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Mi rifaccio vivo: recensione in anteprima

Sergio Rubini torna dietro la macchina da presa a quattro anni da “L’uomo nero” con Mi rifaccio vivo, un sentito omaggio al cinema di Frank Capra, una divertente e divertita digressione sovrannaturale, che gioca con alcuni elementi narrativi che hanno fatto la fortuna del cinema americano nelle sue molteplici incursioni in un immaginifico “aldilà”, di volta in volta riveduto, rivisitato e re-immaginato a misura d’uomo.

pubblicato 3 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:09

 

La trama ci racconta di due rivali da sempre, l’arrogante figlio di papà Ottone Di Valerio interpretato da Neri Marcorè e il “fantozziano” Biagio Bianchetti interpretato invece da Pasquale Petrolo in arte Lillo (del duo comico Lillo e Greg). Biagio soffre da sempre di un enorme complesso d’inferiorità verso il “nemico d’infanzia” e quando da adulto se lo ritroverà spietato concorrente d’affari, finirà per soccombergli e pieno di debiti penserà bene di farla finita ricorrendo al suicidio. Una volta varcato il confine tra la vita e la morte, quello che Biagio troverà non sarà la pace eterna, ma bensì una seconda occasione, una settimana per tornare sulla Terra reincarnato in un manager di successo (Emilio Solfrizzi), ma Biagio roso dal desiderio di vendetta invece che sfruttare l’occasione per sistemare i suoi molti conti in sospeso, utilizzerà questa speciale licenza premio per ordire un piano che avrà l’unico scopo di distruggere e ridurre sul lastrico l’odiato rivale.

Mi rifaccio vivo vive di gradevoli consuetudini e di una regia elegante e sobria, che permette al gioco delle parti messo in scena su una sceneggiatura brillante di strappare risate mai grevi, di far sorridere di fronte ad una levità gradevolmente compiaciuta, costruita su un cast che risulta complementare, vedi la vis comica istrionica di Marcorè e quella più sorniona di Solfrizzi, contrapposte alla veracità di un Lillo in solitaria, il cui ruolo da ruspante “Grillo parlante”, pur estremamente delimitato nel suo apporto, dona al film tocchi di quella comicità dialettale che tanto ci aveva divertito nel godibile Colpi di fulmine.

Guardando il film di Rubini ci sono tornate in mente pellicole come Il Paradiso può attendere, La vita è meravigliosa, Always – per sempre, The Family Man con Nicolas Cage e anche il meno conosciuto Uno strano caso, quest’ultima godibilissima commedia romantica con Robert Downey Jr. che vi invitiamo a rispolverare. In tutti questi film, come in quello di Rubini, al protagonista viene data una seconda possibilità, che diventerà per lo stesso anche un percorso di redenzione e un modo per comprendere che è giunto il momento di lasciare che la vita terrena faccia il suo naturale corso.

Mi rifaccio vivo incorpora in se tutto questo immaginario, un background filmico piuttosto corposo e in qualche modo metabolizzato attraverso una narrazione che fortuna vuole esula da tutta una serie di derive da fiction o cabaret televisivo. In questo il film di Rubini si è rivelato davvero una piacevole sorpresa perché, pur pescando a piene mani da quella che è l’intramontabile commedia degli equivoci, con tutto il repertorio di mogli tradite e insoddisfatte e amanti sull’orlo di una crisi di nervi, la confezione del film è talmente sobria nel suo complesso da lasciare ad anni luce qualsiasi potenziale reminiscenza da cinepanettone.

Rubini prova ad alzare il tiro cercando, non senza qualche fisiologica difficoltà, di miscelare due anime, una più sofisticata che ci racconta di sentimenti e amicizie mancate e una più fisica e improntata a gag che puntano a strappare la risata. Tentativo lodevole che riporta in qualche modo il film su binari nostalgici di una commedia all’italiana che fu e che ammettiamo ci manca davvero molto, capace di parlare allo spettatore senza filtri e che abbiamo piacevolmente ritrovato in pillole nella recente commedia natalizia La famiglia perfetta di Paolo Genovese.

C’è da dire che il film di Rubini potrebbe far storcere il naso a chi non sopporta i “lieto fine” telefonati, il sottofondo moraleggiante che invece è secondo noi è il sale di operazioni come questa, come lo è peraltro l’elemento “fantastico” che il cinema italiano ha spesso e volentieri enormi difficoltà a maneggiare e metabolizzare, difficoltà che per fortuna non si avvertono in questo film.

Concludiamo sottolineando doverosamente l’importante ruolo svolto nel film dalla colonna sonora di Paolo Buonvino, un partitura dagli intriganti e sornioni contrappunti ironici che accompagnano e supportano, come rodata spalla comica, le esilaranti performance del personaggio di Solfrizzi, sottolineando con vigore la vis comedy di un attore spesso sottovalutato.

Voto di Pietro: 7

Mi rifaccio vivo (Italia 2013) Di Sergio Rubini, con Emilio Solfrizzi, Neri Marcorè, Pasquale Petrolo (Lillo), Vanessa Incontrada, Sergio Rubini, Bob Messini, Gianmarco Tognazzi, Margherita Buy, Valentina Cervi. Al cinema dal 9 maggio