Home Curiosità Richard Lormand, muore uno dei PR più stimati in ambito festivaliero e non solo

Richard Lormand, muore uno dei PR più stimati in ambito festivaliero e non solo

Muore a 56 anni un uomo di cinema a tutto tondo, conosciuto non solo da coloro che bazzicano i maggiori Festival. Ricordiamo così Richard Lormand

pubblicato 17 Novembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 14:52

Ho esitato prima di scrivere quanto segue. Ho esitato in parte perché contrario alla “celebrazione” di chi viene meno, pratica anche troppo indiscreta, a tratti persino di cattivo gusto; in parte poiché in realtà la persona in questione non l’ho mai incontrata personalmente. Mi riferisco a Richard Lormand, morto nei giorni scorsi, a 56 anni.

Il profilo di Lormand sfugge alle definizioni, sebbene la più calzante, giusto per saperci orientare, sia quella di PR. E, in qualità di ufficio stampa, il nostro ne ha visti passare di nomi, da Takeshi Kitano a Fatih Akin, fino di recente agli italiani Garrone e Rohrwacher, di cui ha curato la promozione internazionale. Screen Daily ha dato spazio a un pezzo bello e sentito di Kaleem Aftab, amico di Lormand nonché critico, il quale illustra schematicamente ma con non meno trasporto questa personalità davvero sui generis nel settore.

Da Press Agent quale di fatto è stato per tanti anni, Lormand rappresenta uno di quei rari casi per cui non è abusata l’espressione «uomo di cinema»: ha fatto tutto o quasi, dal produttore al regista, passando per la consulenza in svariati Festival, ultimo Locarno, sebbene avesse collaborato pure con Cannes, Taormina, Torino e la Viennale. Si occupava pure di sottotitoli dal francese, spagnolo e tedesco all’inglese; uno a cui non a caso non stava male nemmeno la definzione di «cittadino del mondo», sia perché a quanto pare indefessamente lo girava per tutto l’anno, sia perché in fondo è forse l’ovvio destino di chi è nato in Louisiana da madre giapponese e padre cajun francofono.

Se adesso ho ritenuto opportuno ricordarlo con questo breve ed inesaustivo scritto è perché probabilmente c’è chi, persino tra gli habituè dei Festival, non ha avuto il piacere d’incappare quantomeno in una sua mail. E a tal proposito c’è tutto ciò che il sottoscritto può riportare rispetto a questa persona che, come accennato in apertura, non ho mai avuto il piacere di conoscere di presenza.

Lormand era solito mandare una mail prima di ogni Festival, che fosse Cannes, Berlino, Locarno o Venezia, per mettere al corrente la stampa circa i film che avrebbe curato. Verbo appropriato, curare, che trasmette proprio quel senso di protezione che non può che avere origine dall’amore con cui questo PR atipico si relazionava ai film che gli venivano affidati.

Chi è intervenuto a qualche Festival in qualità di giornalista, sa che di mail inoltrate dagli uffici stampa se ne ricevono a bizzeffe, sia in prossimità di un appuntamento importante che in fin dei conti tutto l’anno. Capita raramente di leggerle con attenzione, il più delle volte perché strutturate per non essere lette, fredde ed istituzionali come sono. Non con le mail che ci arrivavano da Film Press Plus, la compagnia di Lormand.

Ricordo di aver letto quasi per sbaglio, anni fa, una di queste sue mail, che ha sempre curato (pure queste) di persona, senza mai delegare. Come faccio a saperlo? Beh, chiunque, dopo qualche riga, l’avrebbe capito: non solo il tono colloquiale, quel suo Greetings/Bonjour/Ciao Film Lovers! ad introdurle, bensì anche le sue sinossi, veri e propri inviti al film, descrizioni circostanziate, brevi ma impeccabili. Con non poco cinismo, all’inizio, ero solito pensare che l’oste presenta sempre il proprio vino come quello migliore; poi però entravi nel merito, leggevi, non semplicemente scorrevi quella serie di pensieri, e ti rendevi conto che nulla di tutto questo era rintracciabile.

Lormand aveva la capacità, se non addirittura la delicatezza, di entrare in contatto con noi destinatari, forse perché appunto, tra le tante occupazioni, pure quella del critico o chi per lui non gli era poi così aliena. Tuttavia tale acume, tatto e intelligenza non si spiegano solo con l’esperienza, senz’altro utile, forse determinante, ma insufficiente per acquisire quanto serve al fine di raccontare qualcosa anziché semplicemente limitarsi a comunicarla.

Nelle mail di Lormand c’era questo ma anche una sensibilità particolare, un gusto innegabile in fatto di cinema, tanto che sapeva indirizzarti con una discrezione encomiabile, mettendoti a parte di qualcosa che negli asettici press book quasi sempre non si trova. Non bastasse tutto ciò, mi convinco ancora di più alla luce dell’affetto, il rispetto e la profondità con cui tanti di coloro che operano a vario titolo in questo settore hanno salutato Richard, specie quelli che l’hanno conosciuto davvero, non solo attraverso quanto scriveva. Ed è peculiare pure questo, ossia che una persona, qualunque persona, si mostri all’altezza dell’idea che ci si fa di lei attraverso la sua opera o il suo operato; e a detta di tanti, Lormand corrispondeva esattamente a quel profilo affabile di uno che amava il cinema e lo viveva intensamente 12 mesi su 12, così come chi scrive ha avuto modo di cogliere tramite qualche mail.

Chiudo con un ultimo aneddoto, se così lo si può definire. Al di là della retorica, per quanto sincera, non nascondo che l’appuntamento con la mail di Film Press Plus rappresentava un po’ una di quelle tappe introduttive con cui cominciare ad orientarsi prima di un Festival: leggevo e prendevo nota, specie dei film che sarebbero stati proiettati nelle sezioni minori, quelli che insomma richiedono spesso e volentieri un impegno maggiore per essere recuperati.

Ebbene, non mi pare di essermene mai persa una da quando ho cominciato; eppure quest’anno, prima di Venezia, non so perché ma mi è sfuggita. Non perché non sia arrivata, ci mancherebbe; colpa mia diciamo. Prima di scrivere questo pezzo sono andato a controllare l’ultima mail che avevo ricevuto, accorgendomi appunto di questa mia svista prima della Mostra. Di solito è capitato che quasi la metà tra i film da lui menzionati me li fossi persi, per un motivo o per un altro. Non quest’anno: la prima volta in cui non sapevo preventivamente quali fossero i “suoi” è stata anche l’unica in cui alla fine me ne sono persi appena due. Che deliziosa coincidenza.