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Il segreto dei suoi occhi – di Juan Josè Campanella: recensione in anteprima

Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos, Argentina / Spagna, 2009) di Juan Josè Campanella; con Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino, Guillermo Francella, José Luis Gioia, Carla Quevedo, Bárbara Palladino, Rudy Romano, Mario Alarcón.Benjamín Esposito è un ex pubblico ministero della Procura di Buenos Aires in pensione. Da venticinque

pubblicato 1 Giugno 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 01:31

Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos, Argentina / Spagna, 2009) di Juan Josè Campanella; con Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino, Guillermo Francella, José Luis Gioia, Carla Quevedo, Bárbara Palladino, Rudy Romano, Mario Alarcón.

Benjamín Esposito è un ex pubblico ministero della Procura di Buenos Aires in pensione. Da venticinque anni un caso di omicidio lo tormenta: quello della giovanissima Liliana Coloto, violentata e uccisa nella capitale argentina nel 1974. Deciso a rispolverare la sua passione per la scrittura, Benjamín decide di scrivere un romanzo proprio su quel caso e chiede aiuto all’amica e collega di un tempo Irene. Tornare su quell’evento gli riaprirà le porte del passato, nella speranza di poter mettere definitivamente la parola “fine” a quella vicenda…

Avendo vinto l’ultimo Oscar come Miglior film straniero battendo due film molto importanti come Il profeta e Il nastro bianco, si corre il rischio di sottovalutare Il segreto dei suoi occhi. Vuoi mettere l’originalità e la capacità di rimescolare i generi del capolavoro di Audiard, e vuoi mettere il rigore e l’intelligenza dell’opera di Haneke? Il segreto dei suoi occhi è meno difficile di questi due titoli, e forse per questo ha fatto breccia nel cuore dell’Academy, ma il paragone alla fin fine è solo una questione di premi, voti e nomination che lascia il tempo che trova.

Il film di Juan José Campanella è invece sorprendente, perché capace di funzionare a livello superficiale come ottimo film di emozione purissima, ed è poi capace di narrarci altro attraverso il genere. Fa bene il regista a non considerarlo un noir, e anzi ad ammettere di usarlo per raccontarci sostanzialmente una storia d’amore. Ma oltre a narrarci di una storia d’amore “impossibile” (la storia tra Benjamín e Irene non è mai sbocciata), Campanella fa bene almeno un’altra cosa: pianta molto bene le radici del suo racconto, tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri, nella storia dell’Argentina.

L’humus de Il segreto dei suoi occhi sta nella storia del paese, negli anni in cui saliva al potere Isabel Perón e la storia dell’Argentina andava incupendosi sempre di più: il regista è abile nel riuscire a trasmettere un clima sempre più claustrofobico e senza via d’uscita che si va pian piano stringendo attorno ai personaggi. E su questo terreno il film può costruire la sua trama, in cui un uomo solitario non riesce più a vivere il presente, è costretto a guardare al passato per poter costruirsi un futuro migliore.

“Lascia la porta aperta”, avvisa Irene ogni volta che Benjamín vuole parlarle in privato: ed è proprio la porta del passato che dev’essere in questo caso chiusa in modo definitivo. Il segreto dei suoi occhi è quindi un film sull’importanza e la necessità della memoria, e dall’altra un film in cui un passato non risolto può tormentare fino all’angoscia. Il rischio è sempre alto: tornando indietro per richiudere la porta c’è la possibilità di scoprire verità terribili.

Armato di un bagaglio tecnico ineccepibile (Campanella ha lavorato sì per il cinema, ma si è fatto le ossa anche con serial tv americani), il regista riesce a tenere in pugno lo spettatore con una grinta che attanaglia dall’inizio alla fine, con una padronanza del ritmo interno lodevole, permettendosi addirittura di giocare con la macchina da presa nell’incredibile pianosequenza ambientato nello stadio. Il suo sguardo è lucido e sapiente, perché narra la vicenda come solo un romanziere navigato sa fare.

Descrive i suoi personaggi con pochi dettagli, come nel caso del “folle” collega e amico del protagonista, Pablo, alcolista. Riesce a dare un significato anche alla questione stessa dello “sguardo”: non a caso Benjamín crede di aver individuato l’assassino da un suo sguardo stampato su una fotografia. E riesce a capirlo solo perché lo sguardo dell’assassino è uguale a quello che lui ha per Irene: “il segreto dei suoi occhi”, qui sta proprio il significato del bel titolo.

La stessa recitazione del cast, capitanato dal perfetto Ricardo Darín (qui alla sua quarta collaborazione con Campanella), dà una mano fondamentale alla riuscita complessiva dell’opera. Il segreto dei suoi occhi si rivela così un film stratificato e denso, in cui tutto sembra calcolato in ogni minimo dettaglio, e in cui tuttavia questa perfezione non raggela l’insieme, bensì serve a trasportare lo spettatore verso un colpo di scena finale agghiacciante che riesce a scuotere per davvero, in cui tutto il turbamento della trama cade addosso ai personaggi e allo spettatore in un colpo solo, come un pugno sui denti. Forse le porte del passato si possono chiudere, ma certi orrori e certi dolori non si possono mai dimenticare…

Voto Gabriele: 8
Voto Federico: 8,5 (Oscar meritato)
Voto Carla: 7/8
Voto Simona: 8,5

Dal 04 giugno al cinema. Qui il trailer italiano.

Premio Oscar