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Venezia 2015, Janis: Recensione in Anteprima

Amy Berg alla regia del toccante documentario sulla vita di Janis Joplin, morta 40 anni fa ma di fatto immortale

pubblicato 6 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 13:01

8 anni di lavorazione, tra problemi produttivi e ricerca di informazioni. Tanto ha impiegato Amy Berg, 9 anni fa candidata agli Oscar per lo sconvolgente Deliver Us from Evil, per realizzare Janis, intimo, inedito, toccante e malinconico ritratto dell’indimenticata Janis Joplin, morta all’età di 27 anni il 4 ottobre del 1970, causa overdose. Se ad Hollywood da tempo è in cantiere il biopic ufficiale (con Amy Adams possibile protagonista), alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia è nel frattempo arrivato il doc agiografico nei confronti di una delle regine del rock, riuscita nel finire degli anni ’60 ad aprire un portone a quelle donne cantanti che successivamente provarono a battere la medesima strada.

Un lavoro enorme, quello portato avanti dalla Berg, che ha voluto dar voce alla stessa Janis attraverso le decine e decine di lettere che la cantante inviò ai genitori, incapaci di ammirare e provare orgoglio nei confronti di quella figlia troppo fuori dagli schemi, per i loro standard. Alternando interviste a parenti, amici e componenti della Big Brother and the Holding Company, video estrapolati da strepitosi live, filmati privati, fotografie d’infanzia, apparizioni tv e quant’altro, la regista ha di fatto ripercorso la breve ma intensa esistenza della Joplin, partendo dai suoi primi anni di vita agli ultimi, quelli segnati dal successo planetario e dall’abuso di eroina.

Non un ‘santino’ cinematografico, perché dar vita a qualcosa di simile sarebbe stato a dir poco ridicolo visto il soggetto in questione, ma un onesto, commovente e sincero doc nei confronti di un’anima tormentata che tramite la propria voce e la propria musica ha segnato un’epoca. Indagando sul suo complicato passato, contraddistinto da quella marcata insicurezza a lungo alimentata da sfottò adolescenziali e delusioni d’amore, la Berg ha semplicemente rivelato i demoni interiori di una donna che per una vita ha agognato l’approvazione altrui, per poi annegare nella solitudine più estrema. Dolce e sensibile dentro ma vulcanica fuori, la sfaccettata Joplin che rivive sul grande schermo colpisce, grazie anche a quell’inarrivabile voce che inonda la sala sulle note di 27 canzoni.

Attraverso il volto affranto della stessa cantante, che soffre per quella mancata accettazione di se’, si assiste impietriti all’autolesionistico annientamento di un’artista, fiorita e appassita nel giro di un lustro tra eccessi, amori e dolorosi addii. Dall’epocale Monterey Pop Festival allo storico Woodstock passando per la nascita in studio di registrazione di alcuni pezzi memorabili come Summertime, il viaggio cinematografico firmato Berg ha il merito di ricordare nel migliore dei modi la donna, più che la macchiettistica icona rock che l’aveva fagocitata, mostrandola al mondo intero in tutta la sua strabordante insicurezza, non a caso entrata nella leggenda con quell’urlo di dolore che l’autorizzava a piangere senza provare alcun tipo di vergogna. Cry baby, yeah.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7.5″ layout=”left”]
Janis (doc, 2015) di Amy Berg; con Janis Joplin – uscita giovedì 8 ottobre 2015.

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