Home Recensioni Escape Room, la recensione: giochino alla Saw privo di sangue e orientato alla serialità

Escape Room, la recensione: giochino alla Saw privo di sangue e orientato alla serialità

Un po’ Saw, un po’ Final Destination. Escape Room dà il via ad una nuova saga.

pubblicato 1 Marzo 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 20:54

Girato dal regista dello sbertucciato Insidious – L’ultima chiave, costato appena 9 milioni di dollari, interpretato da attori ai più sconosciuti, uscito in un mese storicamente povero come gennaio eppure campione d’incassi. Escape Room di Adam Robitel, thriller PG-13 della Sony, ha sbancato i box office di mezzo mondo, incassando 56 milioni di dollari solo negli States e ben 118,844,972 dollari worldwide.

Sequel immediatamente pianificato e annunciato (17 aprile 2020), per questo 10 Piccoli Indiani aggiornato ai tempi delle celebri ‘stanze degli enigmi’, con un pizzico di Saw – l’Enigmista e vaghi rimandi a Final Destination. Se non fosse che nella pellicola di Robitel non si veda quasi praticamente mai del sangue, persino dinanzi alle atroci morti che coinvolgono i protagonisti.

Al centro della trama, infatti, sei sconosciuti invitati a partecipare ad una complicatissima, se non impossibile Escape Room, con premio finale da 10.000 dollari. Peccato che una volta entrati i sei debbano ingegnarsi per salvare le proprie vite, perché quelle terrificanti stanze uccidono. Letteralmente.

Un thriller che vira all’horror, senza però mai esplicitare qualsivoglia violenza come ai tempi di Jigsaw, con indizi da rintracciare mentre le pareti di una stanza si tramutano in un forno, il gelo toglie il fiato, il pavimento precipita nel nulla e del veleno soffoca le arterie.

Robitel e gli sceneggiatori Bragi F. Schut e Maria Melnik si divertono ad alimentare tensione a buon mercato, facendo cadere una ad una le proprie pedine, snocciolando segreti passati, seminando tracce per svelare l’arcano. Ed è qui che Escape Room scivola pesantemente, in quanto incapace di gestire uno script che nel finale sbraga completamente verso l’assurdo, evitando sapientemente risposte che probabilmente verranno concesse nei successivi capitoli.

L’eccesso, inevitabilmente, prende il sopravvento, lasciando spazio ad un’idiozia di fondo che stona con quanto visto durante la prima ora, particolarmente divertente nel trascinare queste sei persone verso la chimera della salvezza. Le cinque stanze che i malcapitati devono affrontare sono piene di segni da dover decifrare, ma il tempo inevitabilmente scorre e più i minuti passano e più la morte si avvicina. 15 anni fa James Wan e Leigh Whannell crearono un impero, partendo da un’idea simile ma assai più cruda e sorprendente, qui riproposta in chiave moderna, con personalità distinte e in qualche modo legate tra loro.

Ma il ‘giochino’, alla lunga, molla la presa, perché Schut e Melnik esagerano nella gestione di una trama che guarda pericolosamente alla serialità, accartocciandosi pericolosamente sul Deus ex machina dell’intera operazione, furbescamente pensata per abbracciare il pubblico di ogni età.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5.5″ layout=”left”]

Escape Room (Usa, thriller, 2019) di Adam Robitel; con Deborah Ann Woll, Tyler Labine, Taylor Russell, Logan Miller, Nik Dodani, Adam Robitel, Jay Ellis, Jamie-Lee Money, Jessica Sutton, Kenneth Fok – uscita giovedì 14 marzo 2019.