiare il mondo, altre a lasciare solo un segno indelebile nella sua storia. L’anticonformista e determinata Marguerite “Peggy” Guggenheim, ci ha lasciato uno dei più importanti musei italiani sull’arte europea e americana della prima metà del XX secolo, con la ricca Collezione Peggy Guggenheim esposta nel Palazzo Venier dei Leoni di Venezia, sin dal 1951.

L’eccentrica erede della fortuna dei Guggenheim che vivendo e respirato arte, ha lavorato in una libreria e inaugurato gallerie, frequentato intellettuali e artisti, ha comprato arte surrealista, cubista ed espressionista quando nessuno pensava valesse niente, come ha sostenuto artisti del calibro di Djuna Barnes e Jackson Pollock quando erano ancora sconosciuti, ha contrabbandato la sua collezione d’arte di Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale e comprando un palazzo veneziano per esporla.

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#TBT #ThrowBackThursday – "Nell’inverno del 1946 chiesi ad Alexander Calder una spalliera per il letto: volevo qualcosa…

Pubblicato da The Peggy Guggenheim Collection su Giovedì 25 febbraio 2016

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Peggy Guggenheim svolse un ruolo determinante nella storia dell’arte del Novecento. Era solita dire che era suo dovere proteggere l’arte del suo tempo e a questa vocazione e alla creazione del suo museo dedicò buona parte della vita.

Peggy nasce il 26 agosto 1898 da Benjamin Guggenheim e Florette Seligman. Benjamin Guggenheim è uno dei sette figli di Meyer Guggenheim, emigrato negli Stati Uniti dalla Svizzera tedesca a metà Ottocento e fondatore della fortuna di famiglia, basata sull’estrazione mineraria (argento, rame e acciaio) e la lavorazione primaria dei metalli estratti. I Seligmans sono invece una delle maggiori e più importanti famiglie di banchieri americani. Peggy cresce a New York. Nell’aprile del 1912 il padre muore eroicamente nel naufragio del Titanic.

Ancora ventenne, Peggy lavora in una libreria di New York, la Sunwise Turn. Qui frequenta e fa amicizia con esponenti dei circoli artistici e intellettuali della città e incontra colui che diventerà il suo primo marito, a Parigi nel 1922, Laurence Vail. Vail era un artista di grande talento, scultore Dada e autore di collage. Nel suo romanzo Murder! Murder! descriverà la sua vita tempestosa con Peggy, che ricorda il libro come “una specie di satira sulla nostra vita insieme e nonostante fosse alquanto divertente alcuni passaggi su di me mi offesero”. L’esperienza la preparerà alla vita nell’ambiente dell’avanguardia artistica e letteraria europea.

Nel 1921 Peggy Guggenheim si reca in Europa. Grazie a Laurence Vail (il padre dei suoi due figli Sindbad e Pegeen, pittrice), si ritrova presto a frequentare la Parigi bohémienne degli espatriati americani. Molte delle amicizie che stringe allora, ad esempio con Constantin Brancusi, Djuna Barnes e Marcel Duchamp, dureranno per tutta la vita. Benché resti sempre in buoni rapporti con Vail, lo lascia nel 1928 per l’intellettuale inglese John Holms, che sarà il grande amore della sua vita. Una descrizione dettagliata di Holms, un eroe di guerra che non riusciva più a scrivere, ce la offre Edwin Muir, nel quinto capitolo della sua autobiografia, dove si legge che: “Holms era l’uomo più straordinario che abbia mai incontrato”. Purtroppo Holms morirà tragicamente, ancora giovane, nel 1934.

Nel 1937 l’amica Peggy Waldman la incoraggia ad aprire una galleria d’arte a Londra. Inaugurando nel gennaio 1938 la galleria Guggenheim Jeune, a quarant’anni Peggy inizia una carriera che influenzerà in maniera significativa il corso dell’arte dell’ultimo dopoguerra. È l’amico Samuel Beckett che insiste affinché si interessi all’arte contemporanea, in quanto “qualcosa di vivente”, ed è Marcel Duchamp che le presenta gli artisti e le insegna, come ella ebbe a dire, “la differenza tra l’arte astratta e surrealista”. La prima mostra fu dedicata a Jean Cocteau, la seconda a Vasily Kandinsky, mai esposto prima d’allora in Inghilterra.

