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Il sondaggio su Shrek: pubblico e critica divisi

Lunedì scorso vi avevo chiesto: volete un altro episodio di Shrek? Come potete vedere dai risultati il pubblico di Cineblog si è diviso in due: il 42% ha votato NO, il 41% SI. E anche qui in redazione i voti si sono spaccati… E la critica? Come ha preso questo Shrek 3? Vediamo:CloseUp: Stavolta i

di carla
10 Settembre 2007 10:23



Lunedì scorso vi avevo chiesto: volete un altro episodio di Shrek? Come potete vedere dai risultati il pubblico di Cineblog si è diviso in due: il 42% ha votato NO, il 41% SI. E anche qui in redazione i voti si sono spaccati

E la critica? Come ha preso questo Shrek 3? Vediamo:

CloseUp: Stavolta i creatori del film si superano, addirittura riplasmando completamente una delle sequenze più note del film più famoso della storia dell’animazione, Biancaneve e i sette nani, sancendo il punto di arrivo di un percorso che dopo tre film sta raggiungendo un risultato forse insperato ma che di sicuro avrà un forte impatto sulle nuove generazioni. Molti bambini del 2000 avranno, infatti, come punto di riferimento nella loro “cinematografia infantile”, la storia di Shrek anziché i celeberrimi racconti Disney e non esisteranno probabilmente nel loro immaginario futuro i sette nani e i tre porcellini, la Bella Addormentata o il lupo cattivo, così come sono stati creati nelle versioni originali, ma direttamente le loro parodie: grazie a Shrek la Dreamworks è davvero riuscita a inventare un nuovo modo di raccontare le fiabe.

Mariarosa Mancuso de Il Foglio: (…) mentre le gag diminuiscono i personaggi aumentano. Lo diciamo con dolore, molto dolore (…)

Lietta Tornabuoni de L’espresso: Alla terza puntata, simili divertenti novità non sono più nuove, il ruolo di padre e di re non si addice a Shrek: anche se il film ben fatto ha molte belle idee.

Alessandra Levantesi de La Stampa: L’intero film è costellato di citazioni, da Buffy a Chorus Line, tanto che potrebbe costituire un godimento a parte scoprirle ed elencarle una per una. Ma nella sceneggiatura scritta a troppe mani (ben sette scribi) la sovrabbondanza di personaggi spezzetta l’azione e toglie spazio anche ai protagonisti (…) tuttavia questo terzo episodio è un capolavoro di qualità grafica e alta tecnologia. Forse neppure la Disney è in grado di uguagliare i livelli raggiunti nel campo della computer graphic dalla Dreamworks di Spielberg, senza contare che Shrek e la sua gang non hanno perso un’oncia della loro simpatia.

Maurizio Cabona de il Giornale: Shrek III attinge a piene mane alla cinefilia, mescolando riferimenti alla realtà e alla storia del cinema, col risultato di addolcire i critici che si ritrovano destinatari di un «codice» per loro, che non si sentono molto belli, né molto stimati, perciò si commuovono facilmente… Allo spettatore cui sfuggano certe allusioni e allegorie, resta un prodotto brillante e sobrio, talora compiaciuto della propria funzionalità. Prodotto seriale, che somma ai riferimenti a leggende e fiabe, spesso mutate di segno, un modo per innovare in un solco già familiare.

Claudio Carabba de Corriere della Sera Magazine: Anche gli eroi delle favole si stancano e invecchiano. Giunto alla paternità e alla stabilità sentimentale con la dolce Fiona, l’orco verde non vuole salire sul trono, come sarebbe naturale per diritto di matrimonio. Così parte con i suoi fidi (il ciuchino loquace e il gatto spadaccino) alla ricerca di altri legittimi pretendenti, mentre il biondo Principe azzurro tesse i suoi intrighi. Gli sceneggiatori scandiscono il viaggio con gag e nuovi personaggi (il maldestro Merlino); la sensazione dei «già visto» è però insuperabile. Forma perfetta per l’epica (Guerre stellari, il signore degli anelli…) la trilogia non si addice ai cartoon, che devono essere serrati e definitivi. Ma il successo continua a essere travolgente: un atto IV non è da escludere.

Francesco Alò di Rolling Stone: L’orco verde al terzo film puzza. E si adegua alla triste legge del 2007, anno di capitoli tre da due in pagella. Nelle terre di Molto, molto lontano il Re rospo Harold muore con difficoltà (scena più comica). Serve un nuovo sovrano, così Shrek diventa come Veltroni: l’ultima speranza. Ma lui il potere proprio non lo vuole e quando Fiona rimane incinta, entra in doppia crisi. Tocca allora viaggiare con Ciuchino e il Gatto con gli Stivali per passare la leadership al giovane Artie, cugino della moglie. Incontreranno un mago Merlino newage anti-magia: «Non faccio più quelle cose. Che ne pensi di un semplice abbraccio? È la migliore magia che esista!». Nonostante qualche risata, Shrek si sarebbe dovuto fermare al due.

Paola D. Orlandini de Il Mucchio Selvaggio: Sarà anche un orco, ma dev’essere vegetariano. Infatti Shrek ha mangiato la foglia e capito alla perfezione le leggi del marketing. Mai cambiare una formula di successo. Così, anche questo sequel si guarda bene dallo sperimentare qualcosa di nuovo. Sebbene più divertente del secondo episodio, risulta comunque meno brioso e originale del primo. Coniuga l’umorismo semplicistico basato sullo slapstick – a favore del target infantile – con strizzatine d’occhio alla cultura pop e al lifestyle delle celebrities americane, moltiplicando i subplot e i personaggi a dismisura, fino a compromettere la propria coesione strutturale. Un’idea quasi geniale, insomma, oramai sommersa da esigenze extra-artistiche che la stanno affondando.