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I Miserabili: trailer italiano del film di Ladj Ly premiato a Cannes 2019

Dopo la tappa in concorso al Festival di Cannes, il 30 gennaio 2020 arriva nei cinema italiani l’acclamato dramma francese “I Miserabili”.

pubblicato 10 Gennaio 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 14:31

[Per visionare il trailer clicca sull’immagine in alto]

 

Lucky Red il 30 gennaio porterà nei cinema italiani I Miserabili, il film di Ladj Ly ispirato alle sommosse di Parigi del 2005 e vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes, del Premio Miglior Rivelazione agli European Film Awards e attualmente designato dalla Francia al Premio Oscar nella categoria Miglior Film Straniero.

 

La trama ufficiale:

 

Citando con eleganza l’omonimo romanzo di Victor Hugo, nel suo lungometraggio d’esordio il regista Ladj Ly realizza un affresco sincero e autentico delle periferie parigine e dei miserabili del nuovo millennio: il risultato è un thriller dal ritmo avvincente e adrenalinico, che non si abbandona a facili condanne e non cade nelle trappole della faziosità o del vittimismo, dove il confine tra bene e male si fa assolutamente labile, mentre tutti i personaggi diventano vittime alla ricerca di un personale riscatto o, più semplicemente, di sopravvivenza. Perché, proprio come affermava Victor Hugo nel suo celebre romanzo, “non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”.

 

 

Il regista Ladj Ly parla della storia del film che si svolge in un contesto di disoccupazione e di povertà, che rappresentano la causa primaria di tutti i problemi.

[quote layout=”big”]Quando si hanno i soldi, è facile vivere con gli altri, quando si vive in miseria, è più complicato: bisogna ricorrere a compromessi, arrangiamenti, piccoli traffici… è una questione di sopravvivenza. Anche i poliziotti sono in modalità di sopravvivenza, anche loro vivono la miseria. I Miserabili non è né «pro-delinquenti» né «pro-sbirri». Ho cercato di essere più giusto possibile. La prima volta che mi hanno fatto un controllo, avevo 10 anni, per dire quanto conosco bene la polizia: ci ho vissuto fianco a fianco, ho subito un numero incalcolabile di fermi e di provocazioni. Mi sono reso conto che potevo permettermi di calarmi nei panni di uno sbirro e di raccontare un pezzo di film dal loro punto di vista. La maggior parte di questi poliziotti non ha fatto gli studi, vive anch’essa in condizioni difficili, con stipendi da fame e negli stessi nostri quartieri. Stanno più spesso di noi nelle periferie perché noi ci muoviamo, ci spostiamo in città, mentre loro lavorano tutto il giorno nel quartiere, girando in tondo, rompendosi le palle. Per avere un po’ di azione, decidono di fare dei controlli di identità ed è un circolo vizioso. Conoscono a memoria gli abitanti, la vita che fanno, le loro abitudini, eppure li vessano tutti i giorni facendo i controlli. È inevitabile che certi giorni scoppi la scintilla.[/quote]

 

Ladj Ly parla dell’elemento etnico del film e di come venga approcciato senza cadere nei classici stereotipi.

[quote layout=”big”]Questa è la realtà. C’è di tutto, persone che si frequentano tutte insieme, clan in cui dominano i magrebini, i gitani sono presenti ma non si mescolano. Ci sono anche taciti accordi in base ai quali non bisogna frequentare gli zingari. Anche tra i poliziotti c’è di tutto, compresa gente di origine africana che noi soprannominiamo «guada»… Nei nostri codici i «guada» sono quelli delle isole. I primi poliziotti neri venivano tutti dalle Antille e il nome è rimasto, anche per coloro che oggi sono originari dell’Africa. Il «guada» del film probabilmente è cresciuto in questo quartiere, ma è diventato poliziotto quindi è considerato un traditore e questo complica ulteriormente la situazione. Anche i rapporti tra Chris, il poliziotto bianco razzista, e Il Sindaco, il personaggio nero del quartiere, sono complicati: si detestano, ma hanno anche stipulato dei piccoli accordi perché in fondo ciascuno ha un po’ bisogno dell’altro… La polizia è costretta a fare qualche piccolo compromesso a volte, altrimenti sarebbe la guerra permanente.[/quote]

 

Ladj Ly, originario di Montfermeil (Seine-Saint-Denis) inizia la sua carriera all’interno del collettivo Kourtrajmé, fondato nel 1995 dai suoi amici d’infanzia Kim Chapiron e Romain Gavras. Esordisce nel cinema come attore prima di passare dietro alla macchina da presa nel 1997, firmando la regia del suo primo cortometraggio MONTFERMEIL LES BOSQUETS. Parallelamente, realizza ormai da molto tempo dei dietro le quinte. Nel 2004, scrive il documentario 28 MILLIMÈTRES: PORTRAIT D’UNE GÉNÉRATION insieme al fotografo JR che affigge dei ritratti di grande formato sui muri di Clichy, di Montfermeil e di Parigi. Nel 2016 realizza in Mali lo spot pubblicitario “Marakani” per la ONG di solidarietà internazionale di Max Havelaar Francia. Dopo le sommosse del 2005, scatenate dalla morte dei due giovani Zyed Benna e Bouna Traoré folgorati in una cabina della rete elettrica a Clichy-sous-Bois, Ladj Ly decide di filmare il suo quartiere per un anno intero e, nel 2007, di fare del materiale un documentario intitolato 365 JOURS À CLICHY MONTFERMEIL. Prosegue il suo lavoro di documentarista realizzando nel 2014 il film 365 JOURS AU MALI, testimonianza di una regione in piena ebollizione in cui le milizie e i touareg si preparano alla guerra. Nel 2017, realizza il suo cortometraggio LES MISÉRABLES, candidato ai César 2018 e premiato al festival di Clermont-Ferrand. Lo stesso anno, realizza insieme a Stéphane de Freitas il documentario À VOIX HAUTE, che ottiene anch’esso una nomination ai César. Nel 2019 presenta il suo primo lungometraggio I MISERABILI selezionato in concorso al Festival di Cannes e vincitore del Premio della Giuria.