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Captain America: Il Primo Vendicatore – Recensione in Anteprima

Tanto atteso, Captain America è finalmente realtà! Recensione in anteprima per il cinecomic Marvel, con Chris Evans protagonista

pubblicato 20 Luglio 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 10:24

Prima Thor, poi Lanterna Verde, X-Men: l’Inizio e ora Captain America. L’estate più cinefumettara di sempre mette il turbo con il suo supereroe probabilmente più atteso, almeno per quest’anno. L’uomo che prese a pugni Hitler, in una celebre copertina del marzo del 41, ovvero otto mesi prima dell’entrata degli Stati Uniti d’America nella Seconda Guerra Mondiale, diventa finalmente realtà, attraverso un blockbuster da 140 milioni di dollari pronto a trasformarsi in franchise. Perché Captain America non solo avrà uno scontato capitolo 2, ma prenderà ovviamente parte anche a The Avangers, ‘ammucchiata’ supereroistica in arrivo tra un anno. Per riuscire a batter cassa in casa Marvel hanno rispolverato la bacchetta magica del 3D, ancora una volta inesistente, tanto da prendere quasi in giro lo spettatore, che prima o poi, statene certi, si stancherà per cotanto prolungato sberleffo.

Per dirigere l’orchestra Hollywood ha rispolverato Joe Jonhston, nel lontano 1982, alla tenera età di 32 anni, Premio Oscar per gli effetti speciali de I predatori dell’arca perduta. Sette anni dopo Johnston fece il suo esordio in cabina di regia con l’indimenticato Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, per poi sbancare i box office di mezzo mondo con Jumanji. Era il 1995, sedici anni son passati, eppure Johnston si è perso. Prima Cielo d’ottobre, poi Jurassic Park 3, che il sottoscritto continua ancora oggi a non considerare, il dimenticato Hidalgo – Oceano di fuoco e il produttivamente combattuto The Wolfman, flop per certi versi storico nel mondo dell’horror. Per Johnston, in sostanza, Captain America era davvero l’ultima carta per rimanere nella Serie A hollywoodiana. Dentro o fuori. Perché c’era una nuova gallina dalle uova d’oro da ‘inventare’ e soprattutto da spolpare, come accaduto negli ultimi anni con il fortunato Iron Man. Finendo per convincere a metà…

L’uomo deriso da tutti, piccolino, malaticcio, che le donne schivano e gli uomini sfottono, pronto ad annientare il nazismo, salvare il mondo e diventare l’eroe di un intero paese. Questo era Captain America nel lontano 1941, quando esordì nel mondo dei fumetti, questo è Captain America oggi, 70 anni dopo, quando fa il suo esordio in sala. Mantenuta intatta la ‘storia originale’, con la Seconda Guerra Mondiale a fare da sfondo all’azione, Joe Johnston, Christopher Markus e Stephen McFeely, ovvero regista e sceneggiatori, si sono decisamente ben barcamenati nel trattare i lineamenti dei protagonisti. Finalmente cresciuto rispetto alla Torcia Umana che fu, anche se in realtà per oltre un’ora straordinariamente ‘rimpicciolito’ grazie agli effetti speciali, Chris Evans non buca lo schermo, come un Robert Downey Jr. qualsiasi, ma convince. Perché il suo Steve Rogers è il perfetto ‘uomo qualunque’, buono, timido, ma coraggioso e saggio, che di punto in bianco diventa l’eroe di tutti, acclamato e amato, proprio perché lontano dall’essere sbruffone e prepotente. Evitabile, probabilmente, le modalità che portano Rogers a trasformarsi in Captain America, nel vero Captain America, quello che picchia e uccide sul campo di battaglia, perché fulminee, con Evans da un momento all’altro trasformatosi in una macchina da guerra.

