Home Torino Film Festival Torino 2017, Lorello e Brunello: recensione in anteprima

Torino 2017, Lorello e Brunello: recensione in anteprima

Un tuffo nel passato attingendo dal presente. Cronache da un mondo che resiste malgrado sia scomparso, Lorello e Brunello di Jacopo Quadri offre spunti interessanti non solo sui suoi personaggi ma anche su di noi

pubblicato 4 Dicembre 2017 aggiornato 27 Agosto 2020 23:05

Parla sempre Ultimina. La sua è un po’ la voce narrante, colei che ci accompagna in questo percorso che affaccia su un mondo che va progressivamente scomparendo. A Jacopo Quadri non interessa prestare il fianco alla lamentela: il suo Lorello e Brunello è quella così lì già dal titolo. Due personaggi, veri, che incarnano il sopracitato mondo, verrebbe da dire in tutto e per tutto, se non fosse che chi scrive lo conosce a malapena e non ha chissà quali termini di paragone a cui rivolgersi.

Ultimina ripete sempre le stesse cose: che gli ha visti crescere, che la vita in campagna non è facile, che i suoi figli potrebbero non tornare mai più a trovarla ma li capisce. Li capisce, sì, ma non riesce a dissimulare, ammesso che fosse questa la sua intenzione, l’amarezza, il dispiacere, quindi la tristezza per questa visita che non arriva. Lo si capisce da come e quanto parla: Ultimina, nome che un tempo le famiglie numerose davano per l’appunto agli ultimi arrivati, sperando magari che dopo di lui/lei non ne arrivino altri. E lei è l’ultima in più sensi, sopravvissuta, per così dire, ad una civiltà, quella contadina, che chissà già rischia di non esistere più nemmeno per gente come lei.

Uno pensa: «fin qui si è parlato solo di questa signora… ma i protagonisti?». Come detto, i suoi brevi, sconnessi, talvolta finanche ripetitivi monologhi scandiscono episodi relativi alla quotidianità di Lorello e Brunello, persone che colpiscono per la loro per nulla affettata autenticità. Lo so, sembrano le solite frasi fatte, ma davvero, perché girarci intorno? In un’epoca in cui abbiamo frainteso il termine autentico con «buono e bravo», «trasparente», «umanissimo», è vero che certi concetti tendano a venire svuotati di senso. Ma loro non sono dei modelli, né degli archetipi di chissà quale periodo sepolto dalla storia, qualunque cosa tutto ciò voglia significare.

Quadri scorge in loro una scintilla, qualcosa che a noi nomadi urbani potrebbe incuriosirci, o forse no. Mentre osserva le loro giornate nel corso di quattro stagioni, uno si domanda perché, come mai non facciano altro che lavorare, dedicando non solo tempo e sudore ma pure qualcos’altro alle loro occupazioni. I soldi, dirà il nomade, magari pure un po’ tonto, di cui sopra; ed invece no, non è solo quello, né soprattutto. Il documentario di Quadri a tratti si fa quasi mistico, in quel gioco di vedo/non vedo che apre uno squarcio sulla verità di questi personaggi, ché per noi tali sono.

C’è dell’altro rispetto a quelle loro giornate d’intenso lavoro, di abnegazione, noia perfino, e quell’altro fa tutta la differenza di questo mondo. Tentare di spiegarlo vorrebbe dire un po’ piegare il film, per così dire, fargli dire cose che lui per primo ha pudore a pronunciare, dunque non vedo perché inoltrarsi in una pratica così indiscreta, forse addirittura inopportuna. Certo, come si sarà intuito, questo significa che Lorello e Brunello non è certo opera che si palesa a chiunque, che cerca di prendere per il bavero lo spettatore costringendo non dico a farsi amare ma anche solo a farsi piacere.

Diremo di più: forse potrebbe venire da dire che il film non abbia persino alcuna brama di farsi seguire, il che non significa che se ne freghi di noi che guardiamo. Il punto è che un lavoro di questo tipo non è fatto per vezzeggiare un pubblico, quale che sia, così come rifugge l’analisi pseudo-entomologica di certi progetti che si prendono troppo sul serio. Niente di tutto ciò. Al contrario, Lorello e Brunello è film onesto, sincero nella misura in cui non parte da una tesi ma ce la costruisce davanti, poi ciascuno faccia un po’ come gli pare. Ma sopratutto rispettoso nell’accostarsi alle storie che mostra, non di rado delicate eppure profonde, che vogliono essere sussurrate tutt’al più, sia mai urlate.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”6.5″ layout=”left”]

Lorello e Brunello (Italia, 2017), di Jacopo Quadri.

Torino Film Festival