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Kingsglaive: Final Fantasy XV – la recensione

Più appendice del nuovo capitolo della saga che opera compiuta, Kingsglaive: Final Fantasy XV si barcamena a stento tra una grafica rasente il fotorealismo ed una scrittura ancorata a logiche che oramai stanno troppo strette a certo genere di operazioni

pubblicato 28 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 03:45

Il Regno di Lucis da un secolo è protetto da un muro a mo’ di bolla, che lo rende impermeabile agli attacchi scagliati dall’Impero, qui incarnato da Niflheim. L’ultimo poderoso attacco, però, risoltosi in una ritirata che non ha alcuna ragione strategica, seguito da un’ambasciata di Niflheim, mette in seria difficoltà Lucis. Re Regis si ritrova a dover valutare l’opportunità di uno storico armistizio che però comporta al tempo stesso la resa di Lucis all’Impero, di cui diventerà parte integrante: ciò significa la fine di un’epoca, che ha portato splendore e prosperità in tutto il Regno, il cui emblema sta nello splendore della sua città di punta, Insomnia.

Kingsglaive: Final Fantasy XV funge da apripista al quindicesimo capitolo di una delle saghe videoludiche più longeve e fortunate di sempre; ennesima operazione di questo tipo, come lo furono i più noti Final Fantasy: The Spirits Within e Final Fantasy VII: Advent Children. A differenza di quest’ultimi, però, Kingsglaive rappresenta un assaggio, una vera e propria introduzione al mondo e al contesto del prossimo titolo targato Square Enix (non a caso vi consigliamo di restare fino alla fine dei titoli di coda). Tentativo a dire il vero un po’ pallido, che ad una computer grafica strepitosa, rasente il fotorealismo, oppone quello che è praticamente il vero problema di progetti cinematografici del genere, ovvero una scrittura approssimativa.

Meglio aggiustare il tiro: più che approssimativa sarebbe corretto dire volutamente poco matura. Final Fantasy si basa spesso su premesse tutt’altro che infantili, toccando temi piuttosto alti peraltro: il VII, in assoluto uno dei più amati, fu addirittura antesignano rispetto al movimento ecologista che sì, già esisteva, ma che solo negli ultimi anni è riuscito a porsi al centro del dibattito in maniera così significativa. Unendo il macro di una storia che aveva a che vedere col più classico dei cliché accomunante tutti i Final Fantasy (e non solo), ovvero la salvezza del mondo, al micro delle storie (inter)personali dei protagonisti, si ha un’idea alquanto veritiera circa la struttura delle controparti videoludiche.

Qui è lo stesso. Abbiamo una minaccia, cioè l’Impero, ed un mondo che da tale minaccia va preservato. Addirittura si avvertono echi shakespeariani all’inizio del film, con la figlia del Re Regis, Lunafreya, rimasta volontariamente in mano nemica dopo l’attacco che ha visto cadere, dodici anni prima rispetto al presente narrativo del film, la gloriosa città di Tenebrae. Manco a dirlo, sotto c’è dell’altro, qualcosa di completamente diverso e che di certo il film non risolve, in attesa che lo facciano gli eventi del videogioco.

Ma chi sono i Kingsglaive? Maghi-guerrieri il cui potere dipende dal Re di Lucis, che per conseguenza sono votati a difendere, lui e di conseguenza il Regno. Nyx Urlic è uno di loro, nonché il vero protagonista del film: uno straniero, oltre che un signor nessuno, che suo malgrado si troverà impelagato in una vicenda ben al di là delle sue forze. Accenni e sviluppi che vengono tradotti in maniera piuttosto raffazzonata, sebbene a ‘sto giro si noti lo sforzo nel far sì che la trama non si risolva in mero riempitivo tra una scena spettacolare e l’altra. La qual cosa è un vantaggio ed uno svantaggio al tempo stesso, visto e considerato che sì, la vicenda resta centrale, solo che da un certo punto in avanti si contraddistingue per una frettolosità che difatti non giustifica le due ore.

Così per com’è Kingsglaive poteva essere benissimo srotolato in un corto di mezz’oretta, magari da vendere unitamente al gioco in versione da collezionisti. Peccato perché la parte introduttiva dà speranza ed incoraggia in vista del proseguimento, che però ci mostra un film via via sempre meno incisivo nel raccontarci la sua storia, che vediamo sgretolarsi sotto i colpi di immancabili scontri che ci riportano coi piedi per terra. Discreto perciò come genesi di un progetto più ampio, decisamente meno come opera a sé stante, che per forza di cose non lascia solo porte aperte e per farlo si concede anche troppo tempo. E questo malgrado non solo la già citata tenuta visiva ma anche estetica, che ci fornisce coordinate interessanti sul mondo del quindicesimo capitolo, dall’architettura della città al vestiario, passando per le magie, informandoci sulla quantità di cyberpunk e fantasy di cui è intriso il nuovo capitolo della saga.

È nondimeno evidente che si tratta del tipico prodotto vuole rivolgersi essenzialmente ad una tipologia di pubblico, quello composto dagli appassionati, i quali vogliono comunque approfondire ogni possibile retroscena rispetto alla storia del gioco, in questo caso Final Fantasy XV. Restano comunque le criticità di un titolo che non scardina, ancora, quella logica della trasposizione cinematografica di un fenomeno videoludico; facendosi peraltro contagiare quanto ad una delle derive meno edificanti di tale settore, laddove la componente visiva si pone su un livello di gran lunga superiore rispetto a tutto il resto, in primis la costruzione del racconto per l’appunto.

Non si può perciò fare a meno d’imputare a colpa questa mancanza di ambizione rispetto a Final Fantasy XV: Kingsglaive, a dispetto di un impiego di risorse senz’altro notevole, non solo in termini di budget. Certe operazioni possono, ed entro una certa qual misura devono, avvicinare al fenomeno che trattano anche i più avulsi, e per farlo bisogna dare vita a qualcosa di credibile a prescindere dai riferimenti anziché concepirli come semplici appendici rispetto ad una fonte. L’inizio, come già accennato, lascia tutto sommato presagire a qualcosa di meno aleatorio, salvo poi rientrare nei ranghi con l’avvicendarsi degli eventi. In fin dei conti basta soppesare l’effetto e la portata della seppur breve scena dopo i titoli di coda: lì hai l’impressione antipatica che tutto ciò a cui hai assistito fino a quel punto altro non sia che un lungo e non indispensabile trailer. Senza nemmeno poterti domandare se quella grafica fosse in-game o meno.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]

Kingsglaive: Final Fantasy XV (Giappone, 2016) di Takeshi Nozue. Con Lena Headey, Sean Bean, Aaron Paul, Jon Campling, Kezia Burrows, Adrian Bouchet, Andrea Tivadar, Neil Newbon, Amanda Piery, Liam Mulvey e Will Bowden.