Al suo fianco, ed è proprio questo uno dei punti di forza del film, un cast di prim’ordine. Perché Stanley Tucci quasi commuove, mentre Tommy Lee Jones veste i panni di uno splendido e divertente Colonnello Chester Phillips. A svettare, ed è innegabile, c’è però lui, un magnifico Hugo Weaving, passato dall’essere lo Smith di Matrix al perfido e indiavolato Schmidt, Red Skull impeccabile ma aihnoi troppo spesso ‘poco sfruttato’. Perché la genesi del personaggio di Weaving vola via in pochi secondi, attraverso un racconto rapido e decisamente sprecato, lasciando spesso l’amaro in bocca, anche per la sua veloce finale ‘dipartita’. Della serie ‘molto rumore per nulla‘.

Se l’ambientazione, le scenografie, la fotografia, che spicca grazie a dei buonissimi chiaroscuri, e i costumi confermano le potenzialità produttive, il film risulta però troppo spesso frettoloso. C’è tanto da raccontare, forse troppo, in così poco tempo, ed è l’amalgama della trama a risentirne. Si avanza per step, legati il più delle volte da uno script raramente banale, soprattutto dal punto di vista dei dialoghi, ma spesso maledettamente ‘accelerato’. Le emozioni stentano a farsi strada, anche nei momenti in cui morti ‘pesanti’ finiscono per colpire al cuore il protagonista, lasciando l’intera opera in un limbo di freddezza da ‘kolossal’, tanto mastodontico quanto poco ‘emotivo’. Nota dolente anche per gli effetti speciali, fiore all’occhiello della carriera di Johnston eppure qui troppo spesso palesi, evidenti, con evitabili green screen che soprattutto nel finale cominciano a sgomitare un po’ troppo per farsi strada. Finendo per non esaltare, ne’ raccontare nulla di nuovo a ciò che da anni vediamo in sala.

Se le americanate sono ovviamente di casa, essendo questo uno dei cinecomic Marvel più patriottici di sempre, tanto da contare un numero di bandiere americane superiore all’intera filmografia di Michael Bay, ciò che stride sono i paradossi anacronistici. Perché vedere armi alla ‘Guerra Stellari’ nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, ovvero nella metà degli anni 40, fa un po’ ridere. Soprattutto se a schivare quei proiettili di energia capaci di sgretolare chiunque li incontri è un uomo in calzamaglia, con uno scudo a stelle e strisce sulla schiena. Ma qui si potrebbe aprire un enorme dibattito sul ‘senso’ di un Captain America oggi, nel 2011, che possiamo anche evitare. Perché è il modo in cui Johnston gestisce il tutto che finisce per trasformarlo in qualcosa di poco credibile, per non dire troppo spesso di involontariamente comico.

Guadagnati alcuni punti nel riuscito finale, che ovviamente si lega agli altri cinecomic Marvel degli ultimi anni, ovvero Iron Man e Thor, in previsione The Avengers, Captain America finisce per presentarsi come un cinefumetto innegabilmente scorrevole e divertente, a tratti spettacolare e in definitiva discretamente realizzato, ma ben lontano dagli standard qualitativi dei primi Spiderman, di Iron Man e dell’apprezzabile e sottovalutato prequel degli X-Men. Essenzialmente in linea con Thor, che il sottoscritto non amò particolarmente, Captain America dimostra ancora una volta la potenza dell’impero Marvel, assolutamente perfetto per l’industria hollywoodiana, ultimamente sempre più orientata al profitto, con tanto di 3D truffa, e sempre meno alla ‘qualità’. Che quando si incontra, vedi Sam Raimi, viene ringraziata con una porta in faccia…

P.S. easter egg presente alla fine dei titoli di coda, ma non proiettato durante l’anteprima stampa.

Uscita in sala: 22 luglio
Qui il trailer italiano

Voto Federico: 6 – –
Voto Carla: 6+
Voto Gabriele: 6


Captain America: Il Primo Vendicatore
(Usa, 2011, Captain America: The First Avenger, Azione) di Joe Johnston; con Chris Evans, Hugo Weaving, Sebastian Stan, Hayley Atwell, Toby Jones, Samuel L. Jackson, Dominic Cooper, Tommy Lee Jones, Neal McDonough, Stanley Tucci, Natalie Dormer, J.J. Feild, Anatole Taubman, Patrick Monckeberg, Richard Armitage