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CineBlog sconsiglia: Callas Forever

Zeffirelli ha amato Maria Callas e ha amato la sua arte. L’idea di offrire al grande pubblico un ritratto degli ultimi giorni della vita della cantante lirica è interessante, anche perché parte non come normale biopic, ma soprattutto come riflessione sull’arte e sulla decadenza del mito. Ma detto questo, Callas forever non ha nulla delle

16 Settembre 2007 11:00
Zeffirelli ha amato Maria Callas e ha amato la sua arte. L’idea di offrire al grande pubblico un ritratto degli ultimi giorni della vita della cantante lirica è interessante, anche perché parte non come normale biopic, ma soprattutto come riflessione sull’arte e sulla decadenza del mito. Ma detto questo, Callas forever non ha nulla delle sue premesse.

Il vero problema non è soltanto uno, ma la somma di tanti elementi che fanno uscire fuori una pellicola squilibrata. A partire dalla sceneggiatura su cui il film si basa: non solo i dialoghi, decisamente freddi, ma il modo in cui le varie situazioni vengono descritte, con personaggi a volte davvero inutili. E manca il pathos, il vero strazio, anche se Zeffirelli ci vorrebbe regalare una Callas depressa e farci identificare il più possibile con il suo dolore.

Che la Callas abbia vissuto negli ultimi anni e in quel fatidico 1977 (proprio oggi fanno trent’anni dalla sua scomparsa) uno dei più duri periodi della sua vita, nonostante l’avessero convinta in qualche modo a tornare in scena, lo sappiamo: ma la regia laccata, la mancanza di ritmo e una recitazione poco convincente, nonostante la Ardant e Irons cerchino di fare il possibile, non contribuiscono affatto ad appassionare lo spettatore. Resta la musica, ovviamente: e ci mancherebbe.

Migliore rispetto al documentario Callas assoluta presentato quest’anno a Venezia, ma solo perché è più cinema: però Maria Callas, in entrambi i casi, meritava di meglio.
Stasera, 23.50, Rete 4