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Human Flow: trailer italiano, foto e poster del documentario di Ai Weiwei

Human Flow: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film documentario di Ai Weiweinei cinema italiani dal 2 al 5 ottobre 2017.

pubblicato 2 Ottobre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 01:29

 

01 Distribution porta nei cinema italiani con un evento dal 3 al 5 ottobre il documentario Human Flow dell’artista Ai Weiwei, presentato in concorso alla 74° Mostra del Cinema di Venezia.

Oltre 65 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie case per sfuggire alla carestia, ai cambiamenti climatici e alle guerre. È il più grande esodo umano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Human Flow, un film diretto dall’artista di fama mondiale Ai Weiwei, racconta con grande espressività visiva, l’epica migrazione di moltitudini umane, mettendo in scena la sconcertante crisi dei profughi e il suo impatto profondamente umano. Girato nel corso di un anno carico di eventi drammatici, seguendo la straziante catena di vicissitudini umane, il film spazia in 23 Paesi tra cui Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e Turchia.

 

 

Human Flow è la testimonianza della disperata ricerca, da parte di queste persone, di un porto sicuro, di un riparo, di una giustizia. Dal sovraffollamento dei campi profughi ai pericoli delle traversate oceaniche fino alle barriere di filo spinato che proteggono le frontiere, i profughi reagiscono al doloroso distacco con coraggio, resistenza e capacità di adattamento, lasciandosi alle spalle un passato inquietante per esplorare le potenzialità di un futuro ignoto.

Human Flow è un film puntuale, presentato proprio nel momento in cui la tolleranza, la compassione e la fiducia sono più necessarie che mai. Questa intensa opera cinematografica esprime l’incontrovertibile forza dello spirito umano e pone una delle domande che caratterizzeranno questo secolo: riuscirà la nostra società globale a superare la paura, l’isolamento, gli interessi personali e ad accogliere l’apertura, la libertà e il rispetto dell’umanità?

 

QUESTA CRISI E’ LA NOSTRA CRISI

Immagina questa situazione: quando arriva il pericolo, in un istante tu e la tua famiglia gettate le vostre vite in mare, lasciandovi dietro una casa bombardata e la repressione che vi insegue. Utilizzate tutti i vostri preziosi risparmi per un tragitto di settimane o mesi, tra le montagne, attraverso i deserti – per saltare sopra a un fragile gommone che osa sfidare i pericoli dell’oceano, in cerca di un futuro non scritto. O aspettate in ansia, il vostro viaggio interrotto, di fronte a un confine chiuso, in un campo improvvisato, lottando per non consentire mai che un filo spinato infranga le vostre speranze. Forse siete riusciti a scampare alla catastrofe, solo per arrivare in una città che non avevate mai immaginato, con nuove strade piene di paura e di furie senza senso, e anche in quel momento, siete spinti dal più basilare ottimismo umano, che vi spinge a vivere la vostra vita, non importa quello che è necessario fare per riuscirci.

 

 

Non sono storie inventate. Questi sono i veri volti umani, tutti pieni di storie di amore, coraggio e della fondamentale battaglia per la sopravvivenza, di un pianeta in movimento e che si ritrova nel bel mezzo di un’emergenza umanitaria. Sono state spese molte parole, negli ultimi anni, da politici ed esperti, sui milioni di rifugiati che scappano dalla guerra, la fame e la persecuzione. Tuttavia, mentre infuria il dibattito su chi e quanti sono, su sicurezza contro responsabilità e se costruire dei muri o dei ponti, la verità delle persone reali, con sogni e bisogni reali, ma intrappolati in un labirinto di incertezze, può venire dimenticata. Già la parola ‘rifugiato’ può generare una distanza, spingendoci a dimenticare che questa storia importante e decisamente attuale non riguarda delle statistiche o delle masse astratte, ma è composta di cuori pulsanti e di vite attive, un flusso di storie individuali piene di colore, eccitazione e dolore, non diverse dalle nostre.