Nel 1939, stanca della galleria, Peggy decide invece di “di aprire un museo d’arte moderna a Londra”, con Herbert Read, conosciuto nel frattempo, a dirigerlo.
Sin dall’inizio il museo doveva ispirarsi a principi storici e un elenco degli artisti che dovevano esservi rappresentati viene redatto da Herbert Read. Questo elenco, successivamente revisionato da Marcel Duchamp e Nellie van Doesburg, formerà la base della collezione.

Nel 1939-40, ignorando apparentemente la guerra, Peggy Guggenheim acquista numerose opere per il futuro museo, determinata a “comprare un quadro al giorno”. Compra in quel periodo alcune delle opere che sono tuttora nella collezione del museo, come i quadri di Francis Picabia, Georges Braque, Salvador Dalí e Piet Mondrian. Stupisce anche Fernand Léger acquistando il suo quadro Uomini in città il giorno in cui Hitler invade la Norvegia. Acquista poi Uccello nello spazio di Brancusi mentre i tedeschi si avvicinano a Parigi, e solo allora si decide a ritornare nella nativa New York.

Nel luglio 1941 Peggy lascia la Francia occupata per ritornare nella nativa New York, dopo aver aiutato molti altri artisti a lasciare l’Europa, come ad esempio Max Ernst che sposerà alcuni mesi dopo (divorzieranno però nel 1943).

Peggy inizia subito a cercare un luogo dove poter realizzare il museo di arte moderna che le sta a cuore e nel frattempo continua a collezionare opere d’arte. E così, nell’ottobre del 1942, inaugura la sua galleria/museo Art of This Century. Creata dall’architetto di origini austriaco-rumene Frederick Kiesler, la galleria si compone di spazi espositivi molto particolare e innovativi, che la rendono presto una delle più stimolanti sedi espositive di arte contemporanea di New York.

Della serata inaugurale Peggy Guggenheim ricorda: “Indossai un orecchino di Tanguy e uno di Calder, per dimostrare la mia imparzialità tra l’arte surrealista e quella astratta”. Peggy vi espone la propria collezione di arte cubista, astratta e surrealista, di cui redige un catalogo straordinario grazie ad André Breton, e con una copertina disegnata da Max Ernst. Vi organizza inoltre mostre temporanee dedicate ai maggiori artisti europei e a numerosi artisti americani allora sconosciuti, come Robert Motherwell, William Baziotes, Mark Rothko, David Hare, Janet Sobel, Robert de Niro Sr, Clyfford Still, e soprattutto Jackson Pollock, la “stella” della galleria, cui viene dedicata la sua prima personale nel novembre del 1943. A partire dal luglio 1943 Pollock riceve un appannaggio mensile dalla galleria di Peggy, che lo promuove vendendone le opere. Peggy gli commissiona, inoltre, la sua opera più grande: un Murale in seguito da lei donato al museo dell’Università dell’Iowa.

Pollock e gli altri artisti esposti in galleria diventeranno i pionieri dell’Espressionismo Astratto americano, ispirato per larga parte al Surrealismo, conosciuto proprio grazie alla galleria. Peggy Guggenheim e il suo amico e assistente Howard Putzel offrono, inoltre, appoggio e incoraggiamento agli esponenti della nascente avanguardia newyorkese. E così Peggy e la sua collezione svolgono un ruolo chiave nella nascita e nello sviluppo del primo movimento artistico americano di rilievo internazionale.

Nel 1947 Peggy Guggenheim decide di ritornare in Europa. Nel 1948 viene invitata ad esporre la collezione alla prima Biennale di Venezia dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Le opere di artisti come Arshile Gorky, jackson Pollock e Mark Rothko sono così esposte per la prima volta in Europa. La presenza di opere cubiste, astratte e surrealiste rende il padiglione greco, dove la collezione viene allestita, l’esposizione più completa e coerente del modernismo mai presentata fino ad allora in Italia.

