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La ragazza del tempo – Weathering With You, recensione, delicato ritratto in tono minore

Dopo il successo internazionale con Your Name., Makoto Shinkai torna con La ragazza del tempo – Weathering With You. Leggete la nostra recensione

pubblicato 9 Ottobre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 16:19

Hodaka è scappato di casa, un’isoletta, per recarsi nella congestionata, immensa, caotica Tokyo. Pochi soldi, zero progetti, se non quello di starci il più possibile; lo vediamo lì a postare su Yahoo Answer domande inerenti a come trovare lavoro, lui che ha appena sedici anni e neanche il diploma. Makoto Shinkai ci mostra il suo approdo nella metropoli come il passaggio da una dimensione all’altra: Hodaka rischia infatti di restarci secco già prima di mettere piede a Tokyo, sulla nave che lo porta verso la Capitale, quando il cielo s’ingrigisce minacciosamente ed uno strano temporale si abbatte sul traghetto.

In città cambia il contesto ma non i problemi: tutto costa uno sproposito e Hodaka rimane presto senza il becco di un quattrino, finendo col cenare accontentandosi di zuppette, dormendo per strada e via discorrendo. Finché non rivede la persona che l’aveva salvato sulla nave, Suga (che è anche il nome della scalinata in cui s’incontrano i due protagonisti di Your Name. alla fine del film), il quale dirige una piccola attività che si occupa di redigere articoli su argomenti particolari, vertenti per esempio sul paranormale. Suga offre ad Hokada un tetto ed un’occupazione, pagandolo meno del minimo sindacale ma quantomeno offrendogli la possibilità di fare qualcosa delle sue giornate. L’incontro che però cambierà l’esistenza del giovane è un altro: quello con Hina, una giovane che lavora presso un fast food, e che, ancora più interessante, ha il dono di far cambiare il tempo.

Weathering With You muove infatti dalla premessa, realistica, delle piogge copiose che colpiscono in un periodo preciso dell’anno il Giappone, ossia giugno, trasformando tale incipit in qualcos’altro, più incline alla prosa di Makoto Shinkai, sebbene, come a breve avrete modo di leggere, in tono minore. Il potere di cui è infatti dotata Hina imprime al racconto una connotazione fantastica, che è al tempo stesso magica nonché centrale rispetto alla storia: non si sa come né perché, a un certo punto la giovane, che ha tanto pregato affinché in una giornata specifica ci fosse bel tempo, e recatasi sulla sommità di questa palazzina/montagna, ottiene di essere esaudita.

Con l’esaudimento, tuttavia, giunge anche un fardello, perché un dono non è mai solo un dono. Procedendo infatti verso l’epilogo, si scopre che Hina è chiamata ad un sacrificio, quello di sé stessa, dal cui compimento dipende la sorte del suo mondo, Tokyo nello specifico. E ci sono echi girardiani, che rimandano ad immagini archetipiche secondo cui dal percorso dell’eroe non dipende solo il suo di destino, dato che questo è sempre in qualche modo legato al contesto in cui opera. Il che rappresenta una traccia interessante, specie in considerazione dell’accostamento che Shinkai opera attraverso il suo tratto, ossia la sua attenzione nella riproduzione quasi maniacale degli sfondi, ed in generale il realismo con cui mette in scena anche il più apparentemente insignificante degli elementi.

La sua capacità d’infondere magia anche nel quadro di una verosimiglianza così spinta è senz’altro uno dei punti di forza del suo modo di raccontare, così come certe spiazzanti panoramiche, non un mero vezzo fotografico bensì quintessenzialmente legate al fulcro narrativo. Anche stavolta, infatti, in maniera per certi versi più diretta che in precedenza, il cielo è leitmotiv pregnante: da lì origina tutto, e lì il percorso della vicenda e dei suoi protagonisti deve in qualche modo approdare.

L’impressione, nondimeno, è che manchi quel quid che contempli il salto; un salto che in realtà non si concretizza mai davvero, e non, come qualcuno potrebbe essere portato a ritenere, per via di un andamento contrassegnato da fermate brusche, ellissi brevi ed estemporanee, così come altre misure narrative che in fondo hanno impreziosito opere precedenti (immagino poche cose altrettanto a-cinematografiche come la struttura vagamente episodica di Your Name., in cui addirittura in almeno un punto si arresta la narrazione per far partire una sezione che, banalmente, adotta i modi del videoclip, sebbene però funzioni eccome).

