Home Festival di Venezia L’uomo che Verrà – di Giorgio Diritti: Recensione in Anteprima

L’uomo che Verrà – di Giorgio Diritti: Recensione in Anteprima

L’uomo che Verrà (Ita, 2010) di Giorgio Diritti; con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci, Zoello Gilli, Timo Jacobs, Raffaele ZabbanGran Premio della Giuria Marc’Aurelio d’Argento e Premio Marc’Aurelio d’Oro del pubblico al miglior film. Voluto fortissimamente da Piera Detassis,

pubblicato 19 Gennaio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 05:56

L’uomo che Verrà (Ita, 2010) di Giorgio Diritti; con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci, Zoello Gilli, Timo Jacobs, Raffaele Zabban

Gran Premio della Giuria Marc’Aurelio d’Argento e Premio Marc’Aurelio d’Oro del pubblico al miglior film. Voluto fortissimamente da Piera Detassis, L’uomo che Verrà di Giorgio Diritti ha conquistato la 4° edizione del Festival del Cinema di Roma, commuovendo il pubblico e convincendo i critici. Chiamato a ripetersi dopo l’exploit, inatteso e per certi versi clamoroso, de Il vento fa il suo giro, Diritti si è affidato alla storia, ad una strage ancora oggi indimenticata, ovvero all’eccidio di Monte Sole, per ripetere l’impresa, riuscendoci appieno.

L’uomo che Verrà, c0mpletamente recitato nell’incomprensibile dialetto antico del luogo, è una rara pagina di ottimo cinema italiano, con i suoi attori non prefessionisti e la sua struttura secca, ferma, intensa e cruda, capace di emozionare e coinvolgere, grazie ad una storia tanto drammatica, potente e commovente quanto realmente accaduta. Diritti, qui anche sceneggiatore e montatore, conferma le proprie indubbie qualità d’autore, portando in sala, attraverso gli intensi occhi di una bimba incapace di parlare, la paura e le angosce di un’Italia in guerra.

Siamo nell’inverno del 1943, alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna. Qui, una delle tante famiglie di contadini del posto tira a campare, con l’incubo dei tedeschi e delle bombe che piovono sulla città, al di là delle montagne. La piccola Martina ha solo 8 anni. Da quando il fratellino gli è morto tra le braccia ha smesso di parlare, fino a quando la madre non resta nuovamente incinta, facendole ritrovare il sorriso. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre il piccolo viene finalmente alla luce, con le SS che quasi contemporaneamente scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, uccidento oltre 770 persone e facendo passare alla storia quel tragico evento come la “strage di Marzabotto”.

Come raccontare la Storia, attraverso una storia, tanto semplice quanto coinvolgente. Costruendo l’evolversi degli eventi lentamente, tra brevi piani sequenza, macchine da presa immobili, scene d’azione ‘statiche’ e mai caotiche, dialoghi recitati in un incomprensibile dialetto, una splendida fotografia, dai toni grigi e quasi color cenere, un toccante tema musicale ed un’impronta registica talmente sorprendente, nella sua lucida semplicità, da colpire profondamente, Giorgio Diritti, alla tenera età di 50 anni, si conferma una splendida e ‘giovane’ conferma per il cinema italiano.

Coraggioso fino in fondo, Diritti ha voluto ripetere la ‘follia commerciale’ del dialetto antico, incomprensibile e per questo obbligato ad un accompagnamento costante ad opera di onnipresenti sottotitoli in italiano, marchiando probabilmente il film stesso, difficilmente vendibile in sala. L’uomo che Verrà, infatti, è una pellicola lenta e difficile, da digerire e da sopportare, per la crudezza della storia, per gli occhi profondi dell’incredibile Greta Zuccheri Montanari, piccola fenomenale protagonista, per la scelta stilistica intrapresa e per quel ‘marchio d’autore’, che paradossalmente ‘limita’ i film made in Italy al botteghino, neanche fosse una “corona” da augurare a qualcun’altro.

Limiti teorici iniziali che crollano però dinanzi all’opera del regista, struggente e commovente dal primo agli ultimi minuti, in un crescendo di emozioni costanti e continue, raccontando alcuni tragici momenti che fanno parte della nostra memoria storica, troppo spesso dimenticata. Le campagne bolognesi prese d’assalto dalle truppe naziste tornano così a vivere con drammatica forza sullo schermo, attraverso una delle tante famiglie di contadini del posto, che nulla ha da raccontare se non una storia semplice, fatta di lavoro, disgrazie, fatica e speranze.

L’Uomo che Verrà del titolo non è altro che il fratellino tanto atteso dalla piccola Martina, capace di dire mille parole con quegli occhi sognanti, impauriti ed adulti, anche se appartenenti ad una bambina di 8 anni, costretta a crescere alla svelta sotto gli spari della guerra, incapace di provare pietà e compassione per nessuno, bimbi compresi. Pellicola fulminante, tra i sicuri ‘acchiappa nomination’ ai prossimi Nastri d’Argento/David di Donatello. Da vedere.

Uscita in Sala: 22 gennaio

Voto Federico: 7,5
Voto Gabriele: 9

Festival di Venezia