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La Banda Grossi: al cinema con il crowdfunding, Marcorè e De Silva

Il risorgimento italiano arriva al cinema con il web grazie al successo della campagna crowdfunding su Kickstarter

di cuttv
pubblicato 4 Settembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 06:09

La settima arte in generale e il cinema italiano in particolare, si nutrono spesso di storie vere dimenticate. La Banda Grossi è una di queste, pronta a tornare agli albori dell’Unità d’Italia e della sue stringenti leggi, con il gruppo di fuorilegge radunato dal bracciante nullatenente Terenzio Grossi, nell’area settentrionale della regione Marche e al confine labile tra impresa criminale ed eroica.

Radunando malviventi, sovversivi e disperati determinati ad impedire l’unificazione d’Italia, l’organizzazione brigantesca che prese il nome del suo capobanda, tra il 1861 e il 1862 si sere autrice di furti, rapine, efferati omicidi ed occupazioni armate di interi paesi in tutta l’area del Montefeltro, della Val Metauro e della Valle del Cesano.

Azioni rivoltose intraprese contro la proprietà privata e l’autorità del nuovo Stato piemontese, con la complicità della popolazione rurale marchigiana stanca, affamata e contraria alla leva obbligatorie, ma anche dello stato della chiesa, quanto meno all’inizio.

La storia di questa banda di ribelli destinata a cambiare la storia, diventa film con La banda Grossi, il primo lungometraggio scritto e diretto da Claudio Ripalti, con la casa di produzione marchigiana Cinestudio, realizzato grazie alla campagna di crowdfunding su Kickstarter, raccogliendo 72.121 € da 431 sostenitori e il 44% in più dell’obiettivo iniziale, grazie anche alla collaborazione dell’agenzia di comunicazione ONLUS di Milano Pensieri e Colori.

Nonostante il numero dei componenti variasse continuamente, sono stati processati o ritenuti affiliati alla banda Terenzio Grossi, ritenuto il capobanda; Sante Frontini detto Mengón (Il Sanguinario nel film); Pietro Pandolfi detto Pietraccio (Il Disgraziato nel film); Olinto Venturi detto Zinzìn (Il Bello nel film); Luigi Trebbi detto Cacabasso (L’Ambizioso nel film); Giuseppe Alunni detto Il Pajno (L’Avaro nel film); Biagio Olmeda (L’Astuto nel film).

Negli atti processuali compaiono anche Gaetano Gerboni detto Il bel Gaetano, Baldassare Maccagli, Giovanni Battelli e Marco Grossi, fratello minore di Terenzio e pentito nel 1861 per i crimini commessi insieme alla banda.

Il cast che li interpreta nel film vede Camillo Ciorciaro nei panni del capobanda Terenzio Grossi, insieme a Rosario DiGiovanna, Leonardo Ventura, Manuel D’Amario, Edoardo Raggetta, Cristian Marletta, Mateo Çili e la partecipazione straordinaria di Neri Marcoré e Pietro De Silva, da sbirciare nel teaser trailer e nel poster di questa segnalazione.

L’uscita del film indipendente è prevista per dicembre 2017, distribuito nelle sale cinematografiche italiane e disponibile su iTunes e Netflix con sottotitoli in inglese.

[quote layout=”big” cite=”Claudio Ripalti]“Quando il maestro Sergio Leone inventò il Western all’italiana nei tardi anni Sessanta, non poteva parlare dell’Italia perché nessuno avrebbe preso seriamente una storia di fuorilegge non ambientata in USA. Lui e la sua troupe arrivarono a cambiare i loro nomi usando pseudonimi inglesi per sembrare più credibili. Crediamo fermamente che, se fosse vivo, avrebbe probabilmente raccontato la storia della Banda Grossi e del suo leader Terenzio”.[/quote]

La Banda Grossi: Curiosità dalla realtà alla finzione

Il processo
Il processo alla banda Grossi si svolse dall’8 giugno al 25 giugno 1864 nel refettorio del convento di S. Giovanni a Pesaro, alla presenza di un folto pubblico. Furono convocati 210 testi e sollevate 475 questioni alle quali il tribunale diede risposta. Tra i capi d’imputazione, oltre ai delitti in contumacia contro le proprietà, vi furono l’omicidio dei carabinieri Filippo Chiuminato, Giuseppe Dini, Carlo Viggè, Giuseppe Racchini.
Al processo venne sollevata anche la questione riguardante l’avvicinamento e la corruzione di Sante Frontini da parte del Prefetto di Pesaro Cavalier Bardesono e del Capitano dei Reali Carabinieri sig. Procida. Il pubblico ministero si dichiarò sdegnato per quanto accaduto, nonostante all’epoca la corruzione fosse pratica diffusa nel tentativo di risolvere il banditismo. Il sig. Petrucci esibì al processo la lettera del settembre 1862 dove il Prefetto Bardesono lo incaricava di avvicinare Sante Frontini e di proporgli la consegna del capobanda Terenzio Grossi in cambio di un passaporto e un premio in denaro. L’entità del premio non era indicata nella lettera.
Il 25 giugno 1864 arrivarono le condanne per i briganti Gaetano Gerboni, Giuseppe Battelli, Pietro Pandolfi, Baldassarre Maccagli e Marco Grossi ai lavori forzati a vita, eccezion fatta per quest’ultimo che si era già pentito in precedenza ed al quale la pena venne ridotta a 20 anni.
Sante Frontini, precedentemente dichiaratosi l’uccisore di Terenzio Grossi, fu condannato alla ghigliottina. La condanna venne applicata il 25 ottobre 1864 a Pesaro.

Opere ispirate alle vicende storiche
Ad ispirarsi alle vicende di Grossi e dei suoi compagni di ventura è anche il romanzo grafico “il Brigante Grossi e la sua miserabile banda” illustrato da Michele Petrucci, edito nel 2010 da Tunué nella collana Prospero’s Books. Nel video a seguire il booktrailer.