Alla fine del 1948 Peggy acquista a Venezia Palazzo Venier dei Leoni. Vi si trasferisce con la sua collezione e lo apre al pubblico nel 1951, dopo avere inaugurato nel 1949 una mostra di sculture allestita nel giardino interno, curata da Giuseppe Marchiori.

Nel 1950 organizza, nell’Ala Napoleonica del Museo Correr a Venezia la prima personale di Jackson Pollock in Italia. Nel frattempo la sua collezione è esposta a Firenze e a Milano, quindi ad Amsterdam, Bruxelles e Zurigo. A partire dal 1951 la collezione è nuovamente a Palazzo Venier dei Leoni e comincia ad essere aperta annualmente al pubblico durante i mesi estivi. Nel corso dei trent’anni trascorsi a Venezia Peggy Guggenheim continua a collezionare e ad appoggiare e aiutare gli artisti, come ad esempio Edmondo Bacci e Tancredi Parmeggiani, conosciuti nel 1951. Nel 1962, invece, Peggy Guggenheim viene insignita della cittadinanza onoraria della città di Venezia.

Tra il 1964 e 1975 la collezione viene nuovamente esposta in varie occasioni all’estero: alla Tate Gallery di Londra (1964), a Stoccolma (1966), al Museo Solomon R. Guggenheim di New York (1969), a Parigi (1974), e anche in Italia, a Torino (1975). Nel 1976 Peggy Guggenheim decide di donare il proprio palazzo e le opere d’arte alla Fondazione Solomon R Guggenheim. La Fondazione era stata creata nel 1937 dallo zio di Peggy, Solomon R. Guggenheim, per gestire il proprio museo, che dal 1959 è ospitato nel famoso edificio a spirale di Frank Lloyd Wright.

Peggy Guggenheim muore all’età di 81 anni, il 23 dicembre 1979. Le sue ceneri vengono seppellite nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni, nell’angolo dove ella era solita seppellire i suoi beneamati cagnolini. Da allora la Fondazione Guggenheim ha trasformato la dimora di Peggy in uno dei maggiori musei d’arte moderna al mondo.” title=”Peggy Guggenheim: 1898-1979. Una vita d’arte ed eccessi”]

Una donna scandalosamente all’avanguardia che ha scoperto, incoraggiato e collezionato le opere dei più grandi artisti del suo tempo, non avendo problemi a definirsi narcisista, liberata, solitaria, promiscua, persino ninfomane, in quella registrazione della lunga intervista rilasciata a Jacqueline Bograd Weld poco prima della morte, ritenuta perduta, recuperata da Lisa Immordino Vreeland e resa voce narrante di Peggy Guggenheim: Art Addict.

La voce inedita della schietta e inquieta Peggy Guggenheim, alle prese con il racconto di se stessa e dei suoi eccessi, sullo sfondo dei grandi avvenimenti del secolo, dal naufragio del Titanic, in cui perse la vita il padre, alla Seconda Guerra Mondiale.

Il documentario sulla vita selvaggia e iconoclasta di una delle donne più potenti della storia dell’arte, tra appuntamenti segreti, relazioni spregiudicate, matrimoni e amicizie con personaggi come Samuel Beckett, Max Ernst, Jackson Pollock, Marcel Duchamp.

Dopo l’esordio con «Diana Vreeland: L’imperatrice della moda», Lisa Immordino Vreeland, dirige il film sulla regina ‘eccentrica e inimitabile’ dell’arte del ‘900, sceneggiato con Bernadine Colish e John Northrup, prodotto con Stanley Buchthal, David Koh e Dan Braun.

Peggy Guggenheim: Art Addict, presentato in anteprima ai Festival di Telluride e Tribeca, arriva nelle nostre sale il 14 marzo, distribuito da Feltrinelli Real Cinema e Wanted, dopo l’anteprima del 10 marzo al cinema Odeon di Milano in collaborazione con Safilo, il leader mondiale nell’eyewear che ha festeggiato il suo 80° anniversario con una riedizione in numero limitato del modello di occhiali ispirato a quelli da sole a forma di farfalla, realizzati da Edward Melcarth per l’intraprendente e appassionata collezionista d’arte Peggy Guggenheim.

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