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Into the Woods: Recensione in Anteprima

Dal regista premio Oscar per Chicago, un altro musical di Broadway diventato cinema. Into the Woods

pubblicato 2 Febbraio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:50

Broadway è tornata ad incrociare Hollywood, ora possiamo dirlo con certezza. Dopo i 442 milioni di dollari incassati in tutto il mondo da Les Miserables, un altro celebre musical è sbarcato in sala grazie alla Disney e a Rob Marshall, regista dell’ultimo musical riuscito a trionfare agli Oscar: Chicago. Uscito nei cinema a stelle e strisce il giorno di Natale, Into the Woods ha confermato il ritrovato amore degli spettatori statunitensi nei confronti del genere, con quasi 125 milioni di dollari incassati solo in patria.

Candidato a 3 Premi Oscar e posticipato a Pasqua per il mercato italiano, il titolo di Marshall ha dato vita alla celebre opera di Stephen Sondheim, da oltre 30 anni rappresentata tanto a Broadway quanto nel West End londinese. Disneyana nel DNA, la storia incrocia alcune delle più famose fiabe diventate cartoon proprio con la casa di Topolino. Da Cenerentola a Rapunzel, passando per Cappuccetto Rosso e Jack e il fagiolo magico, il tutto mixandolo con le voglie genitoriali di una coppia colpita da un’antica maledizione che nega loro la possibilità di avere un figlio. Ma il panettiere e sua moglie ritrovano la speranza perché convinti dalla subdola, vecchia e brutta strega cattiva ad intraprendere un viaggio all’interno del cupo e pericoloso bosco. I due avranno 3 giorni e 3 notti a disposizione per portare a termine le richieste della fattucchiera, mutando per sempre il percorso della storia e l’esistenza degli altri fiabeschi personaggi ritrovatisi nella labirintica foresta del Regno.

Ci sono voluti anni per convincere la Disney a realizzare Into the Woods. Senza il successo ottenuto da Les Miserables mai e poi mai Marshall avrebbe ottenuto il via libera alla produzione, clamorosamente rimasta sotto i 60 milioni di dollari di budget persino dinanzi ad un cast tanto sontuoso. Non solo la splendida e camaleontica Emily Blunt (dall’action spinto di Edge of Tomorrow al sorprendente canto), il presto perso per strada Johnny Depp (il suo ‘lupo’ ha un paio di scene, una canzone e pochi minuti di presenza), la ‘sguattera’ Anna Kendrick e il principe Chris Pine, ma anche se non soprattutto la solita straordinaria Meryl Streep.

Che la diva da Oscar (19esima nomination, nessuno come lei) sapesse anche cantare era risaputo (come dimenticare Mamma Mia!), ma non si può che rimanere sbalorditi di fronte all’ennesima camaleontica prova di un’attrice inarrivabile. La sua strega diverte e terrorizza i più piccoli, rubando la scena a chiunque provi ad affrontarla spaziando tra drama e comedy, musical e Broadway, con un’ostentata recitazione teatrale a marchiare un ruolo da mascherata ‘non protagonista’. Perché è proprio lei, la Divina Streep, a trascinare il film di Marshall dalle melmose fosse della staticità.

A differenza di Chicago, capolavoro del genere reso indimenticabile da un montaggio memorabile, Into the Woods si fa strada in modo più semplice e lineare, con primi piani stretti e scene quasi in presa diretta (anche se le parti cantate sono state aggiunte in post-produzione a differenza di Les Miserables), appesantendo il ritmo ad una favola musicale dalla lunga durata (150 minuti) e dal taglio ‘famigliare’. Estremamente fedele al musical teatrale, lo sceneggiatore James Lapine aveva già messo mano allo spettacolo di Sondheim, Into the Woods sbandiera senza pudore alcuno il marchio Disney, con l’enorme bagaglio storico e di genere che ne consegue. Con i due principi azzurri, uno per Cenerentola e l’altro per Rapunzel, Marshall prende la strada della comicità adolescenziale, per non dire infantile/demenziale, scimmiottando i ruoli da ‘belli e coraggiosi’ di Pine e Magnussen alla ‘Galavant’, deliziosa serie tv ABC da poco venuta alla luce. Tra le più inattese sorprese il 15enne Daniel Huttlestone, attore e cantante teatrale già visto in sala nel ruolo di Gavroche proprio in Les Misérables. Bravo allora, bravissimo in questo caso.

A mancare, ancora una volta, le scene coreagrafate. Del tutto dimenticato il ballo, in Into the Woods si canta, e tanto, con dialoghi musicati come nella migliore tradizione del musical teatrale, qui riproposto attraverso meravigliose scenografie, fantastici costumi luccicanti e make-up di grande impatto visivo. Aggiungendo finali su finali, con il presunto lieto fine alla ‘e vissero tutti felici e contenti’ rovinato dall’arrivo di un Gigante, Marshall allunga esageratamente un’opera complessa, musicalmente forse poco spettacolare e dalle più sfaccettate letture, presentando dietro la patina fiabesca storie di madri carceriere e traditrici, padri codardi ed affettuosi, figli monelli e coraggiosi, mariti sciupafemmine e bugiardi, mogli affrante e vendicatrici, tutte e tutti costretti ad affrontare il proprio destino all’interno di un bosco reso inquietante e fascinoso dalla fotografia di Dion Beebe, storico direttore di Marshall candidato con Chicago e Premio Oscar con Memorie di una geisha. Un’imperfetta e magica trasposizione cinematografica, quella del regista di Nine e Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare, che ha di fatto prolungato la stagione di Broadway ad Hollywood. Perché grazie al boom di Into the Woods, già di suo nato per merito di Les Miserables, prenderà presto vita un altro mito teatrale di stampo favolistico: Wicked. Non ci resta quindi altro da fare che aspettare, prima di decollare cantando con direzione Magico Mondo di Oz.

Voto di Federico: 6.5
Into the Woods (Usa, 2014, musical) di Rob Marshall; con Meryl Streep, Christine Baranski, Tammy Blanchard, James Corden, Also David Garrison, Anna Kendrick, Donna Murphy, Johnny Depp, Chris Pine, Emily Blunt, Tracey Ullman, Daniel Huttlestone, Billy Magnussen, MacKenzie Mauzy, Lilla Crawford, Lucy Punch, Richard Glover, Frances de la Tour, Simon Russell Beale, Joanna Riding, Annette Crosbie – uscita giovedì 2 aprile 2015.