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Sea Sorrow – Il Dolore del Mare: trailer italiano del documentario di Vanessa Redgrave

Sea Sorrow – Il Dolore del Mare: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul documentario di Vanessa Redgrave nei cinema italiani dal 20 giugno 2018.

pubblicato 8 Giugno 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 19:31

 

Officine UBU il prossimo 20 giugno, in occasione della “Giornata Mondiale del Rifugiato”, porta nei cinema italiani Sea Sorrow – Il Dolore del Mare, il documentario che segna l’esordio alla regia dell’attrice Premio Oscar Vanessa Redgrave.

 

“Sea Sorrow – Il Dolore del Mare” rappresenta una riflessione molto personale sull’odierna situazione di crisi che vivono i rifugiati. Gli occhi sono quelli degli attivisti e dei rifugiati che raccontano il loro passato e il loro presente in un documentario toccante che ci porta a riflettere sull’importanza dei diritti umani.

 

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso novembre e precedentemente al Festival di Cannes e al New York Film Festival, il documentario è prodotto da Carlo Nero, figlio di Redgrave, e affronta il dramma dei rifugiati che arrivano sulle coste europee da guerre e miserie d’oltremare, con uno sguardo particolare sui bambini, di cui Redgrave si occupa da tempo nel suo impegno umanitario.

“Sea Sorrow – Il Dolore del Mare” rappresenta una riflessione personale e accorata da parte della regista sull’emergenza rifugiati. Un progetto importante che testimonia il continuo impegno umanitario dell’attrice di fama internazionale, in questo caso patrocinato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR),principale organizzazione al mondo impegnata da oltre 56 anni a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore. Il documentario è supportato da Carlotta Sami, direttore delle comunicazioni con incarico di portavoce per il Sud Europa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

 

NOTE DI REGIA

 

Quando il piccolo corpo di Alan Kurdi fu ritrovato senza vita sulla spiaggia di Bodrum, poco lontano da un esclusivo resort estivo turco, la notizia fu ripresa da tutti i media e l’iconica foto scattata al ritrovamento del piccolo sconvolse milioni di persone – me compresa – diventando l’immagine simbolo della crisi europea dei migranti. La famiglia di Alan, di etnia curda siriana, era scappata dal villaggio di Kobani in cui viveva – che già per due volte era stato posto sotto assedio da parte dell’ISIS – sperando di riuscire a percorrere due miglia in mare a bordo di un piccolo gommone e riuscire ad arrivare all’isola greca di Kos e, una volta sbarcati lì, di chiedere asilo al governo. La famiglia aveva dei parenti in Canada e speravano successivamente di poterli raggiungere. Come molte altre persone fui sconcertata dalla notizia della morte del bambino, perito nella fuga insieme alla madre e alla sorella perchè non furono in grado di trovare un passaggio sicuro per attraversare quel pezzo di mare e ottenere il tanto desiderato asilo. Così nel dicembre 2015 organizzai, con l’aiuto di Sands Films, una performance dal vivo per raccogliere fondi. In quell’occasione siamo riusciti a raccogliere 7.000 euro da destinare al British Refugee Council. Sir Peter Sutherland, Consigliere e Referente delle Nazioni Unite per le Migrazioni per l’allora Segretario Nazionale Ban Ki Moon (e successivamente Segretario Generale delle Nazioni Unite) parlò con estrema chiarezza e passione in merito alla necessità di un’Europa unita nel dare asilo e protezione ai rifugitati.