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Shaun, Vita da pecora – Il film: recensione in anteprima del film d’animazione in stop motion

I creatori di Wallace & Gromit portano al cinema un’altra fortunata serie TV della scuderia Aarman. Shaun, Vita da pecora – Il film si rivela una delle prime piacevoli sorprese del 2015

pubblicato 26 Gennaio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:41

Il mondo, o meglio dire i mondi, della Aardman funzionano secondo regole decisamente strambe. In essi gli animali possono parlare o meno, ma quasi tutti escogitano piani, risolvono problemi, fanno ridere. Shaun non è che l’ultimo dei personaggi provenienti da quel cosmo lì, per il quale si è pensato bene di costruire addirittura un lungometraggio. Non male Pirati! Briganti da strapazzo, ma se guardiamo ai film concepiti dalla casa di produzione britannica restano sempre due nomi che spiccano su tutti gli altri, ossia Galline in fuga e Wallace & Gromit: La maledizione del coniglio mannaro, che nel 2006 si è aggiudicato un Oscar battendo Miyazaki e Burton.

Shaun, Vita da pecora (o Shaun the Sheep Movie, in originale) rappresenta uno di quei progetti che volano basso già a partire dal titolo, perché in fondo l’approccio della Aardman tende all’essenziale, nonostante il complesso processo che richiede lo stop motion. Tuttavia è proprio questa semplicità a fare la differenza, questo puntare dritto al cuore di una situazione qualunque, cercando sempre di strappare una risata, o quantomeno un sorriso.

Il film comincia con la routine di Shaun e del suo sparuto gregge: sveglia al mattino presto, pascolo, cibo centellinato e poi a dormire. E come tutte le abitudini, anche questa comincia a stare stretta. Ma d’altronde, a cos’altro dovrebbe aspirare una pecora che vive in campagna? Qui con il fattore ed il fido cane Bitzer le giornate scorrono in modo ripetitivo, una monotonia che un giorno Shaun e la sua truppa intendono smorzare. Un piano che però non andrà a finire come immaginato, e che porta tutti, pecore, fattore e cane, nella grande città.

La vera avventura inizia qui, anche se già nella prima parte veniamo iniziati alla comicità che contraddistinguerà l’intero film, come quando le protagoniste si mettono a saltare ripetutamente da una staccionata per far addormentare il fattore. Da notare infatti che il film è praticamente muto, nel senso che non si avverte alcuna lingua, per cui tutto passa attraverso ingegnose situazioni che fanno breccia in maniera trasversale, dai più grandi ai più piccoli.

Una verve comica che si rifà perciò a schemi “arcaici”, tipici peraltro dell’omonima serie TV da cui Shaun, Vita da pecora è tratto, così come in altri prodotti simili – ci viene subito in mente Pingu. Volendo a tutti costi catalogarlo, infatti, più che un film per bambini diremmo che quest’ultima fatica della Aardman è uno di quelli per ragazzi: al suo interno troviamo avventura, toni leggeri, tematiche emotive che si appropriano della scena con i tempi giusti. Un po’ come certi teen-movie anni ’80, il più rappresentativo dei quali è I Goonies. Siamo altrove, ok, ma è giusto per far capire che anche i più grandicelli, magari avulsi da questo brand relativamente recente, hanno di che scavare all’interno del film.

Alla lunga ci si domanda se i rari momenti in cui il film perde leggermente d’intensità siano dovuti al fatto che alcuni passaggi sono davvero efficaci nel loro essere esilaranti, o se sia altro. Sinceramente a chi scrive pare che mantenere il tenore di alcune tra le fasi più riuscite fosse troppo dura, dato che alcune scene sono davvero sopra le righe: la prigione, per esempio, con l’inquietante cane dagli occhi sbarrati.

Un contesto in cui, come già accennato, non mancano momenti un po’ più teneri, che vengono integrati bene all’interno di un racconto surreale per forza di cose, ma anche per questo ancora più spassoso. Un umorismo garbato ma non per questo meno efficiente, che si può anche non amare ma di cui non si può certo dire che non sia a suo modo arguto. Ed è su questo che si deve far leva valutando l’entità di Shaun, Vita da pecora, che in due parole altro non è che l’operazione di soccorso di un gregge il quale tenta di salvare il proprio fattore.

Accompagnate da un’adeguata colonna sonora, le peripezie del gruppo guidato da Shaun fanno perciò presa come di rado avviene, approntando un sarcasmo pressoché innocuo, mai offensivo, ma che al tempo stesso in taluni casi può far riflettere. La parabola centrale cela infatti un contenuto pedagogico, che si può leggere in entrambi i sensi: da un lato la messa in guardia a stare attenti a ciò che si desidera, e se la condizione attuale non sia preferibile ad una maldestramente immaginata; dall’altro l’indiscutibile valore dell’esperienza, anche qualora se ne riescano cogliere gli aspetti positivi solo a posteriori, quando si è rimediato all’errore da principio commesso.

Analisi che però evidenzia letture ulteriori, nient’affatto centrali nell’ambito di una vicenda che non ha fretta di giungere a destinazione, permettendo allo spettatore di godersi il viaggio. Nell’anno in cui la Pixar si accinge a sfornare uno dei suoi titoli potenzialmente migliori da qualche tempo a questa parte (Inside Out), è consolante sapere che uno dei film d’animazione più interessanti del 2015 esca a febbraio. Perché Shaun, Vita da pecora si è già senz’altro ritagliato un posto importante per quest’annata.

Voto di Antonio: 8

Shaun, Vita da Pecora – Il film (Shaun the Sheep, Regno Unito, 2014) di Mark Burton e Richard Starzack. Nelle nostre da giovedì 12 febbraio 2015.