Vacancy: il coraggio va in vacanza
Che peccato, che gran peccato. Dopotutto Vacancy quasi quasi una sufficienza se la meriterebbe anche, se valutiamo lo svolgimento comunque difendibile. Però ci sono un inizio e una fine, ma c’è anche altro da valutare. Certo, se comparato con un The messengers questo film diventa una gemma, ma restiamo con i piedi per terra. Bisogna continuare a pretendere di più, anche perchè non bisogna credere a chi dice che l’horror è morto, e neanche credere che l’horror sia quello che viene solo distribuito nelle nostre sale.
Dopo un inizio di routine, decisamente noioso, trito e rimasticato (la coppia in crisi per un fatto tragico), la pellicola ingrana e inquieta. Ci sono sequenze che non sono niente male, e a volte c’è persino una sensazione di paura. Peccato che Antal non sfrutti l’argomento (gli snuff movie, che sempre hanno inquietato ed interessato l’uomo) e non spinga il pedale nè sul gore, visto che di sangue ce n’è poco, nè sul versante psicologico. Il tutto è, alla fine, il solito gioco del gatto e del topo, assassini versus vittime, tra cunicoli sotterranei molto simili a labirinti e varie stanze dell’hotel (e l’ambientazione non può non ricordare Psyco, ultracitato).
Non bastano le pregevoli prove di Wilson e della Beckinsale, che ci mettono grinta e fisico, a rendere poi credibile l’inverosimile e brutto finale. Se con Turistas avevamo detto che era la tensione che se ne andava in vacanza, ‘sto giro è il coraggio ad andarsene, ed è proprio un peccato. Si dirà, come molti casi horror recenti, che dura poco (80 minuti, contando titoli iniziali e titoli di testa): anche Black Christmas durava poco, ma almeno lì c’erano un paio di omicidi interessanti. Qui invece…
Voto Gabriele: 5