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La famiglia Savage: recensione

La famiglia Savage (The Savages, USA, 2007) di Tamara Jenkins; con Laura Linney, Philip Seymour Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman, Gbenga Akinnagbe.Genitori e figli. A guardare queste prime pellicole del nuovo anno, sembra ci sia una sottile linea di congiunzione fra alcuni titoli importanti usciti da poco nelle sale: dall’assassino con una famiglia marcia e

26 Gennaio 2008 01:53

La famiglia Savage La famiglia Savage (The Savages, USA, 2007) di Tamara Jenkins; con Laura Linney, Philip Seymour Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman, Gbenga Akinnagbe.

Genitori e figli. A guardare queste prime pellicole del nuovo anno, sembra ci sia una sottile linea di congiunzione fra alcuni titoli importanti usciti da poco nelle sale: dall’assassino con una famiglia marcia e desolante alle spalle (Halloween – The beginning) alla famiglia enorme di Cous cous, passando per quello splendore che è Into the Wild (a tal proposito il finale è magnifico: correte a vederlo).

Il titolo che però decide di dedicare “tutto se stesso” all’argomento è proprio La famiglia Savage, che vede fratello e sorella, ormai maturi, tornare dal padre, che non vedono da tempo (era violento ed egoista), che soffre di demenza e a cui non resta molto da vivere.

Tamara Jenkins centra il colpo con il suo secondo lungometraggio, confermando una sensibilità sincera e non banale. Ma soprattutto centra un bersaglio fondamentale, riuscendo a fondere commedia e dramma in modo che i due generi non si scontrino, non facciano saltare in modo irritante l’atmosfera della pellicola, ma si compenetrino.

I temi principali del film sono quelli della morte, affrontata dai due fratelli con le loro paure, le loro difficoltà e i loro diversi modi di approccio alla vita, della realtà che è sempre dura da affrontare ed accettare, e come si diceva del rapporto difficile col padre. Che un giorno si mette a scrivere sui muri con le proprie feci: il primo segno della demenza farà sì che i due fratelli debbano tornare ad occuparsi di lui, e questo sarà un modo per fare i conti con gli altri e con sè stessi.

Attenzione alla coppia d’attori, che da sola vale il prezzo del biglietto: Philip Seymour Hoffman è il solito grande attore, mentre Laura Linney non sfigura affatto di fronte alle altre attrici candidate per l’Oscar, e la statuetta nelle sue mani non sarebbe una scelta campata in aria. L’alchimia fra i due rende il film ancora più godibile.

Voto Gabriele: 7

Torino Film Festival