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Cannes 2012: Cosmopolis – La recensione del film di David Cronenberg

Un vero e proprio colpo di fulmine per la pellicola tratta dal romanzo di Don DeLillo.

pubblicato 25 Maggio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 01:03

A spectre is haunting the world.

New York è una città in subbuglio, l’era del capitalismo si avvicina alla conclusione. Eric Packer, un “golden boy” dell’alta finanza, entra in una limousine bianca. Mentre la visita del Presidente degli Stati Uniti paralizza Manhattan, Eric Packer ha un’unica ossessione: farsi tagliare i capelli dal suo barbiere, che si trova dall’altra parte della città. Durante la giornata, il caos esplode e Packer osserva impotente il crollo del suo impero. Inoltre, è sicuro che qualcuno voglia assassinarlo. Quando? Dove? Saranno le 24 ore più importanti della sua vita.

I titoli di testa di Cosmopolis sono come dei quadri di Pollock. L’action painting è fortemente legato alla psicoanalisi, il che fa subito tornare in mente A Dangerous Method. Forse, Cosmopolis è un po’ il suo film gemello, pur essendo tematicamente e contestualmente l’opposto. Lì dove c’era un mondo “antico” levigato e perfetto, qui siamo in piena attualità hi-tech. Però in entrambi i film si parla parecchio: nel primo per forza di cose, nel secondo il fine delle parole è diverso.

Adattando molto fedelmente il freddissimo e discusso romanzo di Don DeLillo, Cronenberg ne riporta la gran parte delle situazioni e dei dialoghi. Il motivo è, per chi ha letto il libro, abbastanza evidente, visto che si tratta di battute volontariamente artificiali, di rara freddezza, stranianti e crude. Che cosa ha fatto, in più, il regista per portare sullo schermo così alla lettera un romanzo già scritto? L’ha ovviamente inserito all’interno della sua poetica, costruendone esteticamente e visivamente tutto l’apparato diegetico.

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Un lavoro non da poco, ma che soddisfa pienamente le aspettative. E non parliamo solo della lussuosissima, patinata e tecnologica limousine (che ha pure il gabinetto incorporato), ma soprattutto del “fuori”. New York non è forse mai stata così sporca e pericolosa come in Cosmopolis, anche perché per le strade si è riversata praticamente tutta la popolazione, vista la visita del Presidente degli Stati Uniti, e il traffico è quasi inaffrontabile. Nonostante questo, Eric vuole assolutamente andare dal suo parrucchiere dall’altra parte di Manhattan. Ha ciò che vuole, perché non può avere anche questo?

Eric si chiede cosa potrebbe succedere se un giorno i ratti fossero monetizzabili, quale sia la situazione dello yen, e il vero significato della parola “infiammato”. Eric, vestito in perfetto completo Gucci, vuole insomma avere tutto sotto controllo, e gli piace l’equilibrio. Ecco perché non gliene frega nulla di quello che succede fuori, e se ne sta chiuso nella sua limo, a parlare con la persona di turno (segretarie, collaboratori, ecc.). Cronenberg mette in scena quindi la storia di un uomo che è in chiuso in sé stesso, fa finta di non vedere perché sarebbe la fine. Perché fuori il mondo sta bruciando.

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È freddo e distante anche con la moglie, Elise, poetessa di ottima famiglia, ricchissima, e che gli offre di aiutarlo nel momento in cui le confessa di aver perso diversi milioni di dollari (tanti milioni…). Però i due in realtà praticamente non si conoscono (“Da quando hai iniziato a fumare?”, “Da quando avevo 15 anni”), e ad Eric non interessa troppo esserle legato sentimentalmente in modo fedele, anzi. Tra l’altro, dopo ogni sua scappatella, la donna capisce al volo cosa ha fatto (“Odori di sesso”).

Eric non è per nulla turbato, anzi, e non lo è nemmeno dei vari segnali del mondo in rivolta, come ad esempio tutte le persone che tengono dei topi per la coda: li vede prima per strada, attraverso il finestrino della limo, e poi nel diner dove il protagonista sta pranzando con la moglie. Il suo viaggio attraverso la città tuttavia ha solo e soltanto una destinazione, con un confronto finale decisivo…

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Esteticamente, Cosmopolis è forse il film di David Cronenberg più vicino a Crash, con alcuni momenti che ricordano eXistenZ. Ma è ancora una volta, dopo A Dangerous Method, un oggetto atipico e “verboso” nella filmografia del regista canadese. Dopo aver scelto Keira Knightley nel film precedente, il regista osa ancora una volta con una scommessa ardita: Robert Pattinson come protagonista. La sfida è forse parzialmente vinta, nonostante il ruolo sia complesso per chiunque, ed alcune espressioni dell’attore lo renderanno facilmente attaccabile. È comunque un Pattinson inedito, nudo, arrogante, che fa sesso e che si fa ispezionare il retto.

Ovviamente intellettuale, fino quasi al “fastidio”, freddissimo e difficilissimo, Cosmopolis è il gemello di A Dangerous Method non solo perché è così verboso che potrebbe annoiare lo spettatore medio (e non solo), ma lo è per come tratta la dicotomia controllo/liberazione, razionalità/istinto. Se la pulizia chirurgica di A Dangerous Method nascondeva sotto la sua superficie tutta la lava e le pulsioni di un mondo che stava cambiando, in Cosmopolis questa turbolenza è già tutta fuori, libera di agire. Chi non se ne accorge è “lo spettro del capitalismo”, di cui Eric è il simulacro.

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Se il confronto finale con Benny Levin è girato in modo teatrale (ma bisogna notare la costruzione dello spazio e degli ambienti del film: da puro maestro), è anche vero che a Cronenberg interessa la sostanza della questione: che è decisiva e finale. Che Eric e Benny siano due facce della stessa medaglia è chiaro (hanno pure la prostata asimmetrica entrambi…), ma non ha (più) senso che si completino: non è più possibile. Il viaggio in limo di Cosmopolis dopotutto porta a questo, e non è stato inutile.

Quando Eric sentiva la battuta “Uno spettro sta infestando il mondo”, sorrideva, da buon menefreghista. Chissà: forse non aveva capito come sarebbe andata a finire. O forse sì: ma vivere è molto più doloroso che restare chiusi a pensare dentro ad una macchina o parlare con chiunque degli argomenti più disparati. Non a caso, alla fine, una lacrima gli bagna la guancia. È giusto così. “Destroy the past, make the future”.

Voto di Gabriele: 9

Cosmopolis (Italia, Francia, Canada, Portogallo 2012 – Drammatico 108 minuti) di David Cronenberg con Robert Pattinson, Jay Baruchel, Juliette Binoche, Samantha Morton, Kevin Durand, Paul Giamatti, Sarah Gadon, Mathieu Amalric, Patricia McKenzie, Emily Hampshire, Anna Hardwick. Dal 25 maggio al cinema. Ecco il trailer italiano.

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