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Sta accadendo un qualcosa di inaspettato… la bellezza diffusa

Il mio film “1200 km di bellezza” sta per essere presentato il 21 novembre in dodici città italiane da Space Cinema, una scelta che seduce, che arriva quando il Paese è angosciato dai terremoti che distruggono la bellezza

pubblicato 1 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 04:27

A volte dimentichiamo. Oggi il cinema è il gioco per il domani e si è sposato con temi e tecnologie che spesso lo aiutano, spesso lo scassano. Lo scassano quando fanno a fette la storia, il passato, i beni che guardiamo con stupore, l’emozione di svolgere la tappe dei tempi che portano a noi, al nostro oggi.

Quando ho pensato di realizzare il film 1200 km di bellezza e ho presentato il progetto a Roberto Cicutto, direttore e amministratore di Cinecittà Luce, sapevo una cosa sola. Avevo visto negli archivi del Luce, per lavori destinati alla Rai o al ministero dell’istruzione, oltre che per film come “Concerto italiano” o “Il Paese mancato” fatti per cinema più che per la tv, qualcosa che mi avevo colpito e che non riuscivo a dimenticare.

Negli anni dai primi del secolo, poi in quelli dopo la fondazione del Luce nel 1924, e quindi ancora in quelli che sono arrivati dopo la guerra e dopo la Liberazione, una realtà visiva che stimolava sensi e fantasia. A stimolarmi non erano certo il duce o i gerarchi dei cinegiornali ma erano le immagini che gli operatori del Luce filmavano nei piccoli e grandi Paesi, sulle campagne e i monumenti, i palazzi e le basiliche; e ancora, filmavano i volti di chi, uomini e donne, lavoravano la terra o partecipavano a feste colme, ubriache di musica, eros, felicità, voglia di felicità.

E lo stesso è accaduto per gli ” spettacoli veri” naturali e non incontrati nel dopoguerra e fino agli anni Settanta, al di là del taglio dei nastri dei ministri, sottosegretari, eccetera in caccia di notorietà pubblica in distratte cerimonie…pubbliche.

Il film è nato così. Immagine dopo immagine, tra ricerca negli archivi sperduti o riprese effettuate, semplici, concrete, solide, coinvolgenti in varie parti italiane. Per cucirle e intrecciarle insieme. Ma poteva essere soltanto un grande acquarello sfizioso, lontano, da contemplare. Per cui, ho cercato i terremoti nei documenti, i terremoti che non hanno mai abbandonato la penisola, soffocandola con i suoi abbracci. Nel sud e nel nord.

Era, è uno dei modi per ricordare che nell’eden descritto dai viaggiatori del grand tour (filosofi, scrittori, artisti…) la realtà improvvisa, dura, sgradevole c’era e faceva pensare. Pensare di brutto, Pensare di bellezza. Che vanno di pari passo e ce ne dimentichiamo. Il film è una musica struggente venata di brividi. I brividi che all’improvviso ci attaccano, e allora ci fanno male.

Credo che Space Cinema abbia capito questo, insieme con i pubblici che finora hanno visto e amato il film, in proiezione private o in sedi culturali. Credo che quanto accade nel centro Italia, tra scosse amare e delittuoso, ci stia svegliando gli occhi e il cuore. Ho sentito le scosse, ho visto lampadari muoversi sulla mia, nostra testa (in un teatro a Roma), sono rimasto sbalordito di vedere paesi demoliti nello sguardo e dentro.

Un piccolo film, “1200 KM DI BELLEZZA”, un saluto alla Bellezza che torni, che non si avvilisca, a causa nostra ogni giorno, e a causa di colpi proditori, da cui non siamo stati e non siamo in grado di salvarla. Che torni la Bellezza diffusa.