Home Festa del Cinema di Roma Roma 2017, Last Flag Flying di Richard Linklater: Recensione in Anteprima

Roma 2017, Last Flag Flying di Richard Linklater: Recensione in Anteprima

Steve Carell, Bryan Cranston e Laurence Fishburne ex soldati in viaggio per l’America con Last Flag Flying di Richard Linklater.

pubblicato 28 Ottobre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 00:29

Archiviato il sottovalutato Tutti vogliono qualcosa, Richard Linklater torna al cinema con Last Flag Flying, film Amazon tratto dall’omonimo libro di Darryl Ponicsac nonché sequel ideale de L’ultima corvè, film del 1973 di Hal Ashby con protagonisti Jack Nicholson e Randy Quaid.

Ambientato nel dicembre del 2003, nei giorni in cui Saddam Hussain veniva catturato dagli statunitensi, Last Flag Flying vede tre ex soldati in Vietnam ritrovarsi dopo 30 anni a causa della morte del figlio di Doc, giovane marine ucciso in Iraq. E’ proprio l’ex medico della marina Larry Shepherd a cercare i vecchi compagni, l’ex marine Sal Nealon e il reverendo Richard Mueller, per chiedere loro supporto. Inizia così un lungo viaggio verso la East Coast che vedrà il passato, da tutti difficilmente rimosso, tornare a galla.

E’ nuovamente lo scorrere del tempo, da sempre centrale nella filmografia di Linklater, il vero protagonista del suo ultimo film, autentico mosaico di ricordi da far riemergere dopo decenni di silenzio. Una riflessione che Linklater ha più volte provato a tramutare in cinema, nel corso degli ultimi 12 anni. Prima nel 2006, con l’incubo della guerra irachena ancora troppo fresco per poter essere trattato, e alla fine nel 2014, anno in cui il regista ha completamente rimesso mano allo script, trasformato in una pellicola storica, ambientata in un preciso e indelebile momento. La caccia a Saddam Hussain.

Ogni generazione ha la sua guerra, ricorda il regista, che di fatto traccia una precisa linea tra il Vietnam e l’Iraq. Giungle da una parte e deserti dall’altra in Paesi enormemente distanti dagli Stati Uniti d’America, comunque sempre in prima linea nel portare avanti guerre fondate sulla menzogna. E’ un duro atto d’accusa al proprio Governo, quello scritto e diretto dal regista, che ricorda come siano gli uomini a fare le guerre ma le guerre a formare gli uomini. Doc, Sal e Mueller, così diversi eppure un tempo così amici, rivivono attraverso il dolore di un padre e la perdita di un figlio quanto vissuto in prima linea tre decenni prima, senza mai cedere alla retorica. Linklater, da sempre tra le migliori penne del cinema americano, delinea personaggi segnati dal passato.

Steve Carell, ancora una volta straordinario nell’indossare abiti fino a pochi anni fa per lui inimmaginabili, è un uomo che in pochi mesi ha perso tutto. Prima la moglie, causa cancro, e a seguire il figlio ventenne, per colpa di un beduino in un supermercato. Il suo Doc, così composto ed elegante nella doppia elaborazione del lutto, è di fatto rimasto solo al mondo, tanto da chiedere l’aiuto a due uomini che non vede da 30 anni. Da una parte un invecchiato e fisicamente malconcio Laurence Fishburne, nel frattempo diventato reverendo, dall’altra un esuberante e imprevedibile Bryan Cranston, pecora nera del gruppo con una dipendenza dall’alcool e un’irrefrenabile lingua. Proprio quest’ultimo fa sua la scena grazie ad un personaggio strabordante, ovviamente agnostico e in continuo conflitto con l’amico diventato prete, perno centrale di un road movie dell’anima che Linklater trascina esageratamente, perdendo contatto con il minutaggio.

Dolori, quelli condivisi dai tre, condivisi da migliaia di famiglie e in grado di suscitare sincere ed universali emozioni, perfettamente bilanciate dal regista con provocatorie risate, seminate in lungo e in largo da un Cranston in forma smagliante. Il suo esplosivo Sal, incapace di tacere, cavalca con insistenza una diatriba teologica che alla lunga stanca, perché ridondante in uno script che è un’esplosione di dialoghi brillanti. Un problema di dosaggio che appesantisce una pellicola coraggiosamente tornata su un tema ancora oggi difficilmente digeribile per l’americano medio: La guerra, vietnamita o irachena che sia, con tutti i suoi giovani morti, le sue bare coperte da bandiere a stelle e strisce e le sue insostenibili (ma a volte necessarie) bugie che puntualmente, ciclicamente, tornano a tormentare il cuore di un Paese che pretende solo e soltanto rispetto. Persino quando invade il territorio altrui.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Last Flag Flying (dramma, 2017, Usa) di Richard Linklater; con Steve Carell, Bryan Cranston, Laurence Fishburne, Yul Vasquez, J. Quinton Johnson Samuel Davis

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