Uno dei limiti, in tal senso, potrebbe essere rappresentato da quella che al momento non riesco a definire meglio se non come mancata complessità, non tanto del racconto quanto proprio del soggetto. Alla base di Your Name., così come di Oltre le nuove, il luogo promessoci, vi è un incipit semplice ma che si presta ad uno sviluppo più elaborato; ed è proprio in questo solco che Shinkai interviene con la sua verve, articolando il discorso in maniera più complessa senza però per questo farla complicata, lasciandosi insomma seguire. Voglio dire, anche qui emerge un passaggio da nodo alla gola, sempre sul finire; eppure si ha la sensazione di un episodio isolato, che genera certe sensazioni più per come viene illustrato – l’unione, per esempio, tra il tema musicale e le immagini – che per la sua costruzione nel corso delle sequenze che l’hanno preceduto.

Questo perché, in fondo, dietro al tema principale, non si cela alcun vero segreto da svelare, non una svolta che faccia luce sulla condizione dei protagonisti, le cui traiettorie sono tracciate in maniera sin troppo netta sin dall’inizio, per cui l’importante, per fare un parallelo con Your Name., non è sapere che in fondo, alla fine, Taki e Mitsuha finiranno con l’innamorarsi l’uno dell’altro, ma è come perverranno a quello scenario. Nel legare per esempio il particolare degli eventi che riguardano i due adolescenti, Hodaka e Hina, al generale delle ripercussioni su larga scala, in questo caso Tokyo, ecco, Shinkai cede qualcosa: pur non sapendo di cosa si tratti esattamente, viene chiarito esplicitamente all’inizio che le loro peripezie porteranno a un cambiamento di più ampia portata, ed il modo in cui questa dinamica ci viene man mano presentata risente di questa medesima chiarezza espositiva, che rema contro quel briciolo di mistero che a fatica la narrazione riesce a preservare.

Non ci si faccia strane idee, poiché Weathering With You resta un anime di riguardo, che vive di certi dettagli, di una poetica che, sebbene in maniera meno vistosa, si scorge comunque tra le pieghe e l’avvicendarsi di un racconto particolare. Basti pensare, ed è un gioco che di tanto in tanto vale la pena proporre, che un film del genere è difficile pensarlo al di fuori di quella cultura, quel contesto lì; tale è la sua propensione ad attingere da certa tradizione, calando tutto in un’ambientazione che viene poi riportata con scrupolo. È il Mito che irrompe nel Giappone odierno, la sensibilità verso certo modo di percepire il sacro così specifica, a tratti davvero corroborante, così come il continuo scambio tra la terra e il cielo – che, per tornare a quanto evidenziato sopra rispetto a certe inquadrature, costituisce un topos nel cinema di Makoto Shinkai, che di volta in volta ci tiene a reiterare il concetto secondo cui le due dimensioni sono sempre legate in maniera indissolubile; da cui certi scorci meravigliosi, nei quali viene riservato lo stesso spazio tanto a queste colorate distese di cielo, quanto ai paesaggi urbani o naturalistici, in cui vengono inseriti, a mo’ di punti di fuga, i protagonisti delle sue storie.

Con una chiusa peraltro nient’affatto conciliante, a suo modo dura, se non addirittura potente, avulsa da un lieto fine che effettivamente avrebbe tradito il senso e l’entità delle scelte fatte dai protagonisti. Sulla scorta di una colonna sonora evocativa curata ancora una volta dai RADWIMPS, Weathering With You si pone come un tassello se vogliamo un po’ ibrido, che tende a contenere le diverse anime, o per meglio dire propensioni di Shinkai, che qui s’ispira anche ad una tenuta, per così dire, meno svagata, come in 5 cm al secondo o Il giardino delle parole, in cui il regista giapponese affonda più nella quotidianità, concedendosi poche licenze che virino da un immediato realismo (nei casi dei due film appena citati, praticamente nessuna). Potrebbe trattarsi di una nuova parentesi, già così interessante, e su cui magari Shinkai insisterà in futuro, perfezionandola. Ma soprattutto a cui non manca quel tocco di calorosa delicatezza, capace di sublimare il rimando a un tema così sul pezzo come il cambiamento climatico, qui affrontato da una prospettiva atipica ma al contempo ingegnosa.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]

Weathering With You (Tenki no ko, Giappone, 2019) di Makoto Shinkai. Con Kotaro Daigo, Nana Mori, Yuki Kaji, Shun Oguri, Tsubasa Honda, Chieko Baisho e Sei Hiraizumi. Nelle nostre sale solo il 14, 15 e 16 ottobre 2019.