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Oceania – Moana: Recensione in Anteprima del cartoon Disney

56esimo classico Disney, Oceania è un trionfo di colori e canzoni

pubblicato 28 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 03:53

L’anno d’oro della Disney, con i primi 4 incassi worldwide di stagione che sono suoi, prosegue grazie alla redditizia animazione, nel 2016 mai tanto ricca grazie a Zootropolis e a Alla Ricerca di Dory. Oceania il titolo italiano del 56esimo classico della casa di Topolino, in uscita sotto le Feste e in odore di nuovo boom di incassi (81 milioni all’esordio americano). A dirigere il tutto Ron Clements e John Musker, storici registi Disney di Basil l’investigatopo, La Sirenetta, Aladdin e La principessa e il ranocchio, qui per la prima volta impegnati con l’animazione CG e con una storia originale da loro stessi ideata. Attesissimo alle musiche dopo il boom teatrale di Hamilton Lin-Manuel Miranda, qui all’opera assieme a Opetaia Foa’i e Mark Mancina, per un fiabesco musical dai colori sgargianti e dall’animazione abbagliante.

In parte ispirato ai racconti della tradizione orale dei popoli e delle culture delle isole del Pacifico, il film ha come protagonista l’ormai immancabile eroina femminile, Vaiana il suo nome (Moana in originale, che significa Oceano in lingua maori), adolescente che da sempre sogna di poter affrontare il mare. A lungo frenata dal padre, timoroso dell’Oceano a causa di sfortunati eventi passati, la giovane parte all’avventura per salvare il proprio popolo, minacciato da un’oscurità che lentamente divora tutto ciò che incontra. Al suo fianco Vaiana troverà un semidio in disgrazia, Maui il suo nome, con cui attraversare lo scofinato mare, sconfiggere epici mostri e risvegliare una mitologica figura secoli prima privata del proprio cuore, da sempre in grado di alimentare la natura circostante.

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Un viaggio dell’eroe che si fa coming-of-age, quello ideato da Musker e Clements, assai fantasiosi nel trascinare la propria eroina lungo ostacoli naturali ed animali. Ci sono tutti i tipici ingredienti dell’animazione Disney, in questo 56esimo classico che conferma la ritrovata qualità dell’animazione di casa (due gli Oscar consecutivi con Frozen e Big Hero 6), tra buffi comprimari animali (un esilarante pollo strabico e un dolce maialino), il magico co-protagonista dal cuore tenero, l’anziana e saggia parente a cui dare ascolto e gli amati genitori da cui prendere obbligatoriamente le distanze, perché troppo limitanti nella propria crescita personale. C’è infatti da ritrovare l’identità di un popolo, perduta dinanzi a mostri mitologici e alla cieca furia dell’Oceano in tempesta. Trascinato da sette canzoni originali, contraddistinte da percussioni, canti corali e composizioni orchestrali ispirate alla musica tradizionale delle isole del Pacifico, Moana vive di colori sgargianti e scenografie paradisiache.

Probabilmente mai, in ambito animato, il mare era stato tanto ipnotico, con quel turchese che abbaglia a tal punto lo spettatore da fargli venir voglia di tuffarsi nello schermo. Pronti, via e con un ispirato montaggio i due registi confezionano una partenza con i fiocchi, introducendoci appieno nella magica storia di Oceania e della sua protagonista, prima adorabile bimbetta e poi sempre più grande, con il sogno del mare da cavalcare anche oltre la barriera corallina. How Far I’ll Go, brano portante cantato in lingua originale da Alessia Cara, fa da collante all’intera pellicola, nella parte centrale forse troppo adolescenziale e ridondante nella gestione del rapporto tra Vaiana e il gigantesco Maui, reso irresistibile dalla trovata del tatuaggio mobile (ed animato a mano) ma in fin dei conti meno iconico rispetto ad un Genio, per rimanere in tema Musker/Clements. A mancare, e questa è una vera e propria novità per la Disney, la controparte maschile di tipo sentimentale. Perché il cuore di Vaiana non batte per nessuno se non per il proprio popolo e la propria isola, da salvare prima di una tragica e magica fine. Una ‘non principessa’ tutta coraggio che a bordo di una zatterà dovrà sfidare noci di cocco assassine in stile Mad Max: Fury Road, spaventosi granchi subacquei e giganteschi mostri di lava, tra orecchiabili canzoni (due in particolare) e co-protagonisti da motivare. L’amore ‘fisico’ ed ‘emotivo’, udite udite, non trova spazio, ribadendo l’emancipazione femminile da tempo intrapresa in casa Disney.

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Meno travolgente di Frozen ma sicuramente più originale di Rapunzel, Oceania ribadisce la supremazia ‘principesca’ dell’animazione Disney, qui ancora una volta in salsa musical e per tutta la famiglia, ma senza mai osare particolarmente nello sviluppo della trama e/o nel delineare i propri personaggi, evidentemente stereotipati al cliché disneyano. Impossibile non soffermarsi sull’adattamento in italiano, che fa clamorosamente perdere punti alla splendida e variegata colonna sonora, mentre si può definire buono il lavoro compiuto da Angela Finocchiaro, voce della ‘matta’ Nonna Tala. Altre voci nostrane quella di Raphael Gualazzi, chiamato a doppiare il gigantesco ed egocentrico granchio Tamatoa, e Chiara Grispo, giovane che farà cantare la protagonista Vaiana.

7 anni dopo La principessa e il ranocchio, ultimo classico disegnato ‘a mano’, la Disney conferma di aver appreso il meglio dall’animazione CG Pixar, divorata una decina d’anni fa, puntando così al 3° Oscar consecutivo. Anche se la plastilina di Kubo e de La mia vita da Zucchina è visibilmente superiore, qualitativamente parlando, ma la stop motion, si sa, in casa Academy è sempre piaciuta poco. Purtroppo.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7.5″ layout=”left”]

Oceania (Moana, animazione, Disney, 2016) di John Musker, Ron Clements; con Dwayne Johnson, Alan Tudyk, Auli’i Cravalho, Phillipa Soo, Nicole Scherzinger., Jemaine Clement, Temuera Morrison, Rachel House – uscita giovedì 22 dicembre 2016.