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Lunchbox: recensione in anteprima

Torino Film Festival 2013: uno scambio di cestini del pranzo collega i destini di due anime sole in quel di Mumbai. Ritesh Batra esordisce nel lungometraggio con Lunchbox, un film semplice e gradevole, presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2013 e nella rassegna torinese nella sezione dei film sviluppati dal TorinoFilmLab.

pubblicato 26 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:54

“A volte il treno sbagliato porta nella direzione giusta”. Deve davvero pensarla così Ritesh Batra se ha scelto per la sua opera prima – sviluppata assieme al TorinoFilmLab – una storia d’amore che si sviluppa attraverso un rapporto epistolare incominciato per errore. Un errore dovuto ad uno scambio di cestini per pranzi che collega involontariamente i destini di due anime sole.

Ila è una casalinga che, con le sue ricette, spera di ridare vitalità al proprio matrimonio. Saajan invece è un modesto impiegato che si vede recapitare per sbaglio il cestino per il pranzo che Ila ha amorevolmente preparato per il marito. Insospettita dalla mancata reazione del consorte, Ila infila nella pietanziera un biglietto…

Questo sarà l’inizio di un scambio di messaggi che si trasformerà in un’affettuosa amicizia tra la donna e Saajan, nella quale i due si confesseranno solitudini, paure, ricordi e piccole gioie. Pur rimanendo estranei nella vita reale, Ila e Saajan intrecceranno, però, una compromettente relazione virtuale.

La figura del dabbawallah esiste da circa 120 anni a Mumbai. Si tratta di quei 5000 e passa fattorini che, ereditando la professione di generazione in generazione, assicurano che gli uomini ricevano in ufficio i pranzi cucinati in mattinata dalle loro mogli. I dabbawallah sono figure molto rispettate soprattutto per un motivo: sono ovviamente utili e non sbagliano mai.


Sbaglia invece il dabbawallah che dovrebbe consegnare a Saajan il suo solito pranzo ordinato a domicilio. Sbaglia di conseguenza a consegnare il pranzo al marito di Ila, a cui va un insipido pranzetto a base di cavolfiori. Logica vuole che entrambi si accorgano che effettivamente c’è qualcosa che non va: invece il marito di Saajan manco nota che i gusti e gli ingredienti sono completamente diversi da quelli della cucina di sua moglie…

Questo piccolo sbaglio si trasforma presto in un vero e proprio “miracolo” per i due protagonisti (secondo Harvard c’è una possibilità su un milione che un dabbawallah sbagli consegna). Un errore capace di rimettere in discussione le loro vite, ormai normalizzate totalmente e livellate su un modello di vita passivo e spento.

Accondiscendenti verso ciò che succede loro attorno, Saajan e Ila cominciano a svelarsi l’un l’altra, e così facendo capiscono a che punto sono arrivate le proprie vite. Da una parte c’è un marito completamente disinteressato alla sua moglie, che fa finta di non vedere ciò che ha davanti agli occhi, dall’altra c’è un uomo che non ha ancora fatto i conti con gli anni che passano.

Lunchbox è scritto e girato con quella giusta semplicità che lo regge in piedi tutto il tempo. Batra, qui al suo esordio, riesce a dare al film un ritmo tutto suo, tranquillo e rilassato, col quale svelare progressivamente le sfumature dei due personaggi, interpretati da Irrfan Khan e Nimrat Kaur. Il suo film ha quella genuinità che conquista soprattutto nel finale, ed è quel tipo di cinema “gentile” di cui a volte hai bisogno e per il quale non ti vergogni a restarne pure un po’ toccato.

Voto di Gabriele: 7

Lunchbox (Dabba, India 2013, drammatico 104′) di Ritesh Batra; con Irrfan Khan, Nimrat Kaur, Nawazuddin Siddiqui, Denzil Smith, Bharati Achrekar, Nakul Vaid, Lillete Dubey, Yashvi Puneet Nagar. Qui il trailer italiano. Dal 28 novembre al cinema.

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