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Little Men: recensione in anteprima del film di Ira Sachs

New York è ancora la vera protagonista di un film di Ira Sachs, il regista di Keep the Lights On e I Toni dell’Amore, che con Little Men esplora gli effetti collaterali della gentrificazione della città sulle persone. Un coming of age cristallino e commovente, forse il miglior film del regista.

pubblicato 30 Aprile 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 12:12

La gentrificazione è uno dei problemi che più fa preoccupare e infuriare molti abitanti di New York. Processo lento e inesorabile in atto da tempo, ha raggiunto vette preoccupanti negli ultimi anni, quando anche i prezzi delle case di Brooklyn hanno cominciato ad avere poco da ‘invidiare’ a quelli già estremi di Manhattan.

Ira Sachs è uno dei ‘cantori’ contemporanei della Grande Mela, capace di mostrarne sia la bellezza che le contraddizioni. Che un film come Little Men arrivi dopo Keep the Lights On e I Toni dell’Amore – Love is Strange è davvero un regalo prezioso dentro una filmografia che comincia seriamente ad avere una coerenza encomiabile.

La famiglia di Jake, giovane ragazzino ancora in età da scuola media, si trasferisce da Manhattan a Brooklyn. Qui c’è un appartamento che il nonno, morto da poco, dava in affitto a una donna latino-americana, Leonor, come spazio per la sua attività di sartoria. Jake incontra suo figlio Tony e i due diventano subito migliori amici. Ma una disputa sull’appartamento tra Leonor e Brian, padre di Tony, minaccia gli equilibri fra le famiglie e la loro amicizia.

New York sarà anche la bellissima città in cui non si dorme mai, ma per Sachs è per davvero una città di contraddizioni dove si scatenano forze troppo grandi, che spesso possono addirittura schiacciare le relazioni. New York resta sempre in disparte nei suoi film (sfido chiunque a trovare un’inquadratura gratuita o turistica sui monumenti famosi), eppure è sempre personaggio fondamentale dell’intreccio.

In Keep the Lights On i due protagonisti s’innamoravano dopo essersi trovati molto facilmente attraverso una hotline, e per 10 anni si lasciavano e ritrovavano, invischiati in una turbolenta relazione dove le loro dipendenze facevano spesso la parte da leoni. Ne I Toni dell’Amore era invece la rete di conseguenze che s’instaurava dopo il matrimonio tra i due anziani sposi dello stesso sesso a mettere in difficoltà i neo-coniugi e le famiglie di entrambi.

Insomma: New York è un contesto difficile che mette alla prova i sentimenti dimostrandone persino le fragilità. E a dire che racconta semplicemente di emozioni universali calati in un contesto ben riconoscibile si fa un po’ torto a Sachs. Perché guardando i suoi film si ha la sensazione netta e chiara che le portate delle conseguenze di ciò che succede a NYC possa succedere allo stesso modo solo e soltanto lì, nelle vie e nei locali e negli appartamenti e nei tetti di Manhattan e Brooklyn.

Ancora di più: che Little Men arrivi esattamente dopo I Toni dell’Amore è un regalo ancora più speciale. Ricordate il finale del film precedente, che in fondo ci faceva intuire di aver assistito non solo alla tenera e triste storia d’amore tra due uomini di una certa età ma anche ad un coming of age?

Eccolo qui servito per davvero il coming of age secondo Ira Sachs: di una pulizia e semplicità totali, ma di quella semplicità che ti fa capire di punto in bianco che l’autore ha creato una matassa talmente grande da averti messo seriamente nei panni dei suoi protagonisti senza forzare nulla. Si vive con Jake e Tony dentro a una situazione che loro non hanno mai voluto, e si resta inermi di fronte alla difficoltà evidente di una situazione che per gli adulti è oggettiva. Quando poi Jake prova a offrire una soluzione che è cristallina solo come un ragazzino potrebbe pensarla, il talento immenso di Sachs diventa palese.

New York viaggia alla velocità della luce, anche se qui i sentimenti sono ovviamente gli stessi di tutte le altre città del mondo, ci mancherebbe. Solo che, sembra suggerirci l’autore da tempo, vengono vissuti con più pressione, con più gravitas, forse persino con più intensità. Poi passa tutto: anche a New York si cresce e dimentica, e questo sì che fa parte del percorso di tutti. Ira Sachs è forse il miglior cantore newyorkese di questi anni, e uno dei registi più sensibili in circolazione.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”9″ layout=”left”]

Little Men (USA 85′, drammatico 2016) di Ira Sachs; con Greg Kinnear, Theo Taplitz, Michael Barbieri, Paulina García, Jennifer Ehle, Talia Balsam, Mauricio Bustamante. Sconosciuta la data di distribuzione italiana.