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Il Cinema Ritrovato funziona perché lo abbiamo dentro

A Bologna il cinema va in piazza, con il Festival del cinema di ieri e dell’altro ieri, che torna a piacere anzi non ha mai smesso di piacere e sedurre

pubblicato 28 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 09:53

Sono anni che sotto le Due Torri un Festival dedicato a un grande passato (il simbolo è ancora una volta Charlie Chaplin con i suoi fantasmi palpitanti), conquista la città occupando la Piazza Maggiore, trasformata in Piazza Grande come Grande Arena di film e stimoli dove si affolla il pubblico in cerca di emozioni.

E’ un qualcosa che non è mai capitato nel nostro Paese in modo coerente, continuativo, sorprendente. Tanto più sorprendente in un tempo in cui le televisioni, tutte le televisioni, continuano a vivere di cinema, nonostante tutto, nonostante l’attualità, i talk show, le gare di talenti (spesso senza talento)… Sono cose che sappiamo, molto bene. La televisione è un pane quotidiano di sapori vari, non sempre gradevoli, ma ha i suoi meriti: ci aiuta a vivere nel mondo, e anche a capirlo, non di rado a detestarlo. Ma il cinema è un’altra cosa.

Il Cinema Ritrovato è nato diversi anni fa, grazie alla Cineteca bolognese, alla cui guida c’era Vittorio Boarini, un intellettuale semplice, colto e appassionato, che ha poi custodito a lungo a Rimini l’amico Fellini e le sue opere. Da anni è stato sostituito da Gianluca Farinelli, un direttore molto attivo, sempre al lavoro nella bella fabbrica di cinema e della sua felicità che si trova vicino a Porta Lame, vicino al Centro, anche per merito delle sue sale, la biblioteca, le iniziative ; e che richiama un pubblico folto e fedele.

Il Festival del “Cinema Ritrovato” viaggia nel futuro andando indietro, ovvero torna fra i portici con il grande pubblico davanti al grande schermo di Piazza Maggiore o Piazza Grande come la canta Lucio Dalla, pugliese approdato da ragazzo a Bologna, bolognese acquisito doc.

Il tutto partì da Charlie Chaplin e dai suoi eredi che alla Cineteca affidarono il sostanzioso patrimonio di felicità e idee di celluloide che continua ad essere un tesoro, ancora da riscoprire. Ma il patrimonio della Cineteca si è aggiornato di continuo, in un pressante alternarsi dii passato e presente, di classicità e avanguardia.

Oggi il cinema ha avanguardie diverse da quelle del passato, s’intrecciano con le innovazioni tecniche, e un po’ meno con le sensazioni, le provocazioni, le aperture ideali. Si sta perdendo la storia di quel rapporto coi pubblico affascinato, anzi stregato dal cinema, sostituito dalla influenza delle tv soffocanti, “obbligatorie”, con programmi (film compresi) che scivolano come torrenti spesso inquinati dalla mediocrità nel vasto nulla di milioni di occhi sbarrati davanti ai video.

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Non solo Chaplin, a Bologna. Quest’anno si torna ad esempio a Marlon Brando, il divo d’eccellenza; o a I pugni in tasca che uscì nelle sale nel 1965 e continua ad essere riferimento per segnare un prima e un dopo che continua.

Lo spettacolo sullo schermo di Piazza Maggiore c’è; ma c’è anche dell’altro. C’è soprattutto il fatto che la Cineteca ha prodotto e produce un effetto dinamico, contemporaneo, storico e attivo. La storia del cinema non sta sullo schermo, sta nelle nostre memorie. Il cinema ci vive dentro con i film, gli attori, i registi. Un elenco lunghissimo, una enciclopedia di motivi profondi (anche quando sembrano superficiali), una miniera viva nonostante la polvere del tempo.

Il fatto è che il cinema di ieri aveva un ritmo interiore: scavava, depositava temi e brividi. Lo ritroviamo antico e diverso, pregnante perché continua ad “esistere”. L’“esistenza” del cinema è la nostra, anche la nostra, gli dobbiamo molto: pensiero e divertimento di esserci dentro, avendolo dentro.