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Dopo la Guerra: trailer e poster del film con Barbora Bobulova e Giuseppe Battiston

Dopo la Guerra: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film drammatico di Annarita Zambrano nei cinema italiani dal 3 maggio 2018.

pubblicato 9 Aprile 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 21:28

 

Il 3 maggio I Wonder Pictures porta nei cinema d’Italia Dopo la Guerra, l’opera prima di Annarita Zambrano interpretata da Giuseppe Battiston, Barbora Boboulova, Fabrizio Ferracane, Elisabetta Piccolomini, Marilyne Canto, Charlotte Cétaire e Jean-Marc Barr.

Un affresco corale che tocca una delle pagine più buie della recente storia italiana, Dopo la Guerra è un film che non cerca di dare risposte, ma pone piuttosto delle domande e invita alla riflessione sulle colpe e le violenze di un periodo storico recente che ha coinvolto più generazioni, e che rischia di incidere ancora sul nostro futuro.

 

Bologna, 2002. La protesta contro la riforma del lavoro esplode nelle università. L’assassinio di un giuslavorista riapre vecchie ferite politiche tra Italia e Francia. Marco, ex-militante di sinistra, condannato per omicidio e rifugiato in Francia da 20 anni grazie alla Dottrina Mitterand che permetteva agli ex terroristi di trovare asilo oltre Alpe, è sospettato di essere il mandante dell’attentato. Quando il governo Italiano ne chiede l’estradizione, Marco decide di scappare con Viola, sua figlia adolescente. La sua vita precipita, portando nel baratro anche quella della sua famiglia italiana, che, da un giorno all’altro, si (ri)trova costretta a pagare per le sue colpe passate.

 

 

Il film scritto dalla regista e ambientato tra la Francia (regione delle Landes) e l’Italia (Bologna) è stato riconosciuto di interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La regista Annarita Zambrano racconta il film, una storia sul terrorismo italiano e una famiglia divisa dalla colpa.

[quote layout=”big”]Dopo la guerra è la storia intima di una famiglia divisa in due dalla colpa, è il racconto umano e personale di un padre e di una figlia, di una madre e di una sorella che hanno inciampato nella Storia e non riescono a vivere il loro presente perché avvelenato da un passato non risolto. Non è un film che ha la pretesa di spiegare, raccontare o definire il terrorismo italiano visto che, essendo nata nel ‘72 non ne ho fatto esperienza diretta, ma solo passiva. Quando Aldo Moro è stato ucciso avevo 6 anni. C’è chi crede che a sei anni non si capisce niente, ma vi assicuro che non così.Semplicemente vedi e capisci le cose ma non hai nessuna capacità decisionale. Di fatto gli altri stanno decidendo per te il tuo futuro. Quando tu avrai 20 anni per esempio, anche grazie alle conseguenze di quel rapimento e quella morte Silvio Berlusconi sarà eletto e resterà al potere 20 anni, ma tu questo ancora non lo sai. Già dalle scuole medie, sia io che i miei compagni consideravamo la violenza come una cosa quotidiana, normale. Tutti i giorni dalla televisione accesa in cucina si sentivano notizie sugli attentati: un terrorista di sinistra ucciso a Milano, uno di destra a Roma, e poi le bombe, alla stazione di Bologna, sui treni, nelle piazze. La violenza e gli attentati facevano parte della nostra vita, anche se non capivamo precisamente cosa stava succedendo. Poi, negli anni successivi, quando abbiamo capito, era troppo tardi. Tutto era stato già deciso, già combattuto, già sbagliato, già perso. Ho sempre pensato che la conseguenza di quegli anni bui hanno generato in Italia un completo rifiuto dell’impegno politico, il trionfo dell’edonismo e della corruzione sdoganata. In un certo senso tutti gli ideali, giusti e sbagliati che fossero, erano bruciati negli attentati terroristici. A noi restava la cenere, o l’eroina che aveva invaso l’Italia dei primi anni 80. È proprio da questo “sentimento del dopo” che nasce il film. Sono cosciente che quando si abborda un soggetto così difficile, come quello che resta di un periodo storico legato al dolore e alla sofferenza che ha provocato il terrorismo in Italia, i rischi sono sempre enormi. La paura della polemica, della legittimità – scusa e tu chi sei per fare questo film? – sono sempre presenti per chi si avventura su un terreno così spinoso. Ora, secondo me, è proprio quello che bisogna fare, anche rischiando di sbagliare perché no, in fondo è il solo modo di aprire una breccia, un dialogo, una discussione.[/quote]