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Moschettieri del Re di Giovanni Veronesi, recensione: demenziale farsa senza capo nè coda

Ambizioso e dal chiaro potenziale, Moschettieri del Re di Giovanni Veronesi deraglia paurosamente sotto i colpi di una regia sciatta e di una sceneggiatura demenziale.

pubblicato 18 Dicembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 14:04

Dopo 30 anni d’attesa, perché negli anni ’80 avrebbe voluto realizzare un adattamento con Francesco Nuti, Carlo Verdone, Roberto Benigni e Massimo Troisi, Giovanni Veronesi è riuscito a realizzare i suoi Moschettieri del Re, ingaggiando quattro celebri volti del cinema contemporaneo italiano: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini e Rocco Papaleo, affiancati dalla Meryl Streep della nostra cinematografia (nessuno ha vinto più David di lei), Margherita Buy, da Alessandro Haber, Matilde Gioli e Valeria Solarino.

Al cinema con Vision Distribution nel pieno delle Feste natalizie, Moschettieri del Re – La Penultima Missione prende a piene mani dal secondo romanzo di Alexandre Dumas sui Moschettieri, intitolato Venti anni dopo, riletto in chiave parodistica, per non dire demenziale, dallo stesso Veronesi e dal professor Nicola Baldoni. Uscito parecchio malconcio dal deludente Non è un paese per giovani, il regista di Manuale d’Amore ha osato condurre la commedia nostrana nella Francia del ‘600, con l’ubriacona Regina Anna costretta a richiamare in servizio i quattro celebri Moschettieri del Re, D’Artagnan, Porthos, Aramis e Athos, per salvare il Paese dalle grinfie del malefico Cardinale Mazzarino (Haber).

Peccato che i 4, un tempo famosi in tutta la Francia, non si vedano da decenni. Oggi sono un allevatore di bestiame con un improbabile accento, un castellano lussurioso, un frate indebitato e un locandiere ubriacone. Cinici, invecchiati, malconci, malaticci e disillusi, ma pur sempre abilissimi con spade e moschetti, si ritroveranno per amore nei confronti della patria, per liberare i protestanti e perseguitati Ugonotti e per salvare il giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV.

E’ un film sulla carta produttivamente coraggioso, questo Moschettieri del Re firmato Veronesi, andato al risparmio sulle scenografie con 3/4 di girato in aperta campagna ma indubbiamente impavido nel tentare un approccio inedito nei confronti di un classico della scrittura. Neanche fosse Mel Brooks, il regista/sceneggiatore abbraccia clamorosamente e ripetutamente il no-sense, affidandosi alla ‘fantasia’, narrativa, recitativa e di scrittura, per giustificare una farsa in costume che fatica paurosamente a trovare una propria strada.

A capitanare il gruppo dei Moschettieri è un Favino a briglie sciolte, con incomprensibile italiano che fa da battitore comico per 110 minuti, mentre un indifferente Mastandrea carica in battaglia al grido ‘daje’, Papaleo occhieggia ai giovini ragazzi in quanto dichiaratamente bisex e Rubini prova a dimenticare il sanguinoso passato perché ormai entrato nel cono d’ombra di Dio. Tolto Pierfrancesco, su cui la pellicola poggia interamente, c’è il vuoto, se non personaggi poco incisivi, ancorati a flebili idee (lo schiavo muto e resistente al dolore, la milady malata di sesso, il ‘mister Q’ alla James Bond che arma i protagonisti con improbabili tecnologie) e ad un’evoluzione narrativa che procede con poca sensatezza.

Moschettieri del Re è un film difficilmente inquadrabile, perché mal scritto, mal girato, mal montato, mal musicato (da Checco Zalone), mal amalgamato. Un progetto in cui tutti sembrano improvvisare, con primi piani di impronta televisiva e scene d’azione indigeribili, per quanto caotiche e poco credibili alle soglie del 2019. Registicamente parlando Moschettieri del Re è un film sciatto (tolti gli immancabili droni che planano sui campi cavalcati dai nostri ‘supereroi’), che affossa qualsivoglia potenziale con riprese da serie tv di bassa lega.

20 anni dopo il disastroso Il Mio West, Veronesi ha voluto nuovamente osare, fallendo probabilmente ancor più rumorosamente. Volutamente in bilico tra paradosso e fantasia, il film vive di sketch continui e spesso inadeguati, quasi tutti giocati sullo stupro linguistico di un Favino visibilmente sprecato e sui battibecchi tra la Regina Buy e l’ancella Gioli. Raramente, negli ultimi anni, avevamo assistito ad un deragliamento simile con un cast tanto ricco, non del tutto centrato nei rispettivi ruoli e faticosamente diretto da un Veronesi mai come in questo caso fuori luogo. Nel finale, per non farsi mancare proprio nulla, switch completamente gratuito sull’Italia di oggi eternamente divisa sui migranti, mentre quel ‘Penultima Missione’ del titolo guarda addirittura a un potenziale sequel. Da scongiurare.

[rating title=”Voto di Federico” value=”3″ layout=”left”]

Moschettieri del Re – La Penultima Missione (Ita, 2018, commedia) di Giovanni Veronesi; con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini, Rocco Papaleo, Margherita Buy, Alessandro Haber, Matilde Gioli, Giulia Bevilacqua, Raffaele Vannoli, Valeria Solarino – uscita giovedì 27 dicembre 2018.