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Mare Chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti: la recensione in anteprima

Leggi la recensione in anteprima di Mare Chiuso, su Cineblog

pubblicato 21 Marzo 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 02:56

Gli abitanti delle coste dell’Italia del Sud sono da anni abiutuati a convivere con il dramma degli sbarchi di clandestini, disperati che sognano un futuro diverso una volta messo piede sul suolo europeo. Ogni sbarco porta sul nostro territorio non solo un problema ma anche drammi e storie che le frettolose notizie dei telegiornali non hanno tempo (e voglia) di raccontare. Chi sono quelle persone che sui barconi pregano e cantano di felicità per ingannare la fame e la sete, in attesa di essere accolti con il loro status di rifugiati? Troppo spesso questi esseri umani e le loro storie vengono ridotte a un numero inserito a casaccio in una serie di statistiche che descrivono quanti sbarchi sono avvenuti dall’inizio dell’anno o negli ultimi mesi.

La legge Bossi-Fini, il patto di “amicizia” firmato da Berlusconi con l’ex leader libico Gheddafi e una precisa campagna mediatica che punta a confondere clandestini e rifugiati hanno contribuito a trasformare l’Italia in un paese dall’anima razzista, pronta ad effettuare respingimenti in acque internazionali che sono contrarie alle direttive europee, alle leggi sovranazionali e a quello che dovrebbe essere anche l’amore fraterno di uno stato che si ricorda di essere laico solo in determinate occasioni.

Basta una telefonata che il sogno si trasforma in incubo, che gli ospitali militari italiani si trasformano in freddi esecutori di ordini superiori. “Ci state gettando nelle mani degli assassini.” I libici vengono definiti mangiatori di uomini dai disperati che fuggono dalle guerre di Sudan, Eritrea. Riportati a forza in Libia vengono consegnati nelle mani della milizia di Gheddafi e trattati come criminali, seviziati e torturati in carceri disumane.

Mare Chiuso

Mare Chiuso racconta le storie di persone costrette a vivere in un campo di rifugiati nel deserto tra Libia e Tunisia, sotto la protezione dell’Onu. Uomini, donne e bambini che davanti alla videocamera dimostrano grande dignità e compostezza, consapevoli che grazie a Segre e Liberti hanno un’occasione per poter parlare pubblicamente e raccontare le loro storie. Ma non solo, il film mostra anche le immagini riprese con un cellulare dagli stessi emigranti, sfuggito alle rigorose perquisizioni dei militari italiani, un documento durissimo che diventa una prova tangibile delle che hanno portato la Corte dei diritti umani di Strasburgo a condannare l’Italia.

Andrea Segre, qui con Stefano Liberti, lavora da anni sulle storie degli immigrati. Il pubblico lo conosce per il film Io sono li, apprezzato alla scorsa edizione del festival di Venezia, con documentari che hanno il loro centro sul tema dell’immigrazione come il recente Sangue Verde, sugli scontri avvenuti a Rosarno.

I fatti raccontati da Mare Chiuso risalgono al 6 maggio 2009. Nelle acque internazionali a sud di Lampedusa un barcone in difficoltà lancia un S.O.S.. I militari portano immediatamente soccorso a oltre 200 persone di nazionalità somala ed eritrea, tra cui molti bambini e donne incinte. Dopo una telefonata saranno tutti caricati su nave militare e riportati a Tripoli senza alcuna identificazione e senza che chi ne aveva il diritto potesse fare richiesta di asilo politico, contravvenendo le regole stabilite con la Convenzione di Ginevra del 1951.

Il film di Liberti e Segre ci racconta il lato umano di questa vicenda, testimonia l’umanità di persone che mettono in gioco la loro vita pur di fuggire a una realtà di guerra e di miseria. Un film che dovrebbe essere visto da chi crede che questi clandestini siano solo disgraziati assoldati da associazioni criminali. Le parole di Muammar Gheddafi a proposito non lasciavano scampo a dubbi, gli eritrei venivano descritti come persone che non hanno diritto all’asilo politico, bugiardi e menzogneri. Gente che vive nelle foreste, o nel deserto, e che non hanno problemi politici.

Il filo rosso del racconto è interpretato da Semere Kahsay. Cristiano, fuggito dall’Eritrea con la moglie incinta di 8 mesi e con le carte in regola per godere del diritto d’asilo, ha dovuto aspettare quasi tre anni per poter vedere la prima volta la sua piccola figlia. La sua storia è umana e vera, uguale (ma diversa) a quella di tanti altri che come lui sognano di non dover più chianare il capo davanti a una guerra assurda e vivere con la dignità che ciascun uomo dovrebbe poter godere.

Mare Chiuso è un documentario di Andrea Segre e Stefano Liberti.

Voto Carlo 9

Il film è distribuito da ZaLab, sul sito date e luoghi delle proiezioni. Per organizzare una proiezione scrivere a , qui potere vedere il